Occorrono investimenti per gli istituti tecnici e per la formazione professionale. Oggi trovare un buon idraulico o un elettricista è praticamente impossibile.
Gli artigiani, chi sono costoro? Se il grande scrittore francese Marcel Proust era alla “ricerca del tempo perduto”, oggi molto più modestamente si cerca l’artigiano scomparso. Nemmeno la trasmissione “Chi l’ha visto”, il programma più famoso e longevo della tv per la ricerca di persone scomparse, ha potuto farci granché! Ma qui non si parla di scomparsa volontaria o di altra natura, ma di chiusura forzata, per raggiunti limiti d’età e per la crisi economica di molte attività artigianali.
Secondo il Centro Studi della CGIA, Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre, nell’ultimo decennio c’è stata una grande moria di botteghe artigianali, 400 mila unità. Vale a dire che il 25% di esse ha tirato giù la cler. Il fenomeno ha riguardato tutto il territorio nazionale senza distinzioni o preferenze geografiche particolari. Anche se il Mezzogiorno ha registrato una perdita un po’ più ridotta, forse legata alle opere pubbliche del PNRR e al Super bonus 110%.
E’ cronaca quotidiana il fatto che oggi trovare un idraulico, un tappezziere o un artigiano che possa riparare ciò che si danneggia in casa, è un’impresa quasi titanica. Sono pochi e per quelli… sopravvissuti all’estinzione, riuscire a fissare un appuntamento è come ricevere un miracolo a Lourdes. La prospettiva è ancora più negativa per il futuro, a causa dell’invecchiamento della popolazione e la scarsissima mobilità del mercato del lavoro in questo settore. Il vistoso calo non è frutto solo di queste cause, ma anche di molte assimilazioni di imprese.

Questo processo se da un lato ne ha ridotto il numero, dall’altra ha incrementato la grandezza delle aziende con una crescete produttività in alcuni settori, quali la moda, il trasporto merci, il metalmeccanico e l’installazione impianti. Molte attività manuali hanno subito una violenta depauperazione culturale, risultando per nulla attrattivi per i più giovani. Questa corposa trasformazione è stata registrata dai dati, confrontando, ad esempio il numero di idraulici presenti su tutto il nostro territorio e gli avvocati. I primi ammontano a 165 mila, i secondi a 233 mila. Non è solo la mancanza di seduzione che questo settore esprime verso i più giovani a spiegare il crollo del settore.
Va aggiunta anche la scarsa programmazione della formazione professionale nel Paese, di competenza delle Regioni e l’orientamento scolastico rimasto legato a logiche vetuste. Ancora oggi, gli studenti che nella scuola dell’obbligo hanno un buon curriculum vengono indirizzati ai licei. Mentre chi mostra delle lacune viene invitato a impararsi un mestiere. Innescando una vera e propria discriminazione culturale. Chi opta per studi professionali o tecnici lo farà in quanto spinto da lacune, non da scelte ponderate.
Per rivitalizzare il settore, che potrebbe, comunque, offrire buone opportunità nel mercato del lavoro, andrebbero fatti ingenti investimenti nell’orientamento scolastico, scuola e lavoro a fasi alterne, rinvigorendo gli istituti professionali, oggi considerati oggetti inutili, da smaltire. Infine dovrebbe scattare anche tra i giovani la molla a riappropriarsi di antichi saperi artigianali, perché Intelligenza Artificiale (IA) o no, un provetto artigiano sarà utile, sempre, ovunque e comunque!