Agli italiani piace (politicamente) scorretto

Vannacci ha trovato un concorrente: il libro del governatore campano De Luca (“Nonostante il Pd“) appena uscito sta già sta scalando le classifiche di vendita.

Roma – Chi se non un altro magnifico bastian contrario allergico al politicamente corretto come il governatore della Campania Vincenzo De Luca poteva insidiare il generale Roberto Vannacci nel cuore dei (non molti) lettori italiani? Il suo “Nonostante il Pd”, edito da Piemme, è uscito in libreria solo da pochi giorni ma sta già facendo numeri da record su Amazon, al punto da mettere in dubbio la primazia de “Il mondo al contrario”, la fatica letteraria dell’eretico gallonato che con le sue tesi urticanti ha infiammato per qualche settimana il dibattito politico.

Il libro del generale campione d’incassi

Sul tono urticante, greve, iperbolico, non di rado perfino volgare, De Luca ha costruito la sua recente popolarità oltre i confini del Garigliano, complice l’esilarante imitazione di Crozza e quella tribuna televisiva, solo in parte istituzionale, inaugurata quando era ancora sindaco di Salerno, ma letteralmente esplosa nel periodo Covid. Appuntamento imperdibile per molti campani e non solo, il “punto della settimana” è il speakers corner dal quale o’ governatore alimenta il suo mito di collerico fustigatore dei mali della politica e contemporaneamente, tra una battuta e un insulto, ingrossa un personale ego già di per sé ipertrofico che non conosce la parola autocritica.

Eretici, politicamente scorretti, paradossalmente interpretati dal popolo come nemici giurati dell’establishment benché ne facciano oggettivamente parte – uno sindaco e governatore da decenni, l’altro pur sempre un generale non un tenentino – De Luca e Vannacci si somigliano più di quanto non vogliano ammettere. La loro inedita sfida ai vertici della letteratura è lo specchio di un’Italia che si sente soffocare nella gabbia del politicamente corretto e si getta avidamente tra le braccia di qualunque eversore del mellifluo status quo.

L’attacco al Pd, e non solo, di De Luca “tira” in libreria

Nelle pagine del suo libro De Luca mantiene solo in parte fede al titolo. Il governatore come ovvio mena micidiali fendenti contro il suo partito, e diversi suoi virgolettati la dicono lunga sul rapporto che c’è tra lui e la segretaria Schlein. Raffica di insulti, da “miserabili e cialtroni“, a “poveri uomini” fino a “nullità politiche” e “idioti”. Sono solo alcuni degli epiteti, ma ripetuti più volte, con cui De Luca trafigge i dirigenti del Pd. In realtà però l’insulto col passare delle pagine si fa ecumenico, non risparmiando niente e nessuno. Cadono sotto i suoi strali tutti i premier succedutisi a Palazzo Chigi, e tutti i leader politici di sinistra, centro e destra. Sostanzialmente chiunque faccia politica senza avere la fortuna di chiamarsi De Luca.

Che poi a sentir lui è anche una condanna, perché in una buona parte del libro il governatore, occhieggiando alle prossime elezioni campane lontane due anni – per legge non potrebbe ricandidarsi ma non dispera di cambiarla – stila un consuntivo che in alcune parti rasenta il libro dei sogni di quanto fatto nella prima metà del suo secondo mandato, nonostante sia stato costretto a cantare e portare la croce. A sbagliare mai.

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