Acquistavano auto semi-distrutte, noleggiavano veicoli identici e scambiavano pezzi integri con quelli danneggiati, poi incenavano i sinistri. Cinque indagati.
Parma – Acquistavano auto semi-distrutte, noleggiavano veicoli identici e scambiavano pezzi integri con quelli danneggiati. Poi, inscenavano falsi incidenti stradali o denunciavano furti inesistenti, incassando rimborsi dalle compagnie assicurative.
A smascherare il giro di truffe sono stati i Carabinieri di Colorno, che hanno portato alla luce un sistema criminale ben strutturato. A seguito delle indagini, il GIP del Tribunale di Parma ha emesso un decreto di sequestro preventivo da 180mila euro nei confronti di cinque persone, accusate di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e autoriciclaggio.
L’organizzazione criminale operava sfruttando le proprie attività – officine, carrozzerie e autonoleggi – per orchestrare le frodi. Il meccanismo era semplice ma efficace:
- Acquistavano auto incidentate a basso costo.
- Noleggiavano auto identiche, da cui prelevavano i pezzi ancora integri.
- Sostituivano i pezzi danneggiati con quelli in buone condizioni.
- Denunciavano falsi incidenti o finti furti per incassare rimborsi assicurativi.
- Rivendevano le auto riparate, falsificando le informazioni sui precedenti danni.
L’indagine, coordinata dalla Procura di Parma, è partita dalla denuncia sospetta del proprietario di una concessionaria per il furto di un’auto noleggiata. Gli accertamenti hanno rivelato che il veicolo non era stato rubato, ma smontato per recuperare pezzi destinati a riparare un’altra vettura identica, poi rivenduta come “mai incidentata”.
Oltre ai cinque principali indagati, nel sistema risultano coinvolte altre 12 persone, che avrebbero finto di essere alla guida dei mezzi coinvolti nei presunti sinistri.
Tra le principali vittime della truffa figurano importanti società di autonoleggio, tra cui Leasys Spa e Ald Automotive, e compagnie assicurative come Allianz, Unipolsai, Generali, Zurich e altre. In totale, le frodi avrebbero fruttato circa 180mila euro agli indagati.
Le indagini proseguono per accertare ulteriori responsabilità e l’eventuale coinvolgimento di altre persone.