Attacchi hacker ai server della Giustizia: l’allarme delle toghe, lettera a Nordio

Il presidente dell’Anm chiede un incontro con il Guardasigilli per avere maggiori informazioni su ciò che sta accadendo al sistema.

Roma – Gli attacchi hacker di Carmelo Miano ai server del ministero della Giustizia e l’allarme sicurezza portato alla ribalta dal caso mobilitano la magistratura. In una lettera il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia non nasconde tutta la sua preoccupazione: “Le recenti notizie di cronaca su indagini penali per plurimi accessi abusivi ai sistemi informatici della rete giustizia hanno creato allarme tra le toghe per gli scarsi livelli di sicurezza dei dispositivi e delle piattaforme utilizzate nel quotidiano esercizio delle delicate funzioni”.

“La percezione – prosegue Santalucia – è che non siano per nulla adeguati i presidi di sicurezza informatica della intera rete giustizia e sarebbe utile per l’Anm, su cui si convogliano gran parte delle diffuse preoccupazioni, avere qualche informazione, nei limiti del possibile, che possa rassicurare o comunque dare la corretta dimensione del fenomeno, descritto mediaticamente in termini allarmanti”. Al centro delle preoccupazioni poi le problematiche della rete e dei servizi informatici, in particolare rispetto al settore
civile “che ostacolano e rallentano,
con scarsamente tollerabile frequenza, l’espletamento dei compiti giudiziari, in particolare di studio atti e deposito provvedimenti”, scrive l’Associazione nazionale magistrati.

“Le chiedo – si legge nella lettera – anche a nome della Giunta esecutiva centrale dell’Anm, di poter avere un incontro al fine di essere resi edotti sullo stato dei problemi e su qual tipo di accorgimenti siano stati predisposti per l’avvio a soluzione”. Quello che appare certo è che l’arresto dell’hacker di Gela ha scoperchiato un vaso di Pandora di dimensioni enormi. Miano ha cominciato a infiltrarsi nei sistemi informatici del tribunale di Gela e poi in quelli della procura di Brescia e del ministero della Giustizia. L’obiettivo? Sapere a che punto erano le indagini nei suoi confronti per i reati di truffa a un’assicurazione e per traffico di criptovalute. Da lì la tentazione di violare anche i siti di Guardia di Finanza, Tim, Telespazio. 

Ma sono emersi, man mano che le indagini sono andate avanti, sviluppi inquietanti che hanno sullo sfondo un vero e proprio mercato nero del web. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le mosse dell’informatico della Garabatella che ha tenuto sotto scacco pm e Procure. Intanto si è scoperto che aveva tre milioni di dollari in bitcoin. Parlava con i russi e avrebbe creato un mercato illegale virtuale dal nome prestigioso: Berlusconi Market. Una circostanza che ha messo in luce un mercato oscuro alimentato da terrorismo e guerre. E proprio di un fenomeno dell’aumento di attacchi filo-russi ha parlato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, in una video intervista trasmessa alla festa de ‘Il Foglio’ a Firenze’.

Alla domanda su quali minacce siano state sventate in Italia in questi anni di conflitto in Ucraina, ha sottolineato: “L’attenzione principale è stata rivolta ed è rivolta agli attacchi cyber, che sono aumentati a dismisura. Vi è stato un incremento notevole riconducibile ad agenti vicini alla Russia e anche a simpatizzanti, non necessariamente collegati, di giovani hacker che sentono molto le suggestioni dei messaggi che provengono da Mosca”. “Questi attacchi – ha avvertito Mantovano – sono collegati strettamente all’Ucraina e ancor di più dopo il 7 ottobre anche alla crisi in Medio Oriente, non solo perché sono aumentati di intensità, ma anche perché in più di un caso vi è stata una coincidenza tra eventi significativi”.

Per esempio, una visita in Italia di Zelensky. “Mentre il suo aereo mette le ruote sull’aeroporto di Ciampino, alcuni siti istituzionali, anche significativi, vengono messi sotto attacco. Quindi il collegamento c’è. Rispetto a questi attacchi, che si affiancano ad un aumento degli attacchi motivati da ragioni criminali, vi è stato un incremento di attenzione. Qualche mese fa è stata approvata una legge, la numero 90 del 2024, che disciplina le procedure di allerta e modalità di intervento, crea anche delle sanzioni. Sul piano dell’intelligence ma non solo, anche sul piano degli interventi di polizia e delle autorità giudiziarie”, il fronte dei cyber attacchi “è quello che certamente ha conosciuto la maggiore attività”.

La figura dell’hacker”, ha spiegato Mantovano, ”di solito è quella di un isolato che vive molto a casa sua davanti a svariati pc. Quindi, non c’è necessariamente un piano strategico di attacco. C’è anche una rete di volontari che riceve dei messaggi – un pò sul modello di quelli di matrice islamica- li raccoglie e li traduce in modo operativo, causando danni anche importanti, come è accaduto per l’azienda ospedaliera ‘Vanvitelli’ a Napoli sotto attacco mentre erano in corso degli esami”. Miano, riuscendo ad esfiltrare dal sistema informatico del ministero della Giustizia tutti i procedimenti a suo carico, aveva capito che si sarebbe potuto trovare in difficoltà, così impartiva agli amici, a uno in particolare, le indicazioni per gestire il suo “tesoretto” in bitcoin.

Quando è stato scoperto, tradito dall’accesso a un sito porno, gli inquirenti hanno installato “cimici” video e audio con cui hanno osservato in “real time” Miano durante le sue intrusioni nei sistemi informatici pubblici del Ministero della Giustizia e visto l’indagato mentre esfiltrava e consultava documenti riservati e scambiava con terzi informazioni rispetto a quanto visionato. Da questi video sono stati poi ricavati gli screenshot di Miano al PC e diventati le foto notizie del caso. 

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