Uno studio pubblicato su una rivista americana ha rivelato che anche le piante manifestano il loro dolore attraverso l’emissione di suoni, ovviamente impercettibili all’orecchio umano, con caratteristiche ben definite.
Roma – Alla gran parte delle persone potrà sembrare strano ma anche le piante “piangono”, “soffrono” e sono vittime di “stress”. Eh sì, proprio come gli umani. La differenza sta nel linguaggio, nel diverso modo di comunicare le “emozioni” degli umani rispetto agli organismi viventi vegetali. Quindi, se si è deciso di trasferirsi in campagna per immergersi nella natura, circondati da silenzio, pace e serenità, meglio rassegnarsi: potremmo essere accerchiati da urla e grida. Si fa fatica a crederlo, sembra la trama di un film di fantascienza e, invece, gli alberi e le piante in genere emettono grida di sofferenza.
Ovviamente la percezione del dolore è molto diversa a quella degli animali. Le piante, i fiori e gli alberi per comunicare il loro stato di sofferenza emettono dei suoni, almeno così sostengono gli scienziati. Sulla rivista di biologia “Cell” pubblicata due volte al mese negli USA è apparso, di recente, uno studio da cui emerge che i rumori e i suoni emessi dalle piante somigliano ai crepitii o ai rimbombi, che l’orecchio dell’uomo non riesce a sentire. È un po’ come parlare ai sordi, ma dall’altra parte non c’è alcuna reazione. Non è che gli alberi o le piante passino il tempo a urlare o lamentarsi. Lo fanno quando avvertono un pericolo, in situazioni di stress, per comunicare minacce o avvertire i propri simili e, con molta probabilità, anche alcune specie di animali.
Anche quando si crede di essere avvolti dal più assoluto silenzio, in realtà le piante comunicano ad alta voce per trasmettere informazioni all’ambiente limitrofo e per mettere in guardia i propri simili. In un certo senso si comportano da “ufficio stampa della natura”. Addirittura con questi suoni attirano predatori di parassiti, roditori e insetti che potrebbero recare loro danni. Si è sempre pensato che le piante in generale fossero lì, fisse, immobili, inerti. Ed invece, come si è visto, non lo sono affatto quando si trovano in uno stato di sofferenza. Sono anche capaci di muoversi, di mutare colore, aspetto e odore in base al contesto. Inoltre, sono stati effettuati alcuni test su piante di pomodoro e di tabacco.
È emerso che sono in grado di diffondere suoni particolari. In relazione alla situazione del momento, ovvero stato di salute, se fossero o meno disidratate o recise, in serra oppure no, le piante hanno emanato suoni diversi, udibili attraverso specifiche attrezzature, anche a distanza di qualche metro. Senza stimoli si rinchiudevano in un mutismo assoluto. Senza acqua o tagliate trasmettevano, comunque, le loro condizioni. Pare che riconoscere i suoni e i rumori degli organismi vegetali possa dare benefici a diversi settori industriali e alle coltivazioni di piante domestiche. Ci si riferisce a serre, allevamenti, produzione di cibo per gli umani. La conoscenza del linguaggio delle piante potrebbe facilitare anche la loro crescita.
Chissà, potrebbero dirci quando desiderano essere innaffiate o quale acqua è più appropriata e soddisfacente per il loro fine palato, o che tipo di malessere hanno. Per un attimo che è durato lo spazio di un mattino o il tempo del frullo di un passero, ci si è illusi che la conoscenza del linguaggio comunicativo degli organismi vegetali fosse motivata da nobili valori, quali sete di conoscenza, amore e sensibilità per la natura. Ed, invece, il vil denaro ancora una volta ha avuto il sopravvento, se è vero che il settore industriale possa trarne benefici. D’altronde è da secoli che l’economia determina le condizioni dell’umanità.