Dal 17 di aprile OMS e le autorità sanitarie italiane hanno aperto le porte ai testo sierologici che sino a qualche giorno fa, le stesse istituzioni, giudicavano inutili se non dannosi. Allo studio alcuni kit di pronto impiego che dovrebbero essere affidabili. Nei laboratori comparazioni con i tamponi positivi per evitare i falsi positivi e negativi. No al fatelo da voi.
Roma – Test sierologici. Vanno bene? Funzionano? Sono attendibili? Se ne fa un gran parlare e da oggi il loro utilizzo verrà esteso a tutta la popolazione. I test di pronto uso o quelli per il quali occorre un medico prelevatore servono per capire chi realmente è entrato in contatto con il virus, premessa necessaria per pianificare i prossimi step. I test sierologici applicati al Covid-19 assumeranno importanza sempre più rilevante nella pianificazione del post lock-down. Grazie a questi strumenti potremo avere un quadro più chiaro di chi è entrato davvero in contatto con la malattia. Un’informazione utile per poter allentare progressivamente le misure restrittive. A differenza dei tamponi, l’esame di laboratorio che indica la presenza del Coronavirus all’interno delle mucose respiratorie, i test sierologici servono ad individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus. I tamponi forniscono una foto ovvero un’istantanea sull’infezione, i secondi raccontano la storia della malattia come un film. Attraverso i test sierologici infatti è possibile individuare gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus.
Di test sierologici ne esistono di due tipi: rapidi e quantitativi. I primi, con una goccia di sangue prelevato sul polpastrello di un dito, stabiliscono se la persona ha prodotto anticorpi dunque è entrata in contatto con il virus mentre i secondi, tramite un prelievo in vena dunque alla presenza di un medico, dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi prodotti. In entrambi i casi i test sierologici vanno alla ricerca degli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG. Le IgM sono prodotte per prime in caso di infezione. Con il tempo il loro livello scende per lasciare spazio alle IgG. Quando nel sangue vengono rilevate le IgG vuol dire che l’infezione si è verificata già da diverso tempo e la persona tendenzialmente sarebbe immune al virus.
Conoscere la presenza di questi anticorpi è utile per molte ragioni. In prima istanza forniscono il “video” della malattia e non foto istantanea e ci consentono di sapere quante persone hanno realmente incontrato il virus. Un dato importante, questo, soprattutto alla luce del fatto che molte persone con Covid-19 hanno avuto sintomi blandi o sono asintomatiche. Non tutti i test sierologici sono uguali. Vanno bene se sono affidabili. Test con molti falsi positivi rischierebbero di dare il via libera a persone che in realtà non hanno mai contratto il virus rischiando un’istantanea non corrispondente alla verità. Al momento le autorità sanitarie, di fretta, stanno testando i sierologici di alcune aziende produttrici rilevando dati dai tamponi positivi e facendo con questi ultimi prove di comparazione. Alcune aziende vendono anche a privati e associazioni i kit sierologici ma il fatelo da voi, in questi casi, non è prudente ed i risultati non avrebbero alcun valore legale. Dunque, ancora da casa, dobbiamo aspettare le decisioni di chi gestisce la pandemia con la speranza che si sbrighino e che facciano bene.