Dopo la rinuncia dell’imputato, anche la Procura decide di non impugnare la sentenza. La famiglia di Giulia Cecchettin: “Ora voltare pagina e trasformare il dolore in consapevolezza”.
Venezia – Il caso giudiziario dell’omicidio di Giulia Cecchettin si è chiuso definitivamente. La Procura Generale presso la Corte d’Appello di Venezia ha comunicato la rinuncia all’impugnazione della sentenza che ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta. Una decisione che segue di poche settimane quella dello stesso imputato, che il 10 ottobre aveva annunciato con una lettera di voler rinunciare al ricorso in appello.
La notizia è stata comunicata agli avvocati della famiglia Cecchettin – Nicodemo Gentile, Piero Coluccio e Stefano Tigani – rendendo superflua l’udienza di secondo grado fissata per il 14 novembre. La condanna all’ergastolo pronunciata in primo grado diventa così definitiva, senza possibilità di ulteriori ricorsi.
Inizialmente la Procura aveva manifestato l’intenzione di proseguire con l’appello per ottenere il riconoscimento di aggravanti ulteriori: la crudeltà e lo stalking. Il tribunale di primo grado aveva già addebitato a Turetta la responsabilità dell’omicidio e accertato le aggravanti della premeditazione e della relazione affettiva conclusa con violenza.
Tuttavia, dopo la decisione dell’imputato di accettare la condanna, anche l’accusa ha scelto di non procedere oltre. I legali della famiglia hanno accolto questa scelta definendola coerente e giusta, sottolineando come la rinuncia di Turetta renda definitivo l’accertamento della premeditazione, una delle circostanze più gravi previste dal codice penale.
La premeditazione – il fatto cioè che l’omicidio sia stato pianificato e non frutto di un impulso – pesa enormemente nella valutazione del crimine. Nel caso specifico, questa circostanza rivela una vicenda caratterizzata da una visione distorta del legame affettivo, dove l’amore si è trasformato in possesso e poi in annientamento.
Per la famiglia di Giulia, la chiusura definitiva del procedimento rappresenta anche la possibilità di interrompere un meccanismo che continuava a riaprire la ferita di una perdita così devastante. Ogni passaggio processuale ha significato per i familiari di Giulia rivivere quei momenti terribili, confrontarsi ancora una volta con la brutalità di quanto accaduto.