Ho 40 anni, sono single e in carriera

Le donne sono più autonome e libere di scegliere che cosa fare della propria vita. Ma mettere su famiglia, con i tempi che corrrono, non se ne parla.

Donne, senza partner e figli: un nuovo modo per esprimere l’autodeterminazione di genere? Una volta le donne arrivate ad una certa età dovevano sposarsi, fare figli, sistemarsi come si soleva dire. Era inconcepibile e disapprovato dalla morale comune chi non rispettava questa sorta di codice di comportamento sociale. Al punto da essere denigrata, emarginata, sovversiva dell’ordine costituito, considerata una reietta.

Oggi, per fortuna, la situazione è cambiata e si è, addirittura, capovolta. Nel senso che le donne sono più autonome e libere di scegliere che cosa fare della propria vita. Secondo un report a cura di Morgan Stanley, una banca d’affari con sede a New York, negli USA, entro il 2030 il 45% delle donne nella fascia d’età trai i 25 e 44 anni sarà single e senza prole. Il fenomeno si sta estendendo, come un fiume che scorre a valle, in Europa e nel Belpaese, dove negli ultimi 20 anni le donne single si sono quasi raddoppiate, di cui molte per scelta. Non si tratta del diniego della famiglia o di diventare madri, ma di un contesto che ha trasformato il suo paradigma.

La denatalità aumenta in maniera esponenziale

Ci si sposa in tarda età, i divorzi crescono, il 1° figlio alle soglie dei 40 anni, in quanto è mutata la scala di valori. Si pensa prima alla carriera e alla realizzazione professionale e personale, poi se resta tempo, al resto. Molte donne ritengono si stare meglio da single che con un compagno tra i piedi. Secondo gli analisti del costume sociale si tratta di un nuovo modo di esprimere la propria libertà. Se questa interpretazione può essere veritiera, tuttavia la realtà dimostra che, spesso, più che una scelta, si tratta di una costrizione.

Come si fa a mettere su famiglia con un lavoro che oggi non c’è e domani forse, coi salari che non crescono da tempo immemore, col mercato immobiliare alle stelle e il divario di genere in quello del lavoro? Altro che libertà, autodeterminazione, qui ci troviamo di fronte a scelte obbligate, perché dato il contesto non se ne possono esprimere altre! E’ chiaro che i mutamenti nel sistema valoriale sono in fermento, in continuo divenire. Le donne non si sentono più marchiate a vita per non essere madri e/o mogli, perché la fluidità è il carburante delle nuove relazioni. Ma la vera sovversione dell’ordine costituito potrebbe essere liberarsi dal giogo della scelta forzata: o carriera, o famiglia, ma poter conciliare entrambe le condizioni.

Il punto critico è che si è passati dalla visione in cui si esaltava le donne in quanto mogli, madri e casalinghe ad una forte, decisa, carrierista, autonoma. Due condizioni che rischiano di ingabbiare la personalità femminile in quanto si affievolisce la possibilità di poter scegliere liberamente senza essere incapsulata in un modello sociale. La scommessa, che bisognerà tentare di vincere, per le nuove generazioni, maschi e femmine, sarà usufruire di un welfare attento ai cambiamenti, in cui poter assortire benessere individuale, inteso come realizzazione professionale e quello relazionale in un contesto di un rapporto di coppia.

Un sistema che possa offrire gli strumenti utili a soddisfare i bisogni sociali, quali asili nido accessibili, congedi parentali efficaci, strutture socio-sanitarie attrezzate sul territorio per la cura degli anziani non autosufficienti e i disabili. Sono soltanto alcuni esempi di come possa funzionare una società attenta alle emergenze della società e che abbia a cuore la natalità di una nazione e la conciliazione tra vita privata e carriera.