Delitto Paganelli, la sentenza del Dna: “Dassilva non era sulla scena del crimine”

Non ci sono tracce riconducibili all’operaio senegalese, unico indagato per il delitto e in carcere da luglio, tra i reperti analizzati dal genetista incaricato dal tribunale.

RIMINI – La posizione giudiziaria di Louis Dassilva, unico indagato detenuto per l’omicidio di Pierina Paganelli, morta ammazzata il 3 ottobre 2023 con 29 coltellate, potrebbe alleggerirsi di molto. Sul cadavere della vittima, infatti, non ci sono tracce di Dna riconducibili all’operaio senegalese che dallo scorso luglio si trova dietro le sbarre. La perizia esperita dal genetista Emiliano Giardina a cui il Gip del tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, aveva chiesto di verificare se le tracce biologiche rilevate sulla salma appartenessero o meno al vicino di casa della vittima, ha dato dunque esito negativo:

“Un risultato determinante che esclude il nostro assistito dalla scena del crimine oltre ogni ragionevole dubbio – ha detto alla stampa l’avvocato Riario Fabbri, difensore di Dassilva assieme al collega Andrea Guidi – Se anche l’incidente probatorio sul filmato della telecamera numero 3 della farmacia darà un esito ugualmente favorevole per il nostro assistito, provvederemo a presentare istanza di scarcerazione”.

Il professor Emiliano Giardina

Nei laboratori universitari di Tor Vergata il professor Giardina ha analizzato oltre 30 reperti fra tracce, indumenti e suppellettili sequestrati in casa dell’indagato. Il Dna dell’operaio sarebbe stato rilevato soltanto su un coltello da cucina e un pantalone prelevati nella sua abitazione. Alcuni reperti pare siano stati conservati male e le muffe venutesi a creare avrebbero reso più difficoltosi gli accertamenti scientifici. A imbrogliare la matassa il furto della cassaforte di casa Paganelli consumato la notte tra il 29 ed il 30 dicembre scorsi ad opera di presunti topi d’appartamento ancora in corso di identificazione. I ladri sarebbero penetrati nell’abitazione della vittima salendo al terzo piano tramite una grondaia e distruggendo la porta finestra del balcone. Appena entrati avrebbero smontato la cassaforte in camera da letto per poi rovistare dappertutto.

Il forziere pare contenesse solo documenti personali di Pierina ed è stato ritrovato dalle forze dell’ordine aperto e abbandonato in un campo a 200 metri da via Del Ciclamino. Possibile che i ladri non sapessero che l’immobile era sotto sequestro? Che cosa speravano di trovare? Insomma il colpo dei “Soliti ignoti” rimane un altro mistero nonostante gli investigatori lo attribuiscano appunto ad una piccola banda di rapinatori di basso profilo criminale. Per gli inquirenti l’omicidio della ex infermiera si è consumato proprio il 3 ottobre perché “il giorno successivo sarebbe stato troppo tardi. Tutto sarebbe venuto alla luce”. La relazione sentimentale di Dassilva con la nuora di Pierina sarebbe inevitabilmente venuta fuori a seguito delle “confidenze” della donna nell’ambito dei Testimoni di Geova. E Louis Dassilva pare fosse a conoscenza di questo particolare.

Louis Dassilva

Il Gip Cantarini, in 116 pagine di ordinanza cautelare nei confronti del senegalese, descrive con ampio riscontro il lavoro puntuale e preciso degli investigatori della Squadra Mobile coordinati dal Pm Daniele Paci. Il mattino seguente, si legge in atti, il cadavere della ex infermiera era stato scoperto dalla nuora Manuela Bianchi, che aveva intrecciato la relazione extraconiugale con l’indagato più giovane di 20 anni. Fatto questo che, come abbiamo raccontato, per gli inquirenti costituisce il movente del delitto:

“Il Gip ha ritenuto la gravità indiziaria sulla base di una pluralità di indizi, connotati da gravità, precisione e tra loro di indubbia concordanza – ha detto Elisabetta Melotti, procuratore capo di Rimini – Tra questi, per la rilevanza e la svolta che ha impresso alle indagini, la videoripresa di una telecamera di via Del Ciclamino, quella della farmacia San Martino che, tra le 22.17.02 e 22.17.08, ritraeva un soggetto, ripreso di spalle, mentre camminava in direzione del portone del civico 31…Pur nella scarsa qualità dell’immagine, la persona raffigurata risultava di carnagione scura. Dagli accertamenti emergeva che l’unico abitante di colore nel condominio 31, come in quelli limitrofi, era l’indagato”.

Il procuratore Elisabetta Melotti

Dassilva, dal canto suo, ha sempre reiterato di essere rimasto a casa dalle ore 20 del 3 ottobre sino alle 8 del mattino seguente ma secondo il Gip le cose non stanno cosi dunque l’uomo non avrebbe un alibi. Ma si può davvero ammazzare una donna con 29 coltellate per nascondere un adulterio già a conoscenza di molti?

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