Il ritorno del “second-hand”: la moda sostenibile conquista Millennials e Gen Z

L’abbigliamento di seconda mano è ormai un trend che unisce sostenibilità, risparmio e tecnologia grazie al boom di piattaforme come Vinted.

Gli abiti di seconda mano tornano in auge! Negli anni ’70-80 del secolo scorso era di moda il cosiddetto “mercato delle pulci”, molto gettonato da giovani e giovanissimi perché era un modo di essere alternativi. La locuzione è un calco del francese “marché aux puces!. anche se, in realtà, di pulci non se ne vendono! L’origine è forse legata al fatto che nei primi mercatini francesi, dove si trovavano principalmente abiti di seconda mano, le pulci erano di casa.

Ora è ritornato in auge perché i Millennials (i nati tra l’inizio degli anni ‘80 e la metà dei ’90) e la Gen Z (i nati tra nella seconda metà degli anni ‘90 del XX secolo e nella prima metà del nuovo secolo, la prima generazione ad essersi sviluppata potendo godere dell’accesso ad Internet, tanto da meritarsi l’appellativo di “nativi digitali”), si sono avvicinati a questo modo di fare shopping perché più sostenibile ed economico.

Acquistando di seconda mano, gli italiani sono orientati verso prodotti che soddisfino la qualità e il prezzo.

Da una ricerca dell’anno scorso a cura di PwC (reti di servizi professionali alle imprese, presente in 158 Paesi), riguardante i comportamenti d’acquisto del Millennials e della Gen Z, è emerso che i giovani stanno modellando un mercato in continuo mutamento, utilizzando le piattaforme digitali rivolte al settore. Più “risparmiosa” si è rivelata la Gen Z rispetto ai Millennials, che mostrano di avere più risorse. Esiste, comunque, una diversificazione tra le varie realtà europee. Per esempio in Spagna c’è una diversa percezione del rapporto qualità-prezzo, al punto che le transazioni variano tra i 50 e 100 euro. Francia e Germania sono più equilibrate. Nel Regno Unito sono i Millennials ad essersi dati alla “pazza gioia”, rivolgendosi ad articoli superiori ai 200 euro.  Gli italiani sembrano orientati verso prodotti che soddisfino la qualità e il prezzo.

A risultare attrattivi sono tutti quei prodotti e attività che vengono realizzati senza danneggiare gli animali, evitando la sperimentazione su di essi, e che non sono ottenuti da organi animali. In maggioranza sono le donne a orientarsi verso questo tipo di scelta. I mezzi utilizzati per l’acquisto sono, soprattutto, Instagram, dalla Gen Z e dai Millennials e TikTok, soprattutto, tra i giovanissimi. Gli influencer, rispettando l’antico motto latino “nomen omen” (il nome è un presagio), sono sempre più… influenti sul mercato. Ma i social media non sono solo espositori di prodotti, ma veri e propri orientatori del gusto. Tra algoritmi, consigli e redazionali i suggerimenti convincenti per l’acquisto sono assicurati.

I più giovani si sono avvicinati a questo modo di fare shopping perché più sostenibile ed economico.

Come sta spopolando l’e-commerce che è utilizzato dall’60% degli utenti, una quota superiore al resto d’Europa. Tuttavia non si tratta di un cambiamento epocale, ma solo un modo nuovo di acquistare. E’ una tendenza che viene da lontano, dagli anni ’70-80, come abbiamo visto, l’unica differenza è il digitale, diventato protagonista assoluto dalla pandemia.

Una delle piattaforme più utilizzate è “Vinted”, una piattaforma di vendita on line con sede a Vilnius, Lituania, per l’acquisto, la vendita e lo scambio di articoli nuovi o di seconda mano, in particolare abbigliamento e accessori. Il nome è la traduzione lituana dell’inglese vintage, in italiano “d’epoca”. Le scelte sono orientate verso quelle aziende che salvaguardano la sostenibilità ambientale e l’etica sociale, ma alla resa dei conti, è il risparmio il movente decisivo. Dal “mercato delle pulci” di una volta a quello “second-hand” di oggi non è che sia cambiato granché, solo il mezzo. Prima si andava di persona, oggi a distanza. E’ la tecnologia, bellezza! 

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