L’imprenditore, profondo conoscitore della cultura Maya, è stato colpito da tre proiettili sparati da due sicari a bordo di una moto. L’agguato mortale è avvenuto nei pressi dell’istituto scolastico frequentato dalle tre figlie avute dalla moglie messicana, poi arrestata con l’accusa di omicidio assieme ai suoi complici.
Palenque (Ciudad del Carmen) – L’imprenditore italiano è stato ucciso dalla moglie e da due suoi complici? Per la morte di Raphael Alessandro Tunesi, 48 anni, albergatore di origini italiane freddato con diversi colpi di pistola a Palenque, nello Stato messicano del Chiapas, durante un agguato tesogli da due killer il 2 luglio scorso, è stata arrestata la consorte insieme a due uomini.
Tunesi gestiva da diversi anni un resort di lusso, il Boutique Hotel Quinta Chanabnal, la cui architettura imita i secolari edifici costruiti dai Maya, l’antica popolazione messicana di cui la vittima era un grande studioso. Dopo le indagini di rito ed i rilevamenti sulla scena del crimine, la polizia messicana avrebbe avviato le indagini e ricostruito le sequenze dell’imboscata dove ha trovato la morte il noto albergatore, meglio conosciuto con il nomignolo di “El italiano”.
L’uomo, a bordo della sua Bmw, intorno alle 16 del 2 luglio, stava andando a prendere le tre figlie a scuola, presso l’istituto “La Escriba” di Palenque, quando due sicari, a bordo di una moto, avrebbero fatto fuoco con una pistola semiautomatica. Tunesi sarebbe stato raggiunto da tre proiettili al volante della sua auto crivellata di colpi che, sbandando, avrebbe finito la sua corsa contro un albero.
Sul luogo si recavano diverse pattuglie della polizia messicana e un’ambulanza che trasportava l’imprenditore al Palenque General Hospital dove spirava senza riprendere conoscenza a causa delle ferite mortali riportate durante l’agguato. La polizia rinveniva, nei pressi di una zona denominata La Canada, la moto dei due assassini, alcuni indumenti e una manciata di proiettili che venivano sequestrati e sottoposti a perizie scientifiche.
La scorsa settimana La Procura generale dello Stato del Chiapas ha comunicato l’arresto della moglie messicana dell’albergatore, Elisabeth Gomes, sposata con l’imprenditore da 21 anni e madre delle tre studentesse, come mandante dell’omicidio, e due uomini indicati come autori materiali dell’agguato mortale.
Secondo la Procura il lavoro investigativo e di intelligence ha consentito di chiarire i particolari del delitto che sono culminati con la reclusione in carcere di Elisabeth, moglie dell’imprenditore, di Gerardo Antonio N. e di Luis Martín N., tutti e tre accusati, a vario titolo, di aver ucciso l’albergatore forse perché Tunesi si sarebbe rifiutato di pagare il pizzo, una pratica mafiosa con la quale usa fare cassa la violenta criminalità organizzata messicana.
Nato a Monaco ma cresciuto a Milano, Alessandro Tunesi era un eccellente studioso della cultura Maya. Dopo la laurea infatti si era trasferito in Messico dove aveva messo su famiglia. Dal matrimonio con Elizabeth Gomes erano nate tre figlie ed era stata la donna che aveva spinto il marito a dedicarsi al turismo facendogli realizzare un hotel straordinario a cinque stelle in perfetto stile Maya.
La vittima, nota ed apprezzata anche negli ambienti della comunità italo-messicana e dalla nostra ambasciata a Città del Messico, nel 2014 aveva scritto un libro sulla nota quanto misteriosa popolazione poi estinta. Il volume, edito dalla Giunti editore, era stato redatto a due mani con Antonio Aimi, famoso studioso di culture precolombiane dell’università statale di Milano.
L’imprenditore, nonché ricco proprietario del suo resort di lusso, pare fosse in grado di decriptare e leggere le epigrafi Maya, parlando anche il dialetto Chòl come fosse la sua lingua madre. Insomma un uomo di grande cultura e albergatore di successo che non si sarebbe piegato al ricatto orchestrato, in via presuntiva, dalla moglie e dai due assassini.
Tunesi era cresciuto a Milano e cercava di ricostruire le proprie origini. Convinto che i suoi avi fossero nati a Corbetta, nel Milanese, l’uomo, tre settimane prima di morire, si era recato prima in Comune per consultare i registri anagrafici e poi in parrocchia per sfogliare il registro dei battesimi:
”… Si era rivolto all’ufficio anagrafe perché era convinto che i suoi genitori fossero nati a Corbetta – racconta il sindaco Marco Ballarini – e quindi aveva consultato i registri dell’ufficio anagrafe, per tentare di ricostruire il suo albero genealogico. La notizia dell’omicidio ci ha molto addolorati…”.