I magistrati lanciano il comitato contro la riforma della giustizia

Dopo l’approvazione al Senato, nasce il gruppo di lavoro dell’ANM, con Enrico Grosso presidente onorario.

Il giorno dopo l’approvazione del ddl costituzionale, l’Associazione nazionale dei magistrati dà il via al comitato del no: si tratta di un’organizzazione autonoma, alla quale possono aderire avvocati, professori e cittadini. Il gruppo di lavoro è guidato dal giudice Antonio Diella con il debutto del presidente onorario, l’avvocato e professore Enrico Grosso, che ha spiegato a Repubblica il motivo della sua decisione di accettare questo ruolo:

“La prima cosa che vorremmo spiegare ai cittadini – ha spiegato in anteprima al quotidiano il professor Grosso – è che bisogna sventare una mistificazione. Questa riforma non è sulla separazione, ma è sulla delegittimazione e sull’indebolimento del Consiglio superiore. Non è stata fatta per separare le carriere dei Pm da quelle dei giudici, che ormai sono già lontane tra loro, ma solo per puntare all’autonomia e indipendenza della magistratura, di cui il CSM è presidio fondamentale”.

Grosso ha chiarito di essere disponibile a confronti pubblici e televisivi con chi fa parte del comitato del sì, inclusi la premier Meloni e il ministro Nordio, purché non si trasformi in “duelli politici”.

“Da costituzionalista posso dire che questo protagonismo del governo è fuorviante ed è un fuor d’opera che un testo del governo arrivi blindato fino alla quarta lettura. I ddl che modificano la Costituzione storicamente partivano da una proposta dei parlamentari, proprio perché si doveva cercare la maggiore convergenza possibile”.

Sulla riforma della giustizia è intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein, che sostiene come la riforma possa servire a chi ha già il potere. Secondo la leader dem infatti non migliorerebbe l’efficienza della giustizia italiana né stabilizzerebbe i precari della giustizia e non velocizzerebbe neppure i processi.

“Se chiediamo agli italiani come questa riforma migliori le loro vite, la risposta è ‘nulla’, anzi, se chiediamo al ministro Nordio come questa riforma migliori il funzionamento della giustizia in Italia, ad esempio rendendo più veloci i processi, lui stesso ammette che non ha nulla a che fare con l’efficienza della giustizia. E allora a chi serve? Serve a questo governo, come ha chiarito la presidente Giorgia Meloni, ad avere le mani libere e a ritenersi al di sopra della legge. Vogliono le mani libere, questo è il punto”.