Addio a Pippo Baudo, il gigante della televisione italiana

Catanese di Militello, aveva 89 anni. Presentatore, innovatore e scopritore di talenti, per oltre sessant’anni ha tenuto compagnia al pubblico segnando un’epoca del piccolo schermo.

Roma – Pippo Baudo se n’è andato al tramonto, il giorno dopo Ferragosto, dando il titolo alla prima serata del suo ultimo sabato sera. La sua morte chiude definitivamente un’epoca della televisione italiana, quella del garbo e dell’educazione, che Baudo incarnava insieme ad altri mattatori del tubo catodico che ci hanno lasciato prima di lui: Tortora, Corrado, Raffaella Carrà, Mike Bongiorno e Costanzo.

Siciliano di Militello in Val di Catania, all’anagrafe Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, per tutti Pippo, era nato il 7 giugno del 1936. Baudo non è stato solo un presentatore, ma un vero innovatore, scopritore di talenti come Beppe Grillo, Tullio Solenghi, Heather Parisi e Lorella Cuccarini, e protagonista di programmi che hanno segnato la cultura popolare italiana. La sua carriera, costellata di successi e qualche crisi, è uno specchio della storia della RAI e della televisione commerciale, quindi del Paese.

L’avvocato mancato conquista il successo con Settevoci

Il padre lo voleva avvocato e Baudo lo accontentò con la laurea in Giurisprudenza all’università di Catania, ma come confessò in un’intervista molti anni dopo, sognava il mondo dello spettacolo, non le aule dei palazzi di giustizia. Il debutto arrivò nel 1959, a Palermo, nel concorso musicale “La conchiglia d’oro”, dove si esibì come pianista accanto a Enzo Tortora. Poi il salto a Roma per inseguire il sogno. Affrontò provini come pianista, cantante e imitatore, ma fu il ruolo di presentatore a consacrarlo.

La carriera di Baudo decollò il 6 febbraio 1966, quando un imprevisto trasformò un’audizione in un’opportunità. Proponendo “Settevoci”, un quiz musicale con l’iconico “applausometro,” Baudo si trovò a sostituire un episodio mancante di Rin Tin Tin. “Il dirigente RAI lo definì una vaccata, ma non avevano alternative. Andò in onda e fu un successo,” raccontava Baudo. Il programma, con le sue giacche sgargianti e il carisma del conduttore, divenne un appuntamento fisso, aprendo la strada a una carriera che lo vide alla guida di 13 edizioni del “Festival di Sanremo”, “Canzonissima” (1972-1974), “Domenica In” (dal 1979) e “Fantastico”.

Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado e Enzo Tortora

I magnifici anni Ottanta e il tribolato passaggio a Mediaset

Gli anni ’80 furono il periodo d’oro. “Fantastico 5” (1984) e “Serata d’onore” attirarono milioni di spettatori, con punte di oltre 20 milioni per “Fantastico 7” (1986). Baudo non era solo un conduttore, ma un talent scout: scoprì Lorella Cuccarini, che debuttò in Fantastico 6, e lanciò Beppe Grillo come comico, intuendone il potenziale. Nonostante il successo, la carriera di Baudo fu segnata da momenti di tensione. Nel 1987, il presidente della RAI Enrico Manca criticò il suo stile “nazionalpopolare”, offeso Baudo replicò con ironia: “Farò solo programmi regionali e impopolari,” e lasciò la RAI per Mediaset, dove Silvio Berlusconi gli offrì la direzione artistica delle tre reti. L’esperienza, però, fu breve e travagliata. Per rescindere il contratto, pagò una penale cedendo un palazzo all’Aventino, poi sede del TG5.

Tornato in RAI nel 1989 con Serata d’onore su Rai2, Baudo riconquistò il pubblico con Gran Premio e Fantastico. Il 1992 fu segnato da un episodio memorabile a Sanremo: Baudo fermò in diretta Cavallo Pazzo, un disturbatore che minacciava di buttarsi dalla galleria denunciando presunte irregolarità. Gli anni ’90 portarono nuove sfide. Il Sanremo 1996 fu un flop, segnato da polemiche e dalle dimissioni di Baudo, poi rientrate dopo un incontro con la presidente RAI Letizia Moratti. Il ritorno a Mediaset nel 1997-1998 fu un altro passo falso: programmi come Una volta al mese e Tiramisù non lasciarono il segno. Ma Baudo, con il suo “carattere di ferro,” non si arrese.

Pippo Baudo, sessant’anni di carriera, 13 Festival di Sanremo

Nel 1999, Rai3 lo rilanciò con “Giorno dopo giorno”, un programma sugli eventi del XX secolo che, rinominato “Novecento”, passò in prima serata con grande successo. Il 2002 vide un altro Sanremo memorabile, seguito da un ritorno a “Domenica In” nel 2005. Nel 2007 e 2008, condusse il Festival con Michelle Hunziker, Piero Chiambretti e Bianca Guaccero, alternando momenti di gloria a edizioni meno fortunate. A 80 anni, nel 2016, Baudo tornò a “Domenica In”, dimostrando una vitalità straordinaria. La sua ultima apparizione significativa fu nel 2018, come ospite d’onore a Sanremo, dove fu celebrato come un’icona. Ieri sera il passo d’addio dell’ultimo gigante della televisione, che se n’è andato, come si addice ai mattatori, in prima serata.

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