Torniamo indietro: laddove eravamo partiti

Il ritorno alle origini è l’obiettivo del movimento IndieWeb che auspica di allontanare poteri e funzioni dalle fauci delle multinazionali per ricondurli al singolo utente.

Il richiamo della foresta: il movimento IndieWeb propone il ritorno di internet alle origini. Negli ultimi tempi si è diffuso un movimento denominato IndieWeb per una rete decentralizzata dove ognuno possa controllare la propria identità, contenuti e dati. Il movimento si sta diffondendo mentre internet somiglia alla “sora camilla tutti la vogliono nessuno la piglia”, come recita un antico adagio romanesco.

Nel senso che la rete è diffusissima, ma pochi sanno cosa sia. Un’indagine curata da Eurostat, l’ufficio statistico europeo ha evidenziato che in Europa solo il 55,5% di persone è dotato di competenze digitali di base. Eppure, finora, è prevalsa la narrazione del contrario. Secondo alcuni questa percezione è dovuta all’uso eccessivo dei social, fino a identificarli con il web stesso. Infatti per molti internet rappresenta un flusso continuo di contenuti, spesso subiti dall’utente o con rari inviti a cliccare su un link.

Sono stati diffusi molti studi sugli effetti di un uso massiccio dei social: fallimento, ansia, competizione, invidia, esaltazione dei corpi, acquisti incontrollabili. Eppure questi aspetti negativi vengono confusi con internet. Prima dell’arrivo dell’orda barbarica dei social (il 2007 è l’anno di grazia dell’arrivo di Facebook, mai più senza!) il web era un’immensa prateria composta da forum tematici, blog, chat e siti. In origine era uno spazio caotico, anarchico ma creativo. Navigare era un vero e proprio viaggio in cui si conosceva il luogo da cui si partiva per arrivare chissà dove.

Ora questo ritorno alle origini è l’obiettivo del movimento IndieWeb, che auspica di allontanare poteri e funzioni dalle fauci delle multinazionali per trasferirli a livello periferico crendo relazioni orizzontali e paritarie, favorendo la collaborazione e l’uguaglianza dei partecipanti. Basta offrire anima e corpo alle piattaforme che ci seducono, catturano e sfruttano per poi obnubilarci solo per avere un minimo spazio espositivo! Potrebbe sembrare una rievocazione nostalgica, ma c’è dell’altro. Si averte la necessità di liberarsi dalle catene dorate di un sistema che ha instaurato il controllo totale su ogni luogo del quotidiano. Si desidera una rete che stimoli la curiosità e non l’assopisca.

Vecchio, caro Facebook

E’ un grido di dolore nei confronti della pubblicità invadente, una rivendicazione di un proprio spazio, un atto di resistenza allo squallore dilagante. L’esempio che viene fatto per comprendere il concetto il tuo contenuto è tuo può essere racchiuso nel motto del movimento:

“Quando pubblichi qualcosa sul web, dovrebbe appartenere a te, non ad una società. Troppe società sono andate fallite e hanno perso tutti i loro dati relativi agli utenti. Entrando in IndieWeb, il tuo contenuto rimane tuo e ne hai il controllo”.

Il ritorno ad una rete libera da lacci e lacciuoli delle multinazionali fa quasi tenerezza. Pensare che il cyberspace possa essere di tutti navigatori e non solo di pochi miliardari sembra quasi un’utopia. Ma proprio nel rispetto etimologico del termine, dal greco no-topos “non luogo”, bisogna confidare nella possibilità che il non luogo di oggi, possa essere il luogo di domani. Nella speranza che non venga negata la possibilità di sognare, perché attraverso essa si può trasformare lo status quo.