I nativi digitali preferiscono cocktail e birra al nettare degli Dei: il trionfo dell’immagine sulla qualità nel bere social.
Nella mitologia Bacco è il nome romano del dio greco Dioniso, dio del vino, dell’estasi, della fertilità e della follia rituale. Sembra che sia poco venerato dalla Generazione Z, i nati tra la seconda metà degli anni ’90 e il 2010. Sono considerati i “nativi digitali”, cresciuti in un mondo completamente pervaso dalla tecnologia e da Internet. Questa generazione si distingue da quella precedente per la sua familiarità con gli strumenti digitali e la sua forte connessione con il mondo online.
Il Belpaese è famoso nel mondo per la sua varietà e qualità di vini molto pregiati che rappresentano dei importanti fiori all’occhiello per l’esportazione del Made in Italy. Ma i giovani della Generazione Z quando si tratta di vini si ritraggono, mostrando scarso entusiasmo verso questa bevanda. Eppure era considerato il “nettare degli Dei”, considerato un dono di…vino e simbolo di gioia e liberazione dei sensi.

A conferma di come la realtà digitale condizioni anche gli atteggiamenti sociali. Infatti la Generazione Z non apprezza perché di cattivo gusto, ma per il fatto che è poco “virabile” sui vari social. Al contrario, trionfano nelle “piazze virtuali”, come sono stati definiti social, birra, cocktail e bevande di lusso. Quando gli storici del costume di domani si troveranno a studiare la nostra epoca, quasi sicuramente la definiranno come quella del predominio del mondo virtuale rispetto al reale.
Non si è lontani dal vero, se si considera che 2 miliardi di persone nel mondo (a tanto ammontano quelle appartenenti alla Generazione Z) rifiutano il vino perché è poco “espressivo” su Instagram, mentre altre bevande, birra e cocktail in primis si prestano bene per “recitare”. E’ il trionfo dell’immagine a discapito della qualità in quanto con la prima scaturisce una valanga di “mi piace”, da cui nasce la viralità e la diffusione del proprio nome.

In dettaglio il 46% della Generazione Z opta per il cocktail, il 37% per la birra. Il vino è scelto per il 44% dai Millennials (i nati tra l’inizio degli anni ’80 e la metà degli anni ’90) e dalla generazione X (nata tra il 1965 e il 1980) e dal 48% dei Baby Boomers (i venuti al mondo tra il 1946 e il 1964). I giovani della Generazione Z, fedeli alla linea, scelgono anche i locali da frequentare, in base al successo che hanno sui social, condividendo contenuti, commenti o scrivere un post. C’è da registrare che andare in un locale e consumare bevande pubblicizzate dai social costa abbastanza, tenuto conto che si tratta di luoghi frequentati da personaggi seguiti con cui si è condiviso o postato qualcosa.
Data l’età, la Generazione Z è, con molta probabilità, quella col reddito più basso. Quasi sicuramente è “la borsetta di mammà” che contribuisce alla frequenza e al consumo di bevande come lo champagne e simili. C’è da dire, però, che la Generazione Z un modo o un altro per partecipare a questi eventi lo troverebbe comunque. Il fatto di poter avere tanti “aficionados virtuali” rappresenta un grosso contributo per la propria immagine e nomea, che fa superare pure le eventuali difficoltà economiche.
I ragazzi di questa Generazione sono favorevoli anche ad esperienze alternative, generate, però, dai social. Senza questi nuovi strumenti di comunicazione non si va da nessuna parte, ormai. Ad esempio negli ultimi tempi si sono diffuse le serate no alcol e il cosiddetto “zebra striping”. Si tratta di una nuova tendenza che sta ridefinendo il consumo di bevande tra i giovani.
Alternando bevande alcoliche e no-low alcol, questa pratica combina piacere e consapevolezza, promuovendo un approccio più salutare e responsabile al bere sociale. E’ chiaro che ognuno può bere quello che più gli aggrada, ovviamente senza abusi. Dispiace che la Generazione Z abbia deciso di applicare l’ostracismo al vino, per un aspetto che ha a che fare non col gusto ma con l’estetica. Non sa cosa si perde!