Omicidio Sulejmanovic, arrestato a Madrid il latitante Dajgor Ahmetovic: era l’esecutore materiale

Il 28enne, accusato di aver ucciso il 18enne Johnny Sulejmanovic nel 2024 a Milano, sarà estradato. Chiuso il cerchio su una faida familiare.

Milano – La Squadra Mobile ha messo fine alla fuga di Dajgor Ahmetovic, 28enne ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Johnny Sulejmanovic, il 18enne di origini bosniache freddato a colpi di pistola il 26 aprile 2024 in via Varsavia, a Milano. Arrestato vicino a Madrid, Ahmetovic era l’ultimo ricercato di un commando coinvolto in una faida tra famiglie bosniache. Sul suo capo pendeva un mandato di cattura europeo. Quattro complici – Roberto Ahmetovic, Jagovar Ahmetovic, Rubino Sulejmanovic e Qemajil Gjigolli – sono già stati condannati, mentre un altro indagato, Vittorio Hadzovic, è stato rintracciato in Francia.

L’operazione è scattata all’alba di ieri, quando la Policía Nacional spagnola, in collaborazione con i colleghi milanesi, ha localizzato Dajgor Ahmetovic in un appartamento alla periferia di Madrid. L’uomo, 28enne, si era rifugiato in Spagna dopo l’omicidio, sfuggendo alle ricerche grazie a una rete di appoggi. Ahmetovic, che viveva sotto falso nome, non ha opposto resistenza. Ora si trova in carcere a Soto del Real, in attesa dell’estradizione in Italia.

Il delitto risale alla notte del 26 aprile dell’anno scorso, quando Johnny Sulejmanovic, 18 anni, fu ucciso con tre colpi di pistola calibro 7.65 mentre dormiva con la moglie Samantha in un Fiat Ducato parcheggiato in via Varsavia, vicino all’Ortomercato di Milano. Secondo la ricostruzione della pm Laura Pedio, coordinatrice delle indagini, l’agguato fu pianificato come una spedizione punitiva. Il commando, composto da sei uomini, arrivò su un’auto nera armato di bastoni, spranghe e una pistola. Dopo aver sfondato i vetri del furgone, Ahmetovic avrebbe sparato, colpendo il giovane al torace e alla testa. La moglie, illesa, fornì un video girato col cellulare e dettagli cruciali, ma l’arma non fu mai ritrovata. Il movente affonda le radici in una faida tra famiglie bosniache, innescata da un pestaggio subito poche ore prima da Roberto Ahmetovic, che giurò vendetta.

Nel processo celebrato a Milano tra il 2024 e il 2025, il gup Roberto Crepaldi ha condannato in abbreviato Roberto Ahmetovic (33 anni), Jagovar Ahmetovic (38 anni) e Rubino Sulejmanovic (36 anni) a 18 anni ciascuno, e Gjigolli (64 anni), l’autista, a 10 anni. Hadzovic, rintracciato in Francia a marzo 2025, è in attesa di estradizione. Le indagini, guidate da Alfonso Iadevaia e Domenico Balsamo, hanno usato telecamere e impronte per inchiodare il commando.

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