In primo piano la liberazione della giornalista dal carcere iraniano di Evin. I rapporti con Elon Musk e la polemica sul caso Starlink.
Roma – Dalla liberazione di Cecilia Sala ai rapporti con Elon Musk e la polemica sul caso Starlink. Ma anche immigrazione, economia e guerre. Sono stati molti i temi toccati da Giorgia Meloni durante la conferenza stampa annuale a cui hanno preso parte ieri 160 giornalisti accreditati. Sul caso della giornalista tornata dalla detenzione in Iran la premier ha sottolineato: “C’è stato un lavoro di triangolazione diplomatica con Iran e Usa per quello che riguarda una svolta nel caso. Le interlocuzioni con l’Iran sono di natura diplomatica e di intelligence, il governo è tenuto alla riservatezza in questi casi. Mantovano è stato al Copasir ed è pronto a tornare nel caso in un’ulteriore audizione, ricordiamo che in Iran sono presenti altri 500 italiani e bisogna essere molto cauti”, ha detto Meloni.
E ancora, “è stata una bella giornata per l’Italia intera, per il sistema Italia per le tante persone che ci hanno lavorato, una bella giornata per me e vi farò una confessione: tra le molte cose che accadono quando si ricopre un incarico complesso come il mio, posso dirvi che non ho provato un ‘emozione più grade in questi anni rispetto a quando ho detto alla madre di Cecilia che sua figlia tornava a casa. Voglio condividere con voi questo e ringraziare i tanti che hanno permesso che questo accadesse”, ha aggiunto la premier. Da Cecilia Sala la premier è poi passata al caso Starlink dopo le ultime polemiche. “Sono abbastanza colpita da come alcune notizie false rimbalzino e continuino ad essere discusse anche dopo essere state smentite, come il contratto smentito con SpaceX”, ha detto Meloni.
“Usare il pubblico per fare favore agli amici non è mio costume”, ha chiarito, aggiungendo: “Io valuto l’interesse nazionale. E non ho mai parlato personalmente con Musk di queste vicende”. Musk “non è un pericolo per la democrazia”, ha detto poi la premier, sostenendo invece che “ingerenze” vi siano in altri casi quando “persone facoltose usano le risorse per finanziare in mezzo mondo partiti e associazioni per condizionare le politiche, come nel caso di Soros”. “Io non prendo soldi da Musk – ha aggiunto – semmai l’hanno presi da Soros”. Con il caso Albania che ha tenuto banco nel 2024, Meloni ha poi affrontato il tema migranti. “A me pare che le sentenze della Cassazione diano ragione al governo”, in quanto dicono che “che spetta al governo stabilire i Paesi sicuri”, ha detto Meloni, assicurando che i “centri in Albania sono pronti ad essere operativi”.
Poi, “lo scorso anno gli sbarchi sono diminuiti del 60%, negli ultimi anni giorni sono quasi azzerati”, ma “i centri per quanto ci riguarda sono pronti ad essere operativi”. Parlando della sentenza della Cassazione la premier ha sottolineato: “Il giudice non può sistematicamente disapplicare il trattenimento dei migranti che arrivano da quei Paesi, ma può motivare il caso specifico. Che è una cosa completamente diversa da quello che hanno fatto i magistrati del tribunale di Roma che non entrano nel merito del singolo caso”. La premier ha spiegato che “ampliare il Piano Mattei” è uno degli obiettivi del governo nel 2025, e “sono già stati individuati nuovi Paesi: Angola, Ghana, Mauritania, Tanzania e Senegal”.
L’altra “grande sfida” è “internazionalizzare ed europeizzare il Piano, un lavoro iniziato con il G7: ci siamo posti il problema di mettere in relazione il più possibile il nostro Piano anche con i livelli superiori, questo consente una strategia più ampia da parte europea e del G7″. Meloni si è detta “fiera del fatto che la nostra strategia su Africa e Mediterraneo sta raccogliendo sempre maggiore interesse e consenso: è in interesse non solo italiano avere un approccio diverso al continente africano. Sono contenta – ha aggiunto – della concretezza che il Piano Mattei sta dimostrando: la concretezza è la chiave di volta di una cooperazione diversa. Riuscire a dare continuità, a essere concreti e credibili fa la differenza. E ricordo che in tutti i primi 9 Paesi del Piano Mattei i progetti sono già avviati”.
Spazio anche al tema dei conflitti nel mondo. Sull’Ucraina, Meloni ha spiegato: “Francamente non prevedo un disimpegno” di Trump, “non leggo questo dalle sue dichiarazioni. Ha parlato in più occasioni di ‘pace con la forza’ e io ho sempre sostenuto che l’unico modo per costringere la Russia a sedersi ad un tavolo di trattative era costruire una situazione di difficoltà” sul campo. “Trump ha la capacità di dosare diplomazia e deterrenza e prevedo che anche questa volta sarà così. Lui può andare avanti nella soluzione, ma non prevedo che questo significhi abbandonare l’Ucraina”, circostanza che “sarebbe un errore dal mio punto di vista”.
In conferenza stampa un giornalista ha chiesto alla premier anche un commento sui 45mila morti a Gaza. “È un tema sul quale lavoriamo dall’inizio per raggiungere un cessate il fuoco, il rilascio degli israeliani rapiti, e credo che il governo italiano sia stato uno dei governi che in assoluto di più a livello internazionale si siano occupati della salute, dei generi di prima necessità, del sostegno umanitario alla popolazione di Gaza”, ha detto Meloni. Interpellata poi sul possibile rinvio a giudizio della ministra del Turismo Daniela Santanchè e delle sue eventuali dimissioni, la premier ha detto: “Vediamo. Non sono la persona che giudica queste cose prima che accadano, vediamo cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente con il ministro Santanchè”.
Non è mancata una domanda sull’ipotesi di un ritorno al Viminale di Salvini: “Matteo Salvini sarebbe un ottimo ministro dell’Interno. Ha ragione Salvini a dire che in assenza di un provvedimento giudiziario a suo carico avrebbe chiesto e ottenuto il ministero dell’Interno – ha detto Meloni – D’altra parte anche Piantedosi è un ottimo ministro dell’Interno. Allo stato attuale non credo che Salvini al Viminale sia nell’ordine delle cose”. Infine, uno sguardo anche al futuro politico della premier. Esclude di ricandidarsi nel 2027? Meloni ha detto: “Non lo so. Questo è un lavoro faticoso, faticosissimo, è una decisione che prenderò quando la devo prendere, anche valutando i risultati che ho portato a casa. Sapete che non sono abbarbicata alla poltrona: se posso essere utile cerco di essere utile, se non posso essere utile mi regolo di conseguenza”.
E ancora, il nodo carceri. No all’amnistia, il problema del sovraffollamento carcerario si risolve “aumentando la capienza” degli istituti di pena, ha detto la presidente del Consiglio rispondendo in conferenza stampa ad una domanda sulle condizioni carcerarie in Italia e sull’invito all’amnistia di papa Francesco. “Ascolto sempre con grande attenzione le parole di papa Francesco che ringrazio. Chiaramente quello che dice sull’amnistia – ha precisato Meloni – è contenuto nella bolla di indizione del Giubileo ed è rivolto ai governi di tutto il mondo, non è una questione che riguarda specificamente l’Italia. In ogni caso l’Italia intende fare la sua parte per consentire condizioni migliori a chi deve scontare una pena in Italia. Solo che la mia idea – ha rimarcato Meloni – non è che questo si debba fare adeguando il numero dei detenuti o i reati alla capienza delle
carceri ma adeguando la capienza delle carceri alle necessità, perché questo è quello che fa uno Stato serio”.
“Ed è questa la ragione – ha concluso Meloni – per la quale nelle scorse settimane abbiamo nominato un commissario straordinario all’edilizia penitenziaria che ha l’obiettivo di realizzare 7.000 nuovi posti in tre anni a partire dal 2025. Secondo me il modo serio di risolvere questa questione è ampliare la capienza delle
nostre carceri, agevolare il passaggio dei detenuti tossicodipendenti in comunità, fare accordi con altri Paesi per consentire agli stranieri condannati in Italia di scontare la pena nel paese d’origine. Questo secondo me è il modo in cui si garantisce un sistema carcerario più dignitoso per i detenuti”.