Scontro penalisti-Anm sull’uso politico della giustizia dopo assoluzioni Renzi e Salvini

Le Camere penali: “Serve una riforma organica dell’assetto della magistratura”. Le toghe: “Accusa dissennata e scarsa lucidità”.

Roma – Botta e risposta tra l’Unione Camere Penali e l’Anm “sull’uso politico della giustizia” dopo le assoluzioni di Matteo Renzi e Matteo Salvini. “Le assoluzioni dei senatori Renzi e Salvini arrivate nel giro di pochi giorni – dicono i penalisti – ci confermano che nel nostro Paese l’uso politico dello strumento giudiziario da parte della magistratura, che ha avuto nel nostro Paese tratti eversivi, non è mai cessato. Le recenti assoluzioni testimoniano tuttavia che la magistratura è composta in larga maggioranza da magistrati che non seguono queste logiche ma ne sono in qualche modo vittime, posto che esiste una magistratura che fa carriera e gestisce il potere, e una magistratura che subisce la delegittimazione e la mancanza di fiducia che deriva dall’uso strumentale del potere giudiziario”.

“La politica dal suo canto è stata per anni incapace di svolgere il suo ruolo – scrivono nella nota i penalisti consentendo questa deriva, curandosi più di cavalcare giustizialismo e populismo penale, che di riappropriarsi della sua fondamentale funzione. È venuto il momento di mettere fine a questa deriva attraverso una organica riforma costituzionale dell’assetto della magistratura e l’Unione delle camere penali impegnerà ogni energia affinché questo possa avvenire”, concludono. La replica della magistratura non tarda ad arrivare.

“E’ quanto meno bizzarra l’idea che l’assoluzione di due esponenti politici stia a dimostrare che una parte della magistratura è intenta a ‘fare carriera’ e ‘gestire il potere’“, scrive in una nota la Giunta esecutiva
centrale dellAssociazione nazionale magistrati, commentando il comunicato della Giunta dell’Unione delle Camere penali sulle assoluzioni di Matteo Renzi e Matteo Salvini. Per l’Anm il testo delle Camere penali “mostra scarsa lucidità nella lettura dei fatti” e lancia un’accusa “dissennata” alla magistratura “di aver fatto uso politico, addirittura a tratti eversivo, dello strumento giudiziario”.

“Si dimentica”, sottolinea la nota, “che in un sistema democratico e liberale i processi si fanno per accertare i fatti e non per validare verità precostituite; che i processi che si concludono con un’assoluzione non sono per ciò solo inutili; che in un sistema retto dall’obbligatorietà dell’azione penale, attuazione piena dei principi di uguaglianza e di legalità processuale, i processi sono iniziati per valutazioni non di convenienza, meno che mai politica, ma d’ordine tecnico, sull’esistenza di fatti che meritano di essere approfonditi dinanzi a un giudice; che il risultato della giustizia si valuta, non per l’esito di condanna o assoluzione, ma per il rispetto delle regole che presiedono all’avvio di un procedimento penale e alla successiva valutazione in giudizio,
regole che la magistratura, unitamente all’avvocatura, garantisce ogni giorno, tra mille difficoltà, nelle aule di
giustizia”.

“E’ poi dissennata“, prosegue l’Anm, “l’accusa alla magistratura di aver fatto uso politico, addirittura a tratti eversivo, dello strumento giudiziario. Accusa tanto grave quanto generica, perché non si dice quando e in che modo, e ad opera di chi, siano stati assunti atteggiamenti eversivi. La Giunta dell’Unione, come altri prima, si sottrae ad un uso responsabile delle parole. Se giunge a tanto evidentemente è per la grande
difficoltà in cui si trova da tempo, che tenta di superare sostenendo una riforma, la cd. separazione delle carriere, fortemente voluta dalla politica, e la cui reale portata, tutt’altro che liberale, riesce a nascondere solo a chi non vuol vedere”, conclude la nota. 

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