La morsa del caldo pesa sulle tasche dei cittadini e sul consumo di energia

Ondate di calore e uso massiccio dei condizionatori aggravano i divari tra Paesi ricchi e fragili.

L’Europa negli ultimi mesi è stata messa a ferro e… fuoco (è proprio il caso di dire) da un caldo che più infernale non si può. Il rimedio che molti hanno attuato è stato l’utilizzo “a manetta”, come si suole dire in gergo, dell’aria condizionata. Ovvero quel processo, noto a tutti, almeno a chi può permetterselo, per mantenere e realizzare determinate condizioni di temperatura, umidità relativa e purezza dell’aria negli ambienti chiusi.

Si pensa di aver risolto il problema, ma invece le insidie sono tante. Sembra che questi impianti non possano durare a lungo, almeno come sono adesso. Uno studio internazionale, a cui hanno collaborato l’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) ha evidenziato come l’uso intensivo di queste apparecchiature possano passare dal 28% odierno al 41-55% entro il 2050. Però anche l’aria ha le sue… preferenze. Nei Paesi africani la media oscillerà tra il 9 e 15%, mentre nei Paesi industrializzati il consumo di energia elettrica schizzerà in alto. Tuttavia le maggiori spese, in relazione al loro misero budget, peseranno sui Paesi poveri in rapporto con quelli sviluppati che hanno il “portafoglio gonfio”. Con questa indagine è stata introdotta l’espressione “povertà da raffreddamento”. Si tratta delle difficoltà economiche, di accedere a sistemi di raffrescamento adeguati durante ondate di calore, esponendo le persone a rischi per la salute e il benessere. 

Nei Paesi meno ricchi le difficoltà economiche pregiudicano la possibilità di accedere a sistemi di raffrescamento adeguati durante ondate di calore, esponendo le persone a rischi per la salute e il benessere. 

Il fenomeno è diventato sempre più rilevante con l’aumento delle temperature e delle ondate di calore estreme, creando una nuova forma di disuguaglianza e vulnerabilità. Anche il caldo se la prende con i più fragili: come sparare sulla Croce Rossa! Il massiccio utilizzo dei condizionatori comporta uno sfruttamento eccessivo degli impianti di erogazione dell’energia elettrica rischiando l’esaurimento delle scorte. Comunque, le aree geografiche dove vige una massiccia produzione fotovoltaica hanno un consumo di elettricità inferiore del 25%.

A proposito di questa a tema, a Milano fino al 22 luglio si è svolta una mostra fotografica all’Institut français dall’eloquente titolo “La soluzione del raffreddamento”. E’ stato evidenziato l’adeguamento di varie popolazioni con diverse condizioni socioeconomiche all’ambiente soggetto al caldo infernale e all’umidità. Le istituzioni europee dovrebbero tesaurizzare studi di questo tipo, proprio mentre si parla di diminuire del 90% entro il 2040 le emissioni di gas serra.

A causa di guerre e crisi economiche anche la decarbonizzazione rischia di andare a farsi benedire

Con l’aria che tira, con la guerra Russia-Ucraina in corso e il forte vento verso il riarmo che spira, le prospettive sembrano molte negative.  Ed anche la decarbonizzazione rischia di andare a farsi benedire! E’ come se piovesse sul bagnato, che è quasi una beffa, visto il caldo che sta facendo. Nel senso che non bastava la povertà sociale ed economica che sta facendo crescere le disparità nella popolazione. Ci voleva pure quella da raffreddamento, a rendere il quadro ancora più fosco.

D’altronde c’è poco da stupirsi, quest’ultima è la diretta conseguenza della prima. Una povertà multidimensionale, dunque. Il fenomeno sta diventando sistemico proprio perché si è esteso laddove organizzazioni sociali, famiglie e singoli cittadini subiscono la nocività del caldo, soprattutto per le infrastrutture inadeguate.

Si tratta di beni fisici che dovrebbero essere riqualificati per massimizzare l’efficienza energetica, con un elevato isolamento termico, la corretta esposizione solare, l’utilizzo di finestre ad alte prestazioni e sistemi di ventilazione meccanica controllata con recupero di calore. Ma non solo, anche sistemi sociali, alimentati da reti di supporto e infrastrutture. E per finire, risorse immateriali con la dovuta competenza in grado di adeguarsi alle conseguenze del caldo e dell’umidità. Se esiste un piano del genere in Europa, possiamo “mangiarci un bricco”, come si dice nello slang bolognese. Nella sua interpretazione autentica, l’espressione si riferisce a qualcuno che dice di riuscire a realizzare qualcosa, ma nei fatti è impossibile!