Un cortocircuito digitale manderebbe in tilt il mondo intero

I dati diventerebbero irraggiungibili con le conseguenze nefaste che ne seguirebbero. Siamo ancora poco protetti da queste evenienze e gli speculatori sono sempre in agguato.

Un eventuale blackout digitale provocherebbe danni enormi. Un’improvvisa interruzione dei servizi e delle infrastrutture tecnologiche, che blocca comunicazioni, cloud e operazioni online, causata da guasti (es. cavi sottomarini) o attacchi cyber, renderebbero vulnerabili aziende e vita quotidiana, rivelando la nostra dipendenza dai sistemi digitali, con impatti economici e disagi sociali.  Uno scenario improbabile ma non impossibile, tipico dell’atmosfera da “day after”, il giorno immediatamente successivo al verificarsi di un ipotetico conflitto nucleare su scala mondiale.

Tutte le istituzioni, aziende, cittadini andrebbero in tilt. Si precipiterebbe in una sorta di medioevo: i siti web sarebbero oscurati, i servizi informatici degli ospedali inservibili e i dati irraggiungibili. In Europa questo aspetto è ancora più evidente per la forte dipendenza dai colossi del web statunitensi, Amazon, Microsoft, Google, che gestiscono il 70% del mercato.

Ed è proprio per questo che l’Europa desidererebbe raggiungere la “sovranità digitale”, un progetto che mira a mantenere i dati in un particolare territorio geografico. Il solo modo è avere un cloudun’estesa rete di server remoti accessibili via internet – europeo senza sottostare ai diktat statunitensi. Il problema è che la fetta di mercato delle aziende europee è solo del 15%, che nell’ultimo decennio si è ridotta quasi del 50%, confermando come l’autonomia tecnologica sia un traguardo molto lontano.

Il raggiungimento di una parziale autonomia è più facile da raggiungere per e-mail, spazio di archiviazione e altri servizi indispensabili per la nostra quotidianità. Infatti esistono aziende europee che sono una valida alternativa a quelle statunitensi. Per quanto riguarda i “social media”, l’unico non statunitense è TikTok, mentre la presenza europea è minima. Nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale (IA) gli europei si difendono meglio. La francese Mistral compete con ChatGPT e con gli altri modelli di linguaggio.

In caso di cortocircuito della rete i cyberladri ne approfitterebbero…

Tuttavia la sua indipendenza è condizionata dai finanziamenti di Microsoft e il funzionamento dei sui sistemi è supportato dai data center di Amazon. Merita di essere menzionato “Lumo” uno smart assistant basato sull’intelligenza artificiale sviluppato da Proton, azienda svizzera da sempre molto attenta alla privacy e alla protezione dei dati degli utenti, che restano relegati ai server europei. Così come i modelli “open source” realizzati nei propri data center.

E’ possibile, quindi, svincolarsi dagli artigli di “Bald Eagle”, lAquila di mare testa bianca, simbolo degli USA? Sì ma diventa molto complicato e complesso, anche a causa dell’arretratezza tecnologia dell’Europa, inspiegabile per un continente che ha un Prodotto Interno Lordo (PIL) più alto della Cina! Eppure è necessario rimboccarsi le maniche, perché la sovranità digitale è la sola alternativa a disposizione. Non è solo una questione di autonomia dagli Usa, ma un modo per produrre benefici all’intera economia europea.

In quest’ottica, secondo gli esperti, il prezzo da pagare per passare da uno stadio all’altro, va considerato un investimento e non un costo. Per liberarsi, finalmente, dalle catene dell’alleato statunitense, che ha condizionato le nostre scelte sociali, politiche, economiche e culturali!