Soltanto l’esame del Dna potrà sciogliere la terribile riserva ovvero sei i poveri resti ritrovati dalla polizia spagnola dentro l’intercapedine di un muro sono quelli di Sibora. Il suo ex compagno ha ritrattato la precedente confessione ma rimane in galera per l’omicidio di Paula.
NETTUNO (Roma) – Dopo nove anni spunta fuori il cadavere della ragazza che andava in Spagna per lavorare. L’ultima volta c’è andata con il suo aguzzino che ha confessato di averla ammazzata e sciolta nell’acido per poi ritrattare. L’uomo, originario di Nettuno, ha accoltellato e ucciso anche la sua ultima compagna ed è stato arrestato. La sorte per Sibora Gagani, albanese di soli 22 anni, all’epoca dei fatti, è stata davvero avversa. Il suo ex fidanzato, Marco Gaio Romeo, falegname di 45 anni, al momento recluso a Malaga, in Spagna, con l’accusa di omicidio volontario per aver ammazzato con 14 fendenti la sua compagna Paula di 28 anni durante un ennesimo violento alterco lo scorso 19 maggio.
Durante l’interrogatorio per l’omicidio di Paula il falegname, fuggito dalla città laziale per analoghi episodi di violenza sulle donne, avrebbe ammesso ogni addebito e subito dopo avrebbe confessato, anche se informalmente, anche l’omicidio di Sibora indicando agli agenti il luogo dove era stato nascosto il cadavere poi ritrovato dentro una intercapedine di un muro nell’abitazione della coppia. Romeo però ritrattava la sua versione dei fatti relativamente all’uccisione della ventiduenne dunque sarà determinante l’analisi del Dna per dare un nome a quei poveri resti ritrovati dalla polizia spagnola:
”Sibora aveva solo 22 anni – racconta la mamma Elisabetta Shahini di 57 anni detta Betta – e per tre anni era partita per la Spagna insieme a quel ragazzo. Andava per fare le stagioni estive in una gelateria, tornava da me a novembre e ripartiva intorno a febbraio-marzo. L’ultima volta però non è più tornata…Dopo un lungo silenzio quell’uomo mi chiamò lui il 7 luglio del 2014 per chiedermi se Sibora fosse tornata da me in Italia. Risposi di no e lui mi disse che avevano litigato ed era andata via di casa da due giorni. Io subito pensai al peggio, gli chiesi più volte se per caso fosse successo qualcosa, anche per sbaglio, magari era caduta e aveva sbattuto la testa. Lui disse no, no, no“.
Mamma Betta sporgeva denuncia di scomparsa e un esposto contro Romeo raccontando i fatti sia ai carabinieri che alle autorità spagnole. Ma con le indagini in corso Romeo avrebbe tentato di depistare gli inquirenti fornendo notizie di avvistamenti fasulli ed altri accadimenti che poi si sarebbero rivelati menzogne:
“Mi disse che l’avevano vista alla fermata di un pullman diretto in Argentina – aggiunge Betta – poi l’avrebbero notata mentre litigava in spiaggia con un ragazzo di colore. Quell’uomo mi disse anche che aveva stampato foto segnaletiche di Sibora e che la polizia la stava cercando. Invece dopo tre mesi il caso fu chiuso”.
La madre di quella che possiamo ormai definire come la prima vittima del presunto killer nettunese ha scoperto molte altre cose sul destino amaro della figlia, chiedendo e informandosi presso amici e conoscenti di Sibora, scovando verità nascoste terribili:
”Anche i genitori di lui mi dissero di aver visto Sibora – continua Betta – vennero da me apposta per raccontarmi che la ragazza stava a Napoli, poi che alcuni amici l’avevano vista in Portogallo. Coprivano il figlio, io l’ho detto ma nessuno mi ha ascoltata. Sibora aveva confessato ad un’amica che quell’uomo l’avrebbe picchiata e minacciata…Sono arrabbiata, tanto arrabbiata, se solo avesse parlato prima magari avrei potuto salvare da quel mostro sia mia figlia che poi Paula…
…Quando andai in Spagna a trovarla, mi resi conto che litigavano spesso. Lei dopo tre anni iniziò a lasciarlo. Poi lui tornava, non so cosa le facesse, ma la convinceva tutte le volte a ripartire. Stessa cosa nel 2014: Sibora era tornata in Italia a giugno, dicendomi che questa volta l’aveva chiusa definitivamente. Mi diceva che era libera come una farfalla. Invece è partita di nuovo e non l’ho più rivista, lui l’ha ammazzata…Mia figlia era forte. Ha potuto ucciderla solo colpendola alle spalle, ne sono certa. Ho cresciuto i miei figli da sola, con tanti sacrifici. Che diritto si ha di togliere la vita ad una ragazza di 22 anni?”.