Le sardine liberiste, trasversali e apartitiche finiranno con l’abboccare all’amo?
Quanto possa essere duraturo non è dato saperlo né si può prevedere, certo è, invece, che in pochissimi giorni è diventato un fenomeno di rilevanza nazionale. Nascono in pianura, facendo la prima comparizione il 14 novembre scorso in Piazza Maggiore a Bologna e replicando, con altrettanto successo, a Modena appena 4 giorni dopo; due esordi in città ben lontane dal mare, eppure si fanno chiamare “sardine”. E sono decine di migliaia. Si attivano, le sardine, con il tam tam sul web ed i social ed utilizzano la tecnica del flash-mob (“folla in un lampo”, termine coniato nel 2003 per indicare un incontro di molte persone in uno spazio pubblico ad una determinata ora, allo scopo di attuare una comune azione passeggera di protesta o di testimonianza).
La sardina, quella vera, come la “cugina” acciuga, è assai diffusa nei nostri mari e molto gradita sulle nostre tavole sia per la bontà della sua carne sia per le eccellenti qualità nutrizionali, e forma, in ogni stadio del suo ciclo vitale, banchi molto fitti e disciplinati, composti da centinaia o migliaia di unità. Un banco di pesciolini compatto e impenetrabile, esattamente come dicono di essere questi nuovi e originali manifestanti di piazza che, con la loro massa, intendono fare “scappare” pesci di stazza ben maggiore. E sembra che sin qui ci siano riusciti.
Alle “sardine” non piace Salvini e neppure la Meloni, amano tutti i colori tranne il verde ed il nero, affermando di essere trasversali ed apartitici. Rappresentano la nuova antipolitica anche se la loro azione è di politica “costituzionale”, essendo contro il razzismo, il fascismo, la xenofobia, il separatismo, e la loro azione, sin qui, appare come inclusiva, essendo aperta ai più: popolari ma antipopulisti. Qualcuno tra di loro azzarda di rappresentare la nuova “resistenza” e non è certo un caso che il canto più intonato nel corso delle manifestazioni sia “Bella ciao”.
A distanza di appena una settimana dalla loro entrata in scena, si contano a decine, se non a centinaia, i gruppi di Sardine formatisi in tutta Italia. Il primo è quello storico di Bologna “6000 Sardine”, con oltre 60.000 followers su Facebook; non da meno è il gruppo pugliese “Arcipelago delle sardine”, con circa 70.000 iscritti, e non può non notarsi come, in tutte le maggiori città italiane, di gruppi se ne siano formati moltissimi, ciascuno con migliaia di adesioni. Tutti pronti per le prossime manifestazioni.
Lo scopo primario è quello di contrastare il populismo di Salvini e dei suoi alleati. Proprio non lo sopportano questo politico che chiede “pieni poteri” per governare a modo suo l’Italia, che è in perenne campagna elettorale e che, a prender per buona la trasmissione televisiva Report, consente che i suoi accoliti inondino il web di “bufale e fake news” per ridicolizzare e delegittimare i propri avversari politici.
E così, mentre le Sardine si preparano per le prossime manifestazioni a Rimini, Reggio Emilia, Firenze e Milano, in concomitanza o quasi con i comizi della Lega, per fare muro contro la politica dell’odio e la retorica populista indiscriminata, ecco che, contestualmente e a macchia di leopardo, anche nel sud ed in Sicilia sorgono spontaneamente corposi gruppi di “sardine” pronte e disponibili all’occorrenza. Anche la Sicilia sta rispondendo con massicce adesioni in tutti i capoluoghi isolani: le “Sardine di Messina” in meno di 24 ore sono arrivate a 2800 iscritti, a Palermo le “Sarde salate” sono oltre 7000, e poi ancora le “Sardine Sicilia” e le “Sardine Siciliane”, rispettivamente di 5300 e 7600 aderenti, numeri raggiunti tutti nella sola giornata del 19 novembre.
Si tratta di numeri di tutto rispetto, che turbano i sonni del centrodestra a guida leghista e che cominciano a fare paura. E poiché si sa, e non si tratta solo di una legge della dinamica, che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, quest’ultima non è tardata ad arrivare.
I quattro promotori della manifestazione bolognese denunciano di essere diffamati quotidianamente da alcuni organi di stampa e televisioni. Si lamenta che alcuni profili facebook degli organizzatori di queste manifestazioni di piazza siano sotto attacco. Su twitter e facebook si moltiplicano gli account falsi, che utilizzano l’immagine delle sardine per seminare zizzania e sminuire il messaggio che parte dai flash-mob dei pesciolini azzurri. Insomma è partita la campagna di “mascariamento”.
Nel post di presentazione dell’organizzazione “6000 Sardine” si legge: “Del resto chi siamo noi? Siamo semplici sardine che da un concetto semplice hanno risvegliato un grande movimento democratico che in meno di due settimane si appresta a portare decine di migliaia di liberi cittadini nelle piazze a dire NO allo schifo che viene gettato addosso all’essenza della democrazia: la partecipazione”. No, anche se un poco gli somiglia, non sembra proprio l’incipit dell’embrionale manifesto di un nuovo movimento politico, ma se così fosse, abbiamo bello e pronto un suggerimento per una chiamata all’azione: Sardine di tutto il mondo unitevi!