Mi disconnetto ma non del tutto

La legge sul lavoro agile ha permesso a migliaia di lavoratori di esercitare l’attività da casa dunque in un ambiente nettamente più favorevole. Ma non tutti sono stati attratti da questa possibilità.

Anche i manager si stanno adeguando alla disconnessione. I fenomeni sociali sembrano seguire un andamento lento, tanto per citare il titolo di una canzone di Tullio De Piscopo del 1988. Nel senso che prima si presenta sotto dorma di un rivolo d’acqua con molta flemma, poi cresce poco alla volta fino a inondare tutto il tessuto sociale. La metafora, forse, potrebbe essere calzante per descrivere il fenomeno della disconnessione tra i manager.

Col trascorrere degli anni cresce sempre di più il numero di coloro che decidono di staccare dai device tecnologici. In Italia il diritto alla disconnessione è stato introdotto nel 2017 con la Legge 81 relativa al Lavoro Agile (Smart Working), che riconosce al lavoratore il diritto di disconnettersi dagli strumenti tecnologici al di fuori del proprio orario di lavoro, senza subire penalizzazioni. La legge non stabilisce regole generali ma demanda la definizione di queste modalità di disconnessione agli accordi individuali o collettivi tra datore di lavoro e impiegato, che devono specificare quando e come il diritto viene esercitato, senza però pregiudicare la salute del dipendente e/o collaboratore. 

Buon ultimi sono arrivati i manager, ma si sa che si tratta di lavoratori particolari, sempre concentrati sul lavoro h24. I nuovi strumenti tecnologici hanno accentuato questa tendenza, per cui non staccano mai, come un ciclo ininterrotto. Poteva mancare un’indagine ad hoc sul fenomeno? Certo che no! AstraRicerche, una società di ricerche sociali e di mercato, ha effettuato uno studio su un campione di 1000 manager italiani su incarico di Manageritalia, la community dei manager e delle alte professionalità con oltre 43.000 associati dirigenti, quadri ed executive professional.

Ebbene anche tra i tetragoni manager si è aperta una breccia. Infatti pur restando una delle figure che si porterebbero il lavoro a letto o al cesso e non è detto che non l’abbiano fatto, ora sembrerebbero più orientati alla ricerca di una conciliazione tra vita lavorativa e personale. Il problema è che, finora, avendo dedicato la propria esistenza al totem del lavoro, non è mica tanto certo che abbiano una vita privata, o se ce l’anno è…priva di qualsiasi connotato per essere definita tale.

Il momento cruciale per valutare se la disconnessione c’è oppure no sono le vacanze. Il 73,7% dei manager ha ritenuto di essere raggiungibile dai propri collaboratori per far fronte a qualsiasi tipo di evenienza. Pur essendo una quota ancora alta, è rilevante constatare l’incremento di quelli che hanno fatto una scelta contraria. Ovvero un totale abbandono di tutte le diavolerie tecnologiche per il periodo delle vacanze. Se si pensa che 10 anni fa la quota di quelli che avevano fatto una scelta così temeraria era del 4,9%, mentre oggi sono il 12,7%, si comprende come la crescita sia stata rilevante.

La tendenza ha subito un’accelerazione negli ultimi anni, forse a causa della pandemia, che, come si vede, ha messo lo zampino dappertutto negli aspetti negativi e positivi. Resiste, comunque, uno “zoccolo duro”, gli ostinati, pari al 69,5% che sarà lì pronto a fare scrolling sul proprio smartphone per controllare l’ultima mail, hai visto mai.

Riusciranno mai i nostri eroi a disconnettersi in gran numero, o resteranno avviluppati in un sistema lavorativo ossessivo da cui non riescono a liberarsi? Lo si spera per loro, perché una vita di questo tipo non ha nulla per essere definita completa!