Manipolati i requisiti di partecipazione alle gare in cambio di soldi e forniture. I rapporti con il primo cittadino sfruttati per dare informazioni riservate a pagamento.
Bari – Appalti pilotati e corruzione nella pubblica amministrazione: 8 indagati, tra cui il sindaco di un comune del barese. Nella mattinata odierna i finanzieri del Comando Provinciale di Bari stanno eseguendo perquisizioni personali e domiciliari, disposte dalla Procura della Repubblica, nei confronti di 8 persone, tra cui 5 incaricati di pubblico servizio. Tra questi figura anche il sindaco di Gioia del Colle (Bari), Giovanni Mastrangelo.
I soggetti sono indagati – nell’ambito delle indagini preliminari – per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falso, turbativa d’asta e traffico illecito di influenze, in concorso tra loro e a vario titolo.
L’operazione nasce da un precedente filone investigativo, già coordinato dalla Procura e condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, che aveva portato alla luce un sistema corruttivo ben strutturato tra pubblici ufficiali e imprenditori, volto a pilotare gare d’appalto in ambito sanitario.
Le nuove indagini si sono concentrate su due appalti banditi da Comuni della provincia di Bari, con modalità operative analoghe e a vantaggio dello stesso imprenditore.
- Nel primo caso, relativo alla costruzione di una scuola primaria modulare, sarebbero stati manipolati i requisiti di partecipazione già prima dell’indizione della gara. Alcuni pubblici ufficiali avrebbero condiviso informazioni riservate, simulato la redazione di documenti tecnici e favorito l’impresa poi risultata aggiudicataria. In cambio, il RUP avrebbe ricevuto 56 quintali di legna, mentre un collaboratore avrebbe accettato la promessa di 60.000 euro.
- Nel secondo appalto, relativo alla fornitura di un prefabbricato scolastico, sarebbe stato coinvolto un mediatore, accusato di traffico illecito di influenze, il quale – sfruttando la propria relazione con un sindaco – avrebbe ottenuto in anticipo informazioni sull’appalto, proponendosi in cambio di una percentuale del 10% sull’offerta economica. Anche in questo caso sarebbero state alterate le modalità di affidamento dei servizi di progettazione.
Entrambi i casi sarebbero caratterizzati da comportamenti omissivi e falsificatori, attuati in maniera coordinata tra gli indagati.