Il Consiglio dei Ministri approva la riforma della giustizia dopo tanti scontri con l’Anm e polemiche politiche all’ultimo sangue.
Roma – Via libera alla separazione delle carriere dei magistrati in Consiglio dei ministri: a quanto si
apprende, è stato infatti ha approvato il disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. L’approvazione, a quanto viene spiegato, è stata salutata da un applauso. Una riforma più soft quella limata dopo i tanti scontri con la magistratura: un compromesso su una riforma più morbida rispetto a quanto prospettato all’inizio ma anche più decisa ad eliminare il rischio delle correnti interne alla magistratura con l’ipotesi del ‘sorteggio secco’ sull’elezione dei togati al Csm.
Un “provvedimento epocale che si articola su tre principi fondamentali: il primo è la separazione carriere, che attua il principio fondamentale del processo accusatorio voluto da Vassalli, gli altri sono la composizione e la elezione del Csm”, fa notare il Guardasigilli Carlo Nordio. Il il governo ieri si era presentato al Quirinale con un dossier, quello sull’annunciato provvedimento per la separazione delle carriere dei magistrati, che oggi è passato. Una accelerazione da parte del governo Meloni sulla riforma delle riforme della giustizia che ha creato non poche polemiche, soprattutto sul fronte magistratura.
Al Colle il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, sono stati ricevuti da Sergio Mattarella dopo un incontro con Ugo Zampetti, segretario generale della Presidenza della Repubblica. Al capo dello Stato è stato illustrato lo schema della riforma costituzionale, anche per recepire eventuali pareri e rilievi del Presidente. Il ddl non prevede modifiche all’articolo 112 della Costituzione, ovvero quello che riguarda l’obbligatorietà dell’azione penale, ma resta comunque il nodo sulla composizione del nuovo Consiglio superiore della magistratura, composto dai magistrati requirenti e quelli giudicanti, con carriere separate e ben distinte: resterà uno solo con due sezioni oppure ci saranno due distinti Csm (queste l’ipotesi più probabile). Quel che sembra certo è che in entrambi i casi a presiedere resterà comunque il presidente della Repubblica.
Nelle ultime ore il sottosegretario Mantovano, aveva sottolineato gli obiettivi del provvedimento, che “non riguarda solo” la formalizzazione di “una separazione delle carriere, che dai tempi delle norme Cartabia c’è “già nei fatti”, ma anche la previsione di “due distinti Csm” che si occupano, ciascuno dei pm e dei magistrati giudicanti, provando a circoscrivere il ruolo delle correnti, un’anomalia del sistema”. Proprio la scelta di un ‘sorteggio secco’ per la nomina dei componenti togati del Csm potrebbe rivelarsi la soluzione più netta contro eventuali influenze delle correnti sulle nomine. Al momento questa soluzione prevarrebbe sull’ipotesi del ‘sorteggio mediato’, secondo cui invece i magistrati candidabili al Consiglio che saranno sorteggiati sarebbero poi sottoposti a successiva selezione.
Intanto esulta Antonio Tajani: “Siamo finalmente in dirittura d’arrivo per la riforma. Ogni imputato avrà la possibilità di avere l’accusa e la difesa sullo stesso piano”, dice il vicepremier dedicando il disegno di legge a Silvio Berlusconi, che nella sua vita politica aveva sempre rincorso questo obiettivo. A puntare il dito contro le nuove regole annunciate è invece l’Anm, il sindacato delle toghe, che ha confermato la sua contrarietà anche al recente congresso di Catania e dopo l’incontro a via Arenula con il Guardasigilli.