Il fine vita divide, ma Amato avverte: “Serve legge nazionale contro disparità territoriali”

Fratelli d’Italia riapre la partita sul tema, ma Forza Italia e Lega hanno espresso maggiore cautela. Le opposizioni plaudono all’apertura.

Roma –  “Una legge nazionale è necessaria, proprio per evitare disparità territoriali. E non occorre che i diversi partiti si addentrino in discussioni valoriali. La legge toscana si attiene ai quattro criteri stabiliti dalla Corte costituzionale, ma solo lo Stato può assicurare uniformità di trattamento, ad esempio collegando i comitati etici territoriali attraverso un comitato nazionale – composto dai loro rappresentanti – che fornisca linee guida comuni”. Così l’ex presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in una intervista a ‘Repubblica’, interviene nel dibattito in corso sul fine vita. Un primo spiraglio concreto dopo quasi un anno, è arrivato al Senato, dove il centrodestra, attraverso il Comitato ristretto, ha messo sul tavolo uno schema di legge – per ora solo due articoli – per invertire la rotta seguita finora.

No al suicidio assistito tout court, sì a condizioni che definiscono quando e come può essere legale in Italia, limitando magari i casi di non punibilità. Gran parte delle opposizioni apprezzano l’apertura, e forti della legge sul fine vita varata in Toscana, chiedono una norma nazionale, dopo i “ritardi” e l'”ostruzionismo” della maggioranza. Restia o contraria a una legge – è l’accusa del centrosinistra – o schermata dalla libertà di coscienza, invocata su un tema così delicato. “I tempi rischiano di allungarsi e spesso le persone che chiedono il suicidio assistito, tempo non ne hanno”, fa notare Alessandra Maiorino del M5s. Fratelli d’Italia però ha riaperto la partita sul fine vita, da tempo arenato nel comitato ristretto delle commissioni Giustizia e Affari sociali del Senato. Anche se Fi e Lega hanno espresso maggiore cautela. L’approvazione della legge regionale toscana, di certo rischia di prefigurare una mappa a macchia di leopardo e le disparità sottolineate da Amato.

Ignazio Zullo, di Fratelli d’Italia (che insieme al collega di Fi Pierantonio Zanettin è relatore alle proposte sul fine vita) ha portato in commissione alcune “bozze preliminari” che sono state affidate all’esame dei gruppi parlamentari e che di fatto costituiscono un passo concreto. “Nelle prime riunioni del comitato ristretto – ha spiegato – c’è stata una fase di ascolto, cioè capire quali principi noi prendiamo a base di un possibile articolato. L’ascolto è stato tradotto in uno scritto” che definisce un “primo principio: l’affermazione della vita come bene inviolabile e indisponibile perché il fine vita deve essere un’eccezionalità. Il secondo principio è un recepimento delle condizioni fissate nelle sentenze dalla Corte Costituzionale e il terzo, essenziale, è l’obbligo di essere già inseriti – ha tenuto a sottolineare – in un percorso di cure palliative” nel quale “le sofferenze fisiche e psicologiche devono essere già lenite e prese in carico”.

Malgrado l’azzurro Zanettin fosse in comitato ristretto, l’accelerazione sembra aver preso alla sprovvista gli altri partiti di maggioranza. Tanto che poco dopo, in una nota, il capogruppo di Fi Maurizio Gasparri ha frenato: “Il comitato ristretto continuerà a lavorare, poi la Commissione e infine l’aula dovranno assumere delle decisioni definitive. Abbiamo la volontà di arrivare a una conclusione, ma ovviamente non ci
sentiamo ancora vincolati a testi ed a proposte
, che al momento sono delle apprezzabili ipotesi, ma non delle decisioni che possano essere considerate condivise o definitive”.

Così la Lega. Il presidente dei senatori Massimiliano Romeo ha sollecitato sul tema la “condivisione più ampia possibile”. Ma poi ha precisato: “approfondiremo i primi contributi al testo base, prendendoci tutto il tempo per le valutazioni, assolutamente necessarie, al netto delle diverse sensibilità che ci sono in ogni partito”. E all’interno dello stesso partito: “il fine vita è già autorizzato da una sentenza. Adesso aspettiamo la legge”, ha puntualizzato il governatore del Veneto Luca Zaia: “è da regolamentare perché altrimenti rischiamo il far-west e ognuno interpreta le norme come vuole”.

Il tema è altamente divisivo e il percorso del fine vita, nonostante il passo avanti compiuto, difficilmente si incamminerà su una traiettoria in discesa. Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati, parlando con alcuni giornalisti in Senato ha precisato: “Noi abbiamo avanzato una nostra proposta di legge perché siamo contrari a una legge che introduca il suicidio assistito, ma al tempo stesso siamo convinti della necessità di avviare in Parlamento un confronto costruttivo e rispettoso di tutte le posizioni per recepire la sintesi fatta dalla Corte Costituzionale e tracciare il perimetro delle eccezioni da depenalizzare, andando a limitare i casi di non punibilità. Per noi questo è un tema complesso che non può essere ridotto a uno scontro tra tifoserie. Non possiamo neppure chiedere alle Regioni di legiferare su un argomento che non compete loro, spetta quindi al Parlamento recuperare i ritardi accumulati e trovare una sintesi. La nostra posizione è ben chiara. Lo Stato è chiamato a sostenere la vita, non a favorire la morte”.

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