Il giorno prima dell’omicidio la donna era ricorsa alle cure degli psichiatri. Ad accompagnarla c’era il marito, Diego Rota, poi trafitto da almeno dieci coltellate.
MARTINENGO (Bergamo) – Aveva paura che il marito potesse far del male alla loro unica figlia di 5 anni, per questo l’ha accoltellato a morte. Almeno cosi pare a voler dare per buone diverse indiscrezioni sul grave fatto di sangue avvenuto in via Cascina Lombarda, a Martinengo, nella bassa Bergamasca, dove abitavano Caryl Menghetti, 46 anni, estetista originaria di Vercelli, e il marito Diego Rota, 56 anni, falegname, e la loro unica figlia. All’alba dello scorso 26 gennaio la donna avrebbe ammazzato a coltellate il costruttore, aggredendolo alle spalle con un coltello da cucina. La presunta assassina si sarebbe introdotta nella camera da letto con il coltello e avrebbe colpito il marito alla gola e in altre parti del corpo con una decina di fendenti, di cui un paio mortali. I carabinieri della Compagnia di Treviglio, coordinati dal Pm Laura Cocucci, sono impegnati nelle complesse indagini che mirano a ricostruire ogni tassello della tragica vicenda.
Caryl, arrestata subito dopo l’omicidio e trasferita nel carcere di Bergamo con l’accusa di omicidio volontario aggravato chiede insistentemente della figlia, ancora spaventata per le sue condizioni di salute. La donna, assistita dall’avvocato Fabrizio Bosio, si è fatta ammanettare in casa senza opporre resistenza a seguito della chiamata di soccorso della sorella, avvisata dalla stessa Caryl. La bambina, affidata ai nonni materni, si trovava in casa la notte del delitto ma non si sarebbe accorta di nulla perché dormiva nella sua stanzetta. Il fratello della vittima, Angelo Rota, aveva visto il giorno prima il germano e la cognata ma non aveva percepito nulla di anormale, anche perché la coppia non aveva mai dato problemi o segnali di disagio familiare. Invece Caryl Menghetti non stava affatto bene con la sua mente.
Tre anni fa, infatti, aveva subito un trattamento sanitario obbligatorio (Tso) per allucinazioni piuttosto violente che necessitavano di cure psichiatriche che la donna poi avrebbe continuato per un certo periodo di tempo. Il giorno prima dell’omicidio, come se non bastasse, Caryl aveva avuto bisogno di ricorrere alle cure degli psichiatri dell’ospedale di Treviglio dove l’aveva accompagnata, in ambulanza, l’uomo che ventiquattr’ore più tardi avrebbe ucciso a coltellate. Il medico di turno, che pare abbia attestato uno stato allucinatorio e delirante della paziente, l’avrebbe poi dimessa con una prescrizione di farmaci e flebo. Insomma pare che la donna, di prima mattina, avesse manifestato intenzioni omicide contro il marito e per questa sua ennesima alterazione mentale era stata accompagnata in ospedale proprio dalla futura vittima:
” E’ un macigno che ci è caduto addosso – racconta Angelo Rota, fratello della vittima – Non sapevamo se mia cognata avesse problemi esistenziali e nel rapporto con Diego, sta di fatto che quanto accaduto è un dramma inaudito, del quale non riesco ancora a capacitarmi…”.
Pare che l’odierna indagata avesse avuto problemi di lavoro: anni fa aveva aperto un centro estetico a Romano di Lombardia ma nel 2022, cambiando completamente attività, aveva inaugurato il chiosco “Dolcetto o scherzetto” nel Parco Suardi di Bergamo che avrebbe abbandonato per diversi motivi. La coppia non avrebbe mai manifestato la volontà di separarsi né presentato denunce di alcun tipo nonostante le turbe psichiche della donna. Per quanto riguarda l’intervento sanitario pare che tutto sia andato secondo il protocollo:
”Il medico ha fatto la sua diagnosi e ha prescritto i farmaci che ha ritenuto necessari — spiega Giovanni Palazzo, direttore generale dell’Asst Bergamo-Ovest – Era impossibile prevedere quello che sarebbe successo. È stata una vera tragedia, ma penso che non ci sia niente da recriminare”.
Nella giornata odierna l’indagata avrebbe dovuto sottoporsi all’interrogatorio davanti al Gip di Bergamo, Riccardo Moreschi, ma le sue condizioni di salute non l’hanno permesso. La terapia a cui è stata sottoposta dagli specialisti durerà ancora nei prossimi giorni e comunque sino a quando la paziente, trasferita e guardata a vista nel reparto di psichiatria dell’ospedale cittadino Giovanni XXIII, non mostrerà segni di netto miglioramento. Il Gip ha convalidato comunque l’arresto sulla scorta degli atti investigativi di carabinieri e Procura, tenendo conto delle argomentazioni a difesa della donna.