Negli ultimi tempi i cantori della tecnologia ad ogni costo ne hanno esaltato le virtù come panacea per tutti i mali. Eppure c’è chi dice no al suo utilizzo invasivo. E non sbaglia.
Roma – In Svezia si sta discutendo sull’utilizzo dei tablet e dei computer nelle scuole, soprattutto dopo aver constatato che l’eccessiva digitalizzazione dell’insegnamento sta provocando un calo dei livelli di alfabetizzazione tra i bambini. Il governo cercherà di valorizzare i metodi educativi tradizionali per arginare il fenomeno. Una scelta in controtendenza rispetto ai suggerimenti dell’Agenzia nazionale per l’istruzione, che ha sempre considerato la tecnologia come una “conditio sine qua non”.
La Svezia ha un “welfare state” molto sviluppato ed il livello di alfabetizzazione è sempre stato oltre la media europea e tra i più alti a livello globale. Ma secondo l’ultima PIRLS 2021 (Progress in International Reading Literacy Study) si è verificato una riduzione nelle capacità di apprendimento dei bambini svedesi di IV elementare rispetto al 2016. Si tratta di un’indagine internazionale periodica (ripetuta ogni cinque anni), che ha come principale obiettivo la valutazione comparativa dell’abilità di lettura degli studenti al quarto anno di scolarità (ovvero, di età compresa tra i nove e i dieci anni).
Tra le cause del calo, probabilmente hanno recitato un ruolo decisivo le difficoltà provocate dalla pandemia, che hanno colpito maggiormente i bambini e gli adolescenti. Ma anche l’alto numero di alunni figli di immigrati, per i quali lo svedese non è la prima lingua. A questi fattori, alcuni pedagoghi hanno aggiunto l’uso smodato della tecnologia in classe. Favorevole ad una scuola più tradizionale si è mostrata la ministra dell’Istruzione, Lotta Edholm, in carica dal novembre dell’anno scorso, quando si è insediato l’attuale governo di centrodestra. Ha più volte espresso, infatti, l’idea che sui bambini la tecnologia ha un influsso negativo, più di quanto si possa pensare. Tanto da coinvolgere 58 enti specializzati in apprendimento, infanzia e neuroscienze per rivedere il piano dell’Agenzia. Inoltre, sono stati stanziati dal governo 60 milioni di euro per acquisire libri cartacei per i bambini.
Non sono mancate le critiche al governo, non tanto per la misura in sé, quanto per la composizione del governo. Oltre ai “Liberali”, di cui fa parte la ministra, considerato un partito di destra moderata, fanno parte della colazione governativa i “Democratici Svedesi”, un partito di destra estrema, con chiari riferimenti neonazisti. L’iniziativa della ministra è stata appoggiata da autorevoli personalità del mondo delle medicina e delle neuroscienze. Le tecnologie informatiche, infatti, per i bambini possono avere effetti devastanti sul livello di concentrazione e di apprendimento, che sono stimolati dalla manualità, da un utilizzo pieno dei sensi e dall’esplorazione di ambienti estranei.
Che il calo dell’alfabetizzazione dei bambini possa essere collegato all’uso della tecnologia è confermato dai dati, da cui emerge che anche gli altri Paesi europei hanno subito gli stessi effetti della Svezia. Quindi occhio a lasciare i bambini a smanettare con i tablet a scuola. Meglio, carta, penne e matite colorate.