Oggi l’ultimo saluto nella basilica di Santa Maria in Monte Santo a piazza del Popolo. Il feretro è stato trasportato a spalla dai vigili del Fuoco. Presenti i familiari e numerosi giornalisti, personaggi del mondo della cultura e dell’arte. Sul fronte delle indagini si è conclusa la prima parte dell’esame autoptico che verrà completato il 6 settembre. Forse un problema polmonare alla base del decesso.
ROMA – Sono due i medici indagati per la morte del noto giornalista d’inchiesta Andrea Purgatori, 70 anni, morto lo scorso 19 luglio. L’inchiesta per omicidio colposo è stata aperta dalla Procura capitolina dopo una denuncia dei familiari che avrebbero ipotizzato presunti errori nella gestione terapeutica del paziente e una diagnosi sbagliata.
Al cronista di giudiziaria e conduttore televisivo di “Atlantide” era stato diagnosticato due mesi fa un tumore ai polmoni con metastasi al cervello. I medici avevano dunque consigliato di sottoporlo a radioterapia all’encefalo ad alto dosaggio. Diagnosi e terapia che, sospettano i familiari, non sarebbero state corrette secondo alcuni successivi accertamenti che avrebbero evidenziato l’assenza di metastasi al cervello rilevando invece formazioni ischemiche.
Qualora il quadro clinico fosse dimostrato prenderebbe forma anche l’ipotesi che a provocare la morte di Purgatori, debilitato anche dalla radioterapia, possa essere stata un’infezione, una pericardite settica. Il dubbio era nato da una Tac che era stata interpretata diversamente da due gruppi di medici. I camici bianchi della clinica romana Pio XI avrebbero riscontrato un tumore secondario al cervello con localizzazioni metastatiche mentre per i colleghi della clinica Villa Margherita, professor Alessandro Bozzao in testa, tali formazioni non ci sarebbero mai state.
Per sciogliere il dilemma che è alla base delle indagini il Procuratore aggiunto Sergio Colaiocco e il Pm Giorgio Orano hanno iscritto nel registro degli indagati due medici: il professor Gianfranco Gualdi, direttore del reparto di Radiologia d’urgenza del policlinico universitario Umberto I di Roma e responsabile della radiologia della clinica Pio XI e un componente della sua equipe, il dottor Claudio Di Biasi.
Poi ci sono decine di testimoni, fra il personale sanitario e non, che saranno sentiti per ricostruire i fatti, eventuali scontri tra luminari, divergenze professionali e quant’altro che verranno confrontati con altri elementi e, soprattutto, con le cartelle cliniche acquisite dai Nas, ai risultati completi dell’autopsia (la prima parte dell’esame autoptico ha evidenziato un problema polmonare come una delle cause del decesso, la seconda parte dell’esame è stata rinviata al 6 settembre) e a quelli di altre indagini strumentali come una seconda Tac che potrà accertare dunque la presenza di metastasi o di un’ischemia diffusa.
Poi è intervenuto sulla vicenda Fabrizio Lucherini, medico specialista in Diagnostica per Immagini e Radiologia presso la casa di cura Villa Margherita. In una lettera inviata alla stampa Lucherini spiega di essere stato il primo medico a diagnosticare un tumore al polmone a Purgatori lo scorso 24 maggio:
“Andrea, come ogni anno, si sottoponeva presso la clinica ad un check-up di routine – racconta il radiologo – e purtroppo in questa occasione, malgrado l’apparente buona salute, riscontrai questa evidente massa tumorale con esame Tac senza mezzo di contrasto. Gli diedi la notizia personalmente al termine dell’esame, inutile immaginare lo sconforto ma anche la grande forza d’animo con cui Andrea reagì dopo pochi secondi…Il giorno dopo come sempre succede nella pratica radiologica, nei casi in cui inaspettatamente si riscontra un grave problema, si è proceduto ad effettuare una Tac Total Body con mezzo di contrasto, e quindi una biopsia che confermava la diagnosi…Dimesso Purgatori dalla clinica Villa Margherita, il suo medico curante mi informò che il giornalista si sarebbe sottoposto ad ulteriori accertamenti come la PET in altra sede”.
Insomma Andrea Purgatori si sarebbe fatto controllare in altre due strutture sanitarie diverse per poi spegnersi a causa di una pericardite asettica, ovvero un’infiammazione della membrana del cuore che può avere tra le tante cause scatenanti i tumori ed i trattamenti radianti. Certamente però le condizioni di salute del giornalista erano molto gravi e la patologia non gli avrebbe lasciato margini di salvezza:
”Aspettando il responso completo all’autopsia che chiarirà le cause della morte del giornalista invito tutti a riflettere – aggiunge Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri – il decesso non è dipeso certo dalle differenze di opinione dei medici e le divergenze diagnostiche, più che sulla sostanza delle cure, si sono consumate sui termini linguistici della patologia”.
Andrea Purgatori ha lottato come un leone sino alla fine. Seduto in poltrona confidava agli amici: ”Sono spossato, mi costa fatica fare anche la cosa più semplice”. Cosi se n’è andato.
I funerali si sono svolti oggi in piazza del Popolo, presso la Chiesa degli Artisti. Il feretro, portato a spalla dai vigili del Fuoco, è stato accompagnano dai figli Victoria, Edoardo e Ludovico, e dalla compagna Errica Dall’Ara. Alle esequie era presente anche la ex moglie. Numerosissimi i giornalisti presenti nella basilica Santa Maria in Montesanto dal direttore del Tg La 7, Enrico Mentana, a quello de Il Messaggero, Massimo Martinelli, l’editore Urbano Cairo oltre a molti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo come Mogol e Vanzina. Ma anche cittadini comuni che hanno voluto rendere omaggio a un giornalista che ha svelato verità nascoste su casi importanti come quelle relative alla strage di Ustica e a Emanuela Orlandi. Pop-ilgiornalepopolare.it si associa al dolore dei familiari.