Vaccini si, vaccini no: la solita solfa

Si torna a parlare di vaccini ma la popolazione sembra sempre più sorda ai solleciti di uno Stato ondivago che non sa che cosa fare. Copertura vaccinale raggiunta solo in tre regioni.

La copertura vaccinale nel nostro Paese non raggiunge il 95%. I vaccini in Italia rappresentano un nervo scoperto, un argomento che scatena dibattiti e diatribe. Un po’ come applicare il sale su una ferita aperta: sono dolori! Il “casus belli” è balzato agli onori della cronaca lo scorso mese di agosto con la nomina della commissione Nitag. E’ un acronimo di National Immunization Technical Advisory Group, un gruppo consultivo indipendente del Ministero della Salute italiano, composto da esperti col compito di fornire raccomandazioni e pareri tecnici basati su evidenze scientifiche in materia di immunizzazioni e politiche vaccinali, supportando così il dicastero nella stesura del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale.

Cosa è successo di tanto eclatante? Nella commissione erano stati nominati da Orazio Schillaci, ministro della Salute, due componenti considerati attigui alle posizioni no-vax. Apriti cielo! Dopo molte polemiche, il ministro ha revocato l’intero gruppo di nomine, lasciando quindi la sorte attuale della commissione incerta, ma è probabile che un nuovo gruppo verrà successivamente nominato in seguito ad un processo più trasparente. 

Allo stato attuale i dati ci dicono che per nessuno dei vaccini obbligatori si raggiunge la soglia del 95%, ossia il livello di copertura vaccinale raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per raggiungere l’immunità di gregge, vale a dire la protezione collettiva da una malattia infettiva. Nel 2017 l’allora ministro Beatrice Lorenzin individuò 10 vaccini obbligatori inseriti nei cosiddetti “Livelli essenziali di assistenza – Lea”, ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o tramite pagamento di un ticket, per assicurare uniformità su tutto il territorio nazionale.

Si riparla di no-vax ma ci sono migliaia di altri cittadini che si allontanano dai vaccini

Ma il risultato, obbligo o no, non è stato raggiunto. Nessuno dei magnifici 10: morbillo, virus Hib, difterite, tetano, pertosse, epatite B, poliomielite, rosolia, parotite e la varicella per i nati dopo il 2017, ha raggiunto la soglia prefissata. Il risultato è stato positivo solo in 3 regioni: Emilia-Romagna, Lombardia e Toscana, le altre latitano. I dati confermano che l’obbligo vaccinale, pur non raggiungendo la soglia fatidica del 95%, ha incrementato, comunque, il numero di bambini vaccinati.

Il decreto Lorenzin prevedeva per varicella, parotite, rosolia e morbillo l’abolizione del vaccino entro il 2020, qualora si fosse raggiunta la copertura vaccinale. Ma il 2020 è stato un anno funesto a causa del letale Covid-19, per cui si era in altre faccende affaccendati. Il discorso sui vaccini è molto delicato sia a livello legislativo che sociale e politico. Se lo Stato deve salvaguardare la salute collettiva, una volta stabilitone il pericolo, non può non essere investito dell’autorità, scaturita dalla legge, di decidere e imporre una decisione. 

Questa visione confligge con la norma della libertà di cura, il cui attore però non è investito di una responsabilità collettiva, quindi la sua salvaguardia potrebbe essere dannosa per gli altri. Senza cadere nella sterile contrapposizione vax/no-vax, ci sono momenti storici in cui bisogna agire con decisione, senza tentennamenti. Uno Stato serio non può comportarsi in maniera ondivaga, come è successo, ad esempio, con i dipendenti della sanità che si sono sottratti alla vaccinazione anti Covid-19.

Prima sono stati sospesi dal lavoro e dallo stipendio, poi reintegrati, come se non fosse accaduto nulla. A discapito di coloro che si sono vaccinati e hanno dovuto lavorare il doppio per mancanza di personale!