Il killer di Erika Preti torna ai domiciliari: “È obeso, non può stare in carcere”

L’uomo, che uccise la fidanzata con 57 coltellate, potrà avere contatti soltanto con i genitori.

Biella – Torna agli arresti domiciliari Dimitri Fricano, l’uomo condannato a trent’anni di reclusione per l’omicidio della compagna Erika Preti, uccisa durante una vacanza in Sardegna nel 2017. Il 38enne, che ha scontato appena sette anni della pena, aveva già ottenuto il trasferimento presso l’abitazione dei genitori a Biella circa un anno fa, sempre per motivi legati alle sue condizioni fisiche.

La nuova concessione dei domiciliari arriva a seguito del peggioramento del suo stato di salute. Con un peso corporeo che si aggira intorno ai 200 chilogrammi, gravi limitazioni nella mobilità e un forte consumo di tabacco – circa quaranta sigarette giornaliere – il Tribunale di sorveglianza ha ritenuto che la permanenza nell’istituto penitenziario torinese non fosse più compatibile con le sue condizioni mediche.

Rispetto alla precedente concessione, tuttavia, questa volta le restrizioni sono più severe: l’uomo non potrà godere delle tre ore quotidiane di libertà che gli erano state inizialmente accordate e avrà contatti esclusivamente con i genitori, con divieto assoluto di frequentare altre persone o parlare con estranei.

La decisione ha riacceso le polemiche nel territorio biellese, dove in passato il padre della vittima si era imbattuto casualmente nell’assassino della figlia mentre questi si trovava fuori casa durante le ore di permesso. Un incontro che aveva provocato profonda indignazione e dolore nei familiari di Erika Preti.

Erika Preti

Dal punto di vista normativo, la legislazione italiana prevede che il Tribunale di sorveglianza possa autorizzare misure alternative alla detenzione – tra cui gli arresti domiciliari – quando lo stato di salute del detenuto risulta incompatibile con la permanenza in carcere, secondo quanto stabilito dall’articolo 47 dell’Ordinamento penitenziario.

Per ottenere tale concessione è necessaria una perizia medica che certifichi la presenza di patologie gravi impossibili da curare adeguatamente all’interno della struttura carceraria. Nel caso specifico di Fricano, l’obesità grave accompagnata da serie difficoltà nei movimenti ha costituito il presupposto sanitario che ha giustificato dapprima la concessione delle ore di libertà per sottoporsi a cure mediche, e successivamente il ritorno completo presso il domicilio familiare con limitazioni più stringenti nei contatti sociali.