Mi voglio sposare? Si, no, forse…

Insomma la solitudine dilaga a macchia d’olio dunque perchè non decidere di convolare a nozze con sè stessi? C’è chi già ha deciso e ritrovandosi ha preso moglie, o marito…

Nella società fluida ci si può sposare anche da soli! Sembra una di quella notizia che apparivano nella rubrica “Stano ma vero” della Settimana Enigmistica: oggi si può andare a nozze anche da soli. Si resta sorpresi ma forse è un sintomo dei tempi che viviamo. Oppure simile a quella di un signore molto timido che aveva pochissime relazioni sociali e, poiché amava i rapporti epistolari (Internet e l’Intelligenza Artificiale (IA) erano ancora lontani), si scriveva delle lettere da solo. Spesso le due missive, scritta dalla stessa persone, contenevano visioni opposte. Casi della vita!

Di contro può essere pure uno di quei fenomeni da far rientrare nel “Teatro dell’Assurdo”, un movimento teatrale del secondo dopoguerra, fiorito tra gli anni ’40 e ’60 in Europa, che rifiutava la drammaturgia tradizionale attraverso azioni e dialoghi apparentemente senza senso per rappresentare l’alienazione, l’incertezza e l’irrazionalità dell’uomo moderno. Condizioni, queste sì che si sposano perfettamente con l’homo technologicus! Il fenomeno è stato definito dalla psicologia “Sologamia” per descrivere un’unione matrimoniale con sé stessi.

Chissà cosa accadrebbe se uno dei due, alla soglia dell’altare si tirasse indietro (sic)! La cronaca è ricca di casi questo genere. Forse nella fluidità della società è un modo per dichiarare a sé stesso impegno, amore e rispetto. Qualcuno ha chiamato i testimoni, indossando pure l’abito speciale per la cerimonia. Gli esperti sostengono che può essere inquadrato come un momento di transizione. In alcune fasi della vita di una persona, ad esempio, dopo un’interruzione del proprio rapporto d’amore, una patologia o solo perché si vuole essere liberi, si desidera stare per conto proprio.

Questo è particolarmente vero per le donne, abituate da sempre a sottostare al classico cliché di mogli e madri. Ed infatti il 35% delle appartenenti al gentil sesso, pur non praticando la sologomia, hanno deciso di mettere al primo posto nella propria scala di valori l’indipendenza individuale e professionale. Il fenomeno può essere spiegato dalla condizione di singletudine in forte crescita in Italia. Secondo l’Istat i single sono circa 8,8 milioni. Oltre a cause economiche, gioca un ruolo decisivo la sovversione del paradigma culturale. Si è iniziato col lavoro, spesso lontano da casa.

Una sorta di allenamento a stare da solo, a cui ci si abitua fino a trasformarsi in un modus vivendi. C’è da dire che fino a qualche decennio fa la condizione da single era disapprovata da amici, parenti e colleghi di lavoro. In apparenza la accettavano, ma poi ognuno insisteva nel consigliare al single di trovare l’altra metà. Di sicuro, da qualche decennio, ormai si è diffusa la consapevolezza di non sottostare ad alcun condizionamento sociale o religioso. I legami affettivi son diventati instabili, con meno vincoli e adattamenti. In questo mondo, si sa, la perfezione non esiste.

E’ una grande banalità, ma anche una grande verità. Nel senso che essere sologamo può testimoniare un’autentica autonomia e la consapevolezza di avere degli spazi in cui far esprimere la propria creatività e che si stia vivendo una forma di benessere. Ma i rischi sono in agguato. Il ritmo di vita odierno viaggia in modo forsennato e logora chiunque. In un contesto siffatto, è facile per chi ha scelto la sologomia di sentirsi isolato e refrattario a qualsiasi confronto.

Non dimentichiamoci che, piaccia o no, l’essere umano è un animale sociale, quindi portato a stabilire molteplici relazioni. Se sposarsi da solo è un atto autentico verso sé stessi, di stima, consapevolezza e rispetto è più che accettabile. Ma se rappresenta una scorciatoia, un diniego per paure verso il mondo esterno, allora sarebbe il caso di pensarci in profondità.

Comunque sia, vita da single o in coppia, l’importante è non subire prevaricazioni nelle scelte!