Donne e prevenzione in Italia: perché si fa ancora troppo poco?

Solo l’11% delle donne italiane si sottopone a screening oncologici, ben al di sotto della media europea. Tra impegni familiari e scarsa informazione, la prevenzione resta un tema critico.

La prevenzione della salute è poco praticata dalle donne italiane. La prevenzione è un aspetto importante per la cura delle malattie. Eppure le donne italiane sono restie a farla per una serie di concause. Nel 50% dei casi sono concentrate sulla famiglia e sull’assistenza agli anziani, ma sono più costrizioni che vere e proprie scelte. E il lavoro ne risente. La casa è diventata altro che focolare domestico, che in passato era la parte più intima. ma è rimasto simbolo dell’intimità familiare: infatti, ancora oggi, si usa dire tornare al focolare domestico; oppure definire l’angelo del focolare la figura materna, la donna che si occupa della casa.

Oggi è un luogo di soprusi e prevaricazioni dove le donne continuano a lavorare più degli uomini. Secondo il sondaggio LEI (Lavoro, Equità, Inclusione) a cura della Fondazione Libellula, il cui scopo è la lotta alla violenza e disparità di genere, il 76% delle donne si lamenta della ripartizione del lavoro in casa e il 50% si interessa dei figli senza alcun aiuto dal partner.

Il 76% delle donne si lamenta della ripartizione del lavoro in casa e il 50% si interessa dei figli senza alcun aiuto dal partner.

L’80% del tempo viene utilizzato per gli spostamenti e per la cura della casa. Ora succede che per accudire gli altri non si pensa a sé stessi con effetti deleteri sulla salute. Soltanto l’11% delle donne ha sostenuto di aver effettuato prevenzione oncologica, quando è arcinoto che se preso in tempo il tumore può essere curato. Questi dati sono stati diffusi dal Global Women’s Health Index, a cura di Hologic, un’azienda che produce tecnologia di assoluta avanguardia per la salute al femminile. Si tratta di uno studio che valuta lo stato di salute delle donne dai 15 anni in su e ha riguardato 147 mila donne di 143 Stati. Sono stati presi in considerazione i seguenti aspetti: la prevenzione, sicurezza, percezione sulla salute, bisogni base e personali, salute emotiva.

Un mammografo 3d in funzione per la diagnosi del tumore al seno
Un mammografo 3d in funzione per la diagnosi del tumore al seno.

Dai dati è emerso che le donne italiane sono tra le meno coinvolte nei percorsi di prevenzione oncologica e malattie sessualmente trasmissibili. Se la media italiana di coloro che hanno effettuato screening oncologici nell’ultimo anno è dell’11%, in Europa è del 20%. Per quanto riguardo i test preventivi per le malattie o le infezioni sessualmente trasmissibili, si è sottoposto solo il 5% di donne italiane, mentre la media europea è dell’8% e quella globale del 10%. Vale a dire che l’Italia si è classificata al 17° posto nella prevenzione in Europa. Solo il 51% ha dichiarato di aver trovato la piena rispondenza delle proprie aspettative sulla qualità dell’assistenza sanitaria. La quota è ancora più bassa, 48%, tra le fasce della popolazione con reddito basso. Gli stessi numeri, all’incirca, sono emersi anche per il monitoraggio della pressione arteriosa.

Si è sviluppato un processo per cui donne e prevenzione sono agli antipodi, una antinomia autentica. E’ come se viaggiassero su due binari paralleli che non si incontrano mai. Inoltre negli ultimi 3 anni la partecipazione ai screening tumorali è in discesa libera. Secondo gli esperti si tratta, ancora, dei rallentamenti dovuti alla pandemia, ma già in precedenza il dato era in flessione. Ma, anche perché, dopo il Covid si è più preoccupati per i risultati dei test. Questo è dovuto, forse, perché si conoscono poco i percorsi terapeutici, a causa della carente informazione, soprattutto sui trattamenti non invasivi. E’ un vero peccato, perché prevenire è meglio che curare!

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