A Milano aperti i due scatoloni con reperti mai analizzati o dai risultati dubbi. Si cercano tracce biologiche per isolare Dna compatibile con il nuovo indagato Andrea Sempio.
Milano – Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, si apre a Milano un maxi incidente probatorio destinato a riaprire scenari cruciali sul delitto di Garlasco, avvenuto il 13 agosto 2007. Nei locali della Questura sono iniziate le operazioni peritali ordinate dal GIP di Pavia, Daniela Garlaschelli, con l’obiettivo di isolare profili genetici dai reperti mai analizzati o archiviati con esiti non conclusivi.
Due scatoloni per 90 giorni di accertamenti
Gli esperti della Polizia Scientifica, Denise Albani e Domenico Marchegiani, hanno aperto due scatoloni ritirati nei giorni scorsi dall’Unità di Medicina Legale dell’Università di Pavia e dal Comando dei Carabinieri di Milano. All’interno si trovano frammenti di tappetini da bagno, confezioni alimentari, sacchetti della spazzatura, buste chiuse e altro materiale rimasto finora inutilizzato.
Il primo passo è la verifica della catena di custodia e la corrispondenza con i verbali di repertazione. Il calendario degli accertamenti si svilupperà nei prossimi 90 giorni, con consegna dell’elaborato finale entro il 17 settembre e discussione in aula fissata per il 24 ottobre.
I nuovi esami nell’incidente probatorio: si parte dalla spazzatura
Le prime analisi partiranno dal pacchetto di rifiuti prelevati nel 2007, mai sottoposti a esami per rilevare tracce biologiche residue. Seguirà l’esame delle 35 strisce para-adesive utilizzate all’epoca per rilevare le impronte digitali nella casa di via Pascoli. Si tratta di un accertamento distruttivo, per cui le strisce saranno prima fotografate.
Fra le impronte figura anche la misteriosa traccia 10, rilevata sul portone d’ingresso con luce UV: all’epoca considerata “non giuridicamente utile”, oggi appare non riconducibile ad alcuno degli attori noti dell’indagine. Potrebbe essere stata lasciata da una mano sporca di sangue o altra sostanza.
Dna sotto le unghie e la traccia “scomparsa”
Ogni residuo biologico sarà confrontato con il Dna di un elenco molto ampio di soggetti: Andrea Sempio (nuovo indagato), Alberto Stasi (già condannato), i familiari della vittima, amici, carabinieri intervenuti sul posto, medici legali e personale del 118.
Non sarà invece possibile analizzare la famosa impronta n. 33, attribuita inizialmente a Sempio: la provetta risulta scomparsa. Tuttavia, i periti hanno a disposizione i tracciati elettroforetici delle unghie della vittima, analizzate nel 2014 durante il processo di secondo grado a Stasi.
Dubbi sulle contaminazioni
Gli esperti avvertono che il materiale genetico prelevato dalle mani di Chiara Poggi potrebbe essere stato contaminato, rendendo incerta la validità dei profili ricavati. Tuttavia, uno dei cinque aplotipi del cromosoma Y rinvenuto sulla vittima è perfettamente compatibile con quello ottenuto da oggetti usati da Sempio (una tazzina, un cucchiaino e una bottiglietta), raccolti da un’agenzia investigativa privata.
Super pool di esperti e periti in campo
Il team coinvolto comprende 11 esperti, tra periti nominati dal tribunale di Pavia e consulenti delle parti. A questi si aggiungono gli ultimi due consulenti nominati dai legali della famiglia Poggi, Dario Redaelli e Calogero Biondi. La difesa della famiglia Poggi, con gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagna, ha anche richiesto l’ampliamento della platea di confronto del Dna, includendo tutti coloro che entrarono in casa, anche per brevi sopralluoghi o interventi.