Ali ha vuotato il sacco, con qualche non ricordo

Il fratello di Saman Abbas rimane l’unico componente della famiglia che accusa genitori e parenti come i responsabili dell’omicidio della studentessa. Incalzato dagli avvocati difensori degli imputati ha risposto con diversi non ricordo ma rivelando anche particolari inquietanti che aggravano la posizione giudiziaria di padre, madre, zio e cugini.

NOVELLARA (Reggio Emilia) – Se prima aveva detto verità o menzogne poco importa. Ogni sua rivelazione è diventata carta straccia e da teste potrebbe diventare indagato per concorso in omicidio. E forse già in passato, almeno dal maggio 2021, il fratello di Saman Abbas, Ali Haider, 18 anni, doveva figurare sul registro degli indagati. Ad affermarlo è la Corte d’Assise di Reggio Emilia dove si svolge il processo per la morte della studentessa pakistana che si era rifiutata di accettare un matrimonio combinato dalla famiglia. Il colpo di scena è accaduto durante l’udienza del 27 ottobre scorso quando il giovane si sarebbe dovuto sedere sul banco dei testimoni quale maggiore accusatore degli imputati.

Il paravento dietro al quale ha parlato il fratello di Saman

La Corte, presieduta da Cristina Beretti, ha accolto le eccezioni dei difensori di Shabbar Abbas, Danish Hasnain, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq che sostenevano come il ragazzo, sedicenne all’epoca dei fatti, andasse indagato per il contributo “morale e materiale” dato nel contesto omicidiario. Da principale accusatore dunque il ragazzo potrebbe diventare indagato. Adesso spetta al tribunale dei Minori, per competenza e per la minore età del ragazzo all’epoca dei fatti, decidere nel merito. Ali Haider, infatti, era stato sentito dagli inquirenti senza garanzie nelle prime audizioni rimanendo l’unico componente della famiglia a puntare il dito accusatore contro genitori, zio e cugini, quali organizzatori ed esecutori dell’omicidio della sorella.

La Corte, per altro, ha dichiarato nulle tutte le dichiarazioni del giovane rese in tre occasioni a maggio 2021 e durante l’incidente probatorio del 18 giugno 2021 e lo ha definito “indagabile a sua stessa tutela”. Il ragazzo, finora ritenuto teste chiave della Procura, potrà decidere se avvalersi o meno della facoltà di non rispondere:

Il casolare abbandonato sotto al quale sono stati ritrovati i poveri resti della vittima

”Fu lui, la sera del delitto, a mostrare ai genitori la foto del bacio tra Saman e il fidanzato Saqib Ayub ha detto la presidente della Corte d’Assise – che la ragazza aveva pubblicato sui social”. Dunque, in un certo senso, il giovane avrebbe provocato la durissima reazione dei genitori che poi, sempre come ipotesi, avrebbero deciso l’eliminazione fisica della figlia. La posizione di Ali, assistito dall’avvocato Valeria Miari, è sempre stata contro i suoi congiunti, anche quando i carabinieri lo fermarono ad Imperia in compagnia della zio Danish Hasnain prima che questi fuggisse in Francia per poi essere arrestato a Parigi.

I militari trasferirono il minore in una casa di accoglienza dove, qualche giorno dopo, veniva intercettata una telefonata fra Ali e la zia, sorella di Danish:

“Da oggi non parlerò più con tuo fratello Danish diceva Ali alla parente – e non parlerò nemmeno con quel cane che ha i baffi e più nemmeno con Irfan, non parlerò più neanche con gli altri due che stanno con loro perché ha fatto tutto lo zio, ha fatto tutto lo zio”.

Danish Hasnain

Ma c’è di più. Il ragazzo rimproverava aspramente anche i genitori, allora entrambi latitanti in Pakistan: “Vanno all’inferno tutti, se non c’è più mia sorella allora non c’è più nessuno…”. Quanto detto dal giovane, però, sarebbe inutilizzabile processualmente. Non lo sarebbe stato se nel 2021 il ragazzo fosse stato audito con le dovute formule di garanzia ma cosi non è stato. Se poi sarà iscritto sul registro degli indagati si dovrà ricominciare tutto d’accapo. Insomma per la Corte reggiana a carico di Ali sussistevano indizi di reità che dovevano indurre, a garanzia della sua posizione e di quella degli altri indagati, a iscriverlo per il reato principale ovvero di concorso in omicidio. Nell’udienza di oggi 31 ottobre Haider, formalmente ancora non indagato e protetto da un paravento, ha deciso di vuotare il sacco:

Dirò tutta la verità, voglio dire la verità – ha detto il giovane pakistano dopo una serie di non ricordo in risposta alle domande dei difensori degli imputati – quando in passato ho detto che i miei cugini non c’entravano nulla era una bugia, mi aveva detto di dire cosi mio padre…L’ho sentito dire anche di ‘scavare’…Mi dissero che lei era sottoterra ma non dove…Mentre facevano i piani, io stavo sulle scale ad ascoltare, non tutto ma quasi…Oltre a scavare ho sentito anche di ‘passare dietro le telecamere‘…”.

Shabbar Abbas

L’avvocato Valeria Miari ha rimesso il mandato come difensore di parte civile per Alì e per l’Unione comuni della bassa reggiana. La penalista dunque rappresenterà solo la difesa del ragazzo che dovrà essere sentito ancora come testimone assistito, salvo altre sorprese.

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