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Albania e Giro d’Italia: l’ombra della strage silenziosa dei randagi

Le città del percorso ciclistico “ripulite” con avvelenamenti di massa prima dell’evento internazionale.

Albania – L’Albania ha ospitato per la prima volta la Grande Partenza del Giro d’Italia, il 9, 10 e 11 maggio L’evento sportivo ha acceso i riflettori internazionali sulle città di Tirana, Durazzo e Valona. Tuttavia, dietro i preparativi per questa prestigiosa manifestazione si cela una realtà drammatica che ha gettato un’ombra inquietante sui festeggiamenti: la sistematica eliminazione dei cani randagi attraverso avvelenamenti di massa.

Il pattern delle “pulizie urbane”

Le segnalazioni parlano di avvelenamenti di massa di cani randagi nelle città albanesi lungo il percorso del Giro d’Italia, in particolare a Tirana, Valona e Durazzo. Non si tratta di un fenomeno nuovo per l’Albania: il sindaco di Tirana ha di recente ordinato una campagna di sterilizzazione che, in realtà, si sta palesando come una vera e propria uccisione di massa di randagi.

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Il fenomeno dei cani randagi in Albania

La pratica è tristemente consolidata nel Paese balcanico. Negli ultimi mesi un centinaio di cani sono spariti dalla città di Tirana e sono stati uccisi in modo crudele, mentre almeno 10mila sarebbero i cani randagi ammazzati negli ultimi anni.

Una strategia di “pulizia” per le telecamere

Il timing di questi avvelenamenti non è stato casuale. Le città sono state sistematicamente “ripulite” dagli animali innocenti nei mesi precedenti il Giro d’Italia. L’obiettivo è quello di creare un’immagine artificialmente perfetta da offrire alle telecamere che hanno ripreso il passaggio della carovana rosa. È una strategia crudele che mira a nascondere una realtà scomoda, quella del randagismo, dietro una facciata di ordine e pulizia urbana.

L’uccisione di massa di cani randagi in Albania

Anziché affrontare il problema del randagismo con soluzioni umane ed efficaci, come la sterilizzazione e i programmi di adozione, si è scelto la via più veloce, poco importa che fosse anche quella più brutale.

Le proteste inascoltate delle associazioni

Le organizzazioni animaliste albanesi e internazionali hanno più volte denunciato questa pratica. Ottanta organizzazioni della Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente hanno scritto una lettera all’ambasciatrice albanese in Italia per richiamare l’attenzione del governo di Tirana sul trattamento indegno riservato ai cani randagi.

I volontari sono già scesi in piazza due volte per protestare contro le uccisioni ma le loro voci sembrano rimanere inascoltate di fronte alla logica del business.

Un precedente inquietante

L’Albania ha già mostrato in passato la sua disponibilità a utilizzare metodi estremi contro i randagi. A cento chilometri a sud di Tirana, in una piccola cittadina chiamata Perrenjas, il sindaco ha assoldato due cacciatori professionisti pagati dal comune per uccidere 50 cani randagi. Insomma, una pratica – quella dello sterminio dei cani senza padrone – che sembra ben consolidata nel Paese balcanico.

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