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Italia senza difese nel cyberspace: il report Agcom svela rischi e carenze digitali

La nuova indagine fotografa un’Italia vulnerabile nel web, tra scarsa alfabetizzazione digitale e minacce crescenti.

Non è tanto campato in aria il paragone del cyberspace con una prateria del vecchio West. Quest’ultima si caratterizzava per i vasti spazi aperti, coperti principalmente da erba alta e spessa, con pochi alberi o arbusti, e un clima generalmente secco e ventoso. La terra era dura e compatta, formata da uno spesso strato di zolle erbose. Le praterie erano habitat di diverse specie di animali, come bisonti, coyote, e vari tipi di uccelli. Erano anche il luogo preferite di ogni sorta di criminali, bande di assalitori di diligenze e di rapinatori di banche, che sfruttavano proprio la loro morfologia per fuggire oltre confine ed eludere le attività degli sceriffi e dei funzionari federali.

Anche il cyberspace è una vasta prateria che offre tante possibilità, ma è anche il luogo in cui sguazzano delinquenti di ogni risma. E’ l’humus preferito per frodi online, furti di identità, diffusione di malware, attacchi ai sistemi informatici, revenge porn, ossia la condivisione di materiale pornografico senza il consenso della persona ritratta e il cyberbullismo.

cyberbullismo
Il cyberspace è una vasta prateria che offre tante possibilità, ma è anche il luogo in cui sguazzano delinquenti di ogni risma

Il 3 luglio è stato presentato il report dell’Autorità Garante delle Comunicazioni (AGCOM) dal titolo “I fabbisogni di alfabetizzazione mediatica e digitale nella popolazione italiana”. E’ emerso che l’80% delle persone teme per il bullismo e non sa come districarsi nel mare magnum del web. E’ stato esaminato un campione di 7 mila soggetti dai 6 anni in poi e il 50% si è imbattuto, suo malgrado, in episodi di odio online e di tesi cospirazioniste. Più o meno è la stessa percentuale che non chiede aiuto per un utilizzo più sicuro della prateria del web. Cosa che invece fanno i più giovani, rivolgendosi alla propria famiglia, ai docenti o amici e compagni di scuola. La popolazione esaminata ha manifestato i propri fabbisogni digitali. I dati ci informano che la rete si è, ormai, diffusa in modo capillare, tanto che il 90% dei cittadini naviga nei mari tempestosi del web e quasi il 50% usa Internet per oltre 4 ore al giorno.

Malgrado ciò, sono ancora tanti coloro che si incamminano verso un percorso accidentato perché sprovvisti delle adeguate difese. Ad esempio molti non sono consapevoli della funzione degli algoritmi utilizzati dai più importanti portali che circolano in rete. Così come è alta la quota, 64,6%, di chi esprime ignoranza algoritmica.

Cresce l’attenzione dei genitori nei riguardi dei figli minorenni: solo una minoranza del 5% circa lascia i ragazzi sul web a briglie sciolte.

Però c’è un 48% che sa come personalizzare il proprio viaggio online, attraverso il processo di ricerca, selezione, organizzazione e condivisione di contenuti pertinenti e di qualità. In pratica, si tratta di individuare, filtrare e presentare informazioni utili. Non desta sorpresa la pervasiva presenza dei device tecnologici, utilizzati per sapere notizie, comunicare con gli amici e di giovarsi di prodotti audiovisivi. E’ interessante la crescita dell’attenzione dei genitori nei riguardi dei propri figli minorenni, che viene attuata stabilendo qualche regola, oppure imporre il divieto assoluto. Solo una minoranza del 5% circa lascia i ragazzi a briglie sciolte.

Nel report è presente una sorta di elenco sugli strumenti per contrastare i pericoli del web. In primo luogo segnalare gli abusi, ma solo il 33% controlla il contenuto e la provenienza di notizie subdole. Se non si vuole l’annichilimento totale è necessario avere gli arnesi idonei per non farsi soggiogare.

L’aspetto più triste è che si decantano tanto le virtù salvifiche della tecnologia, senza renderci conto delle risorse intellettuali ed emotive impieghiate, forse sprecate, per stare al passo dei tempi. Ne è valsa davvero la pena?

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