Un Ddl, che si potrà trasformare in norma non prima dell’anno prossimo, potrà arginare l’utilizzo dei social da parte dei giovanissimi con i danni che ne derivano.
Vietati i social ai minori di 15 anni! E’ in discussione in Parlamento una proposta di legge bipartisan promossa da Fratelli d’Italia e Partito Democratico, confermando che pur essendo il primo al governo e l’altro all’opposizione, si possono condividere temi delicati. Il Disegno di Legge (DDL) in questione ha lo scopo di proteggere i minori dai social attraverso la verifica dell’età, che non deve essere al sotto dei 14/15 anni, esigendo il consenso dei genitori per i minori di 16 anni.
Inoltre, propone una serie di tutele per i “baby influencer“, vincolando i conti correnti per i guadagni. In questa maniera si mira a salvaguardare il benessere psico-fisico dei giovani, difendendo il diritto all’infanzia nell’era digitale. Per la cronaca il Disegno di legge di cui sopra è il 1136 e introduce strumenti di controllo parentale gratuiti e non invasivi integrati nei dispositivi, attivabili dai genitori. Per raggiungere l’obiettivo Il Governo avvierà campagne informative su rischi come dipendenza, cyberbullismo e sicurezza online.
La ratio del DDL “Disposizioni per la tutela dei minori nella dimensione digitale” – presentato al Senato da Lavinia Mennuni (FdI) e alla Camera da Marianna Madia (Pd) – come recita il testo è “elevare il livello di protezione della salute psico-fisica dei minori rispetto alle conseguenze derivanti dall’utilizzo di servizi di social network online e alle piattaforme di condivisione di video“. Ora il comune cittadino si domanderà “Come si farà a controllare l’età dei minori?”.
Le teste d’uovo che hanno partorito il DDL puntano sul sistema del “mini-wallet digitale” europeo, pronto, però, nel giugno 2026. Si tratta di un’App, definita “European Digital Identity Wallet “, per smartphone che permette ai cittadini UE di gestire in modo sicuro e condiviso la propria identità digitale e documenti (patente, passaporto, certificati) per accedere a servizi pubblici e privati in tutta Europa, superando le differenze tra i vari sistemi nazionali come SPID/CIE. Funziona come un’unica “chiave digitale” per l’Europa, permettendo di presentare solo i dati necessari e garantendo interoperabilità transfrontaliera, con l’Italia che sta sviluppando l’IT Wallet come sua implementazione nazionale.
Com’è consuetudine quando si sfiorano temi molto sensibili, riguardanti più la coscienza personale che l’ideologia politica, si è scatenato un acceso dibattito. Il fatto è che, finora, è mancato un regolamento specifico e i social sono più un rischio che una possibilità per i minori di 18 anni. Un fenomeno molto diffuso, estesosi a macchia d’olio, è quello dei “baby influencer”. Ovvero minori protagonisti dei social media che, grazie a un vasto seguito, promuovono prodotti e servizi per conto di aziende, diventando mini-celebrità e generando profitti, spesso con il supporto dei genitori, sollevando però importanti questioni legali ed etiche sullo sfruttamento e la tutela della loro immagine e psiche.

Ma ora, si spera, che il DDL possa arginarlo, con l’intervento dell’“Autorità garante delle comunicazioni” (Agcom). Si sono verificati casi in cui molti ragazzini abusati psicologicamente siano diventati strumenti per ricavare miliardi di dollari facendo da sponsor per prodotti commerciali sui social e sul web. L’aspetto più deplorevole è che, spesso, sono proprio i genitori a spingere i propri figli a trasformarli in protagonisti della rete.
Il fenomeno, forse, è frutto delle frustrazioni genitoriali o per il desiderio di celebrità o, molto più prosaicamente, per fare soldi. Sta di fatto, come ha confermato un report di “Save the Children”, in Italia sono circa 336 mila i ragazzi tra i 7 e 15 anni coinvolti in esperienze con i social, in maniera continuativa o ad intermittenza per realizzare contenuti di vario tipo e per promuovere una serie di prodotti. Ora ben venga qualsiasi procedura per fermare un fenomeno che riguarda lo sfruttamento lavorativo e la crescita dei minori.
Non si comprende, tuttavia, perché bisogna attendere il mese di giugno dell’anno prossimo affinché il meccanismo sia a posto. In attesa della panacea i minori potrann sguazzare a piacimento sui social!