Bere con moderazione nella consapevolezza di esporci a patologie anche gravi che, con l’andar del tempo, possono peggiorare di molto.
Alcol e donne, attrazione fatale! L’alcol, quella sostanza liquida ricavata dalla fermentazione degli zuccheri è il principale componente delle bevande alcoliche, oltre che un potente psicoattivo che modifica la consapevolezza e causa dipendenza. Negli ultimi anni ha deciso di sedurre le donne, che sono cadute con irrisoria facilità nella sua rete ammaliatrice.
D’altronde nell’antica Grecia il suo potere eccitatorio era rappresentato da Dionisio, Bacco per i Romani, il dio del vino, della festa, dell’estasi, della fertilità e della natura selvaggia, il cui culto era caratterizzato da rituali di liberazione estatica e celebrazione del vitalismo. Ed incarnava la dualità tra gioia e esaltazione, caos e morte. Nel corso dei secoli il bere ha rappresentato un simbolo di aggregazione e di socialità in tutti i tipi di società. Anche in natura è stato dimostrato che molti animali vanno alla ricerca di piante inebrianti da annusare e/o mangiare, per poi abbandonarsi ad uno stato di alterazione e piacere.
A conferma, forse, che la natura degli esseri viventi è attratta da sostanze che fanno allentare i freni inibitori. Tuttavia la Scienza ha dimostrato che il consumo di alcol nuoce gravemente alla salute. C’è solo l’imbarazzo della scelta: dai danni cerebrali, all’indebolimento del sistema immunitario, dall’insorgenza di patologie del fegato e del pancreas, all’aumento del rischio di sviluppare tumori. Inoltre, altera le capacità cognitive e dell’umore, riduce infatti i tempi di reazione e in dosi leggere comporta un aumento dell’eccitazione e disinibizione, mentre a dosi più elevate provoca un aumento degli stati depressivi.
Chi consuma alcol ha maggiori probabilità di sviluppare patologie, tra cui numerosi tipi di tumore, osteoporosi, riduzione della fertilità, menopausa precoce e complicanze legate alla gravidanza. Inoltre, a livello psichico, sono frequenti ansia, depressione, attacchi di panico e bulimia, sindrome alcolica fetale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i giovani e le donne sono le prede preferite dall’alcol, soprattutto nella fascia d’età 20/40 anni. Per le donne questo è causato dalla loro diversa composizione biologica ed ormonale.

Il nesso tra abuso di alcol e tumore è stato confermato dall’International Agency for Research of Cancer (IARC), un’agenzia dell’OMS che effettua ricerche sul tema. Il consumo di alcol tra i giovani è fortemente condizionato dagli uffici marketing delle case produttrici. Invitano al consumo di cocktail a base di gin, vodka e rum mescolati con sapori dolciastri più piacevoli al gusto, con accattivanti campagne pubblicitarie. Poi c’è l’aspetto economico, che, comunque va considerato.
La produzione di alcool incide sul Prodotto Interno Lordo in modo rilevante e avrebbe bisogno di una regolamentazione e di una seria analisi dell’aspetto culturale dell’alcol. Ancora una volta si manifesta una maggiore discriminazione sociale delle donne rispetto agli uomini, perché la stessa condizione di “bevitori” se colpisce le prime hanno un conto in più da pagare, perché vittime di pregiudizi duri a morire. A un quadro, di per sé, già drammatico, si aggiunge la carenza di servizi ad hoc oggi offerti.
Succede spesso che esse si adattano allo status quo, restando schiacciate dai preconcetti, innescando un meccanismo inconsapevole di alimentazione del processo discriminatorio. Il solito copione che si ripete all’infinito: stessi protagonisti, stesse vittime. E ora di dire basta e alla salute, con moderazione!