Si chiama Taleb Al Abdulmohsen, 50 anni. Arrivato nel 2006 ha agito da solo, come lupo solitario. Non ancora chiaro il movente dell’attacco.
Magdeburgo – Ancora sangue sul Natale. Ancora sangue in Germania, e ancora un attacco all’Occidente. L’ultimo attentatore si chiama Taleb Al Abdulmohsen. Il 50enne saudita arrestato dopo aver falciato la folla a bordo di un’auto, uccidendo 4 persone, un adulto e un bimbo piccolo, e ferendone una settantina è un medico psichiatra e lavora a Bernburg. Stando alle informazioni divulgate dal presidente della Regione Sassonia-Anhalt, era arrivato in Germania nel 2006. Avrebbe agito da solo, come lupo solitario. Sarebbe stato sotto l’effetto di droghe, dicono i media tedeschi. Fonti saudite hanno detto a Reuters che Riad aveva avvertito le autorità tedesche sulla pericolosità dell’autore dell’attentato. L’uomo ha pubblicato e ripostato dichiarazioni estremiste sul suo account X accusando la Germania di voler islamizzare l’Europa.
In uno dei suoi post su X del 13 agosto scriveva in arabo: “Vi assicuro: se la Germania vuole la guerra, l’avremo. Se la Germania vuole ucciderci, li massacreremo, moriremo o andremo orgogliosamente in prigione”. “Poiché abbiamo esaurito tutti i mezzi pacifici, abbiamo riscontrato solo più crimini da parte
della polizia, della sicurezza statale, della Procura, della magistratura e del ministero dell’Interno. La pace non gli serve a nulla”, ha aggiunto. In un altro post di maggio, scriveva che si aspettava di morire quest’anno. Affermava inoltre che le autorità tedesche sono corrotte e aggiungeva: “cercherò giustizia a tutti i costi”.
“Sono il critico più aggressivo dell’Islam nella storia. Se non mi credete, chiedete agli arabi”. È un passaggio di un’intervista che il presunto autore dell’attacco al mercatino di Brandeburgo, rilasciò alla Faz nel giugno 2019, ripubblicata oggi dal quotidiano tedesco. Arrivato nel 2006 in Germania dall’Arabia Saudita durante la formazione specialistica, il medico aveva chiesto asilo ed era già noto come anti-islamico che aiutava i rifugiati che volevano fuggire dal proprio Paese d’origine e lasciare l’Islam.
L’uomo avrebbe noleggiato il veicolo usato per la strage poco prima dell’attacco. Sul sedile del passeggero sarebbe stato ritrovato un bagaglio. Un video mostra il suv nero che si ferma e l’uomo alla guida che esce dal veicolo, alza le mani e si sdraia per terra, circondato dagli agenti che gli puntano addosso le armi. Secondo fonti citate dall’emittente Mdr, l’attentatore non era ancora noto alle autorità tedesche come islamista. Stando alla Bild, ha lavorato come medico in una struttura privata di Magdeburgo. L’uomo, ha detto il ministro dell’Interno della Sassonia-Anhalt, Tamara Zieschang, vive a Bernburg nel distretto di Salzland e ha un permesso di soggiorno permanente. Il sito di notizie tedesco Mdr, che cita un portavoce della polizia locale, ha riportato che dopo l’attacco sono state effettuate perquisizioni a Bernburg.
Nell’auto non è stato trovato alcun ordigno esplosivo. Lo ha riferito la polizia locale, citata dai media tedeschi. A causa di un bagaglio sospetto sul sedile del passeggero, l’area intorno all’auto era stata transennata nel timore che si trattasse di esplosivo. Ma c’è di più. Secondo quanto riportato da Der Spiegel, il sospetto apparentemente era un fan di Elon Musk, di un cospirazionista Usa come Alex Jones e dell’attivista di destra britannico Tommy Robinson. Il quotidiano tedesco riporta un post su X del presunto attentatore: “Se ascolti qualcuno come Tommy Robinson o anche Elon Musk… Se senti qualcosa sull’islamizzazione, penserai: ‘Loro due sono teorici della cospirazione’. Ma posso dire per esperienza che tutto ciò che dice Robinson, Musk, Alex Jones, o chiunque sia descritto dai media tradizionali come un radicale o estremista di destra, sta dicendo la verità”.
L’uomo sosteneva di non essere di destra, descrivendosi di sinistra, ha aggiunto Der Spiegel. Oggi sono attesi a Magdeburgo il cancelliere federale Olaf Scholz e il ministro degli Interni federale Nancy Faeser (SPD). In serata ci sarà una commemorazione nella cattedrale di Magdeburgo, ha annunciato il sindaco Simone Borris. Quello che resta dell’attentato è la consapevolezza che il terrorismo ha agito ancora una volta, nel cuore dell’Europa e nei giorni in cui la tradizione e la religione cristiana celebrano il Natale e la nascita di Gesù. Anche se la polizia tedesca non si sbilancia sul movente dell’attentato compiuto al mercatino di Natale, tutto riporta alla matrice islamista. L’evento “non può ancora essere classificato in modo definitivo”, ha affermato un portavoce delle forze dell’ordine, citato dai media tedeschi, precisando che “non si conoscono ancora i retroscena, stiamo tenendo conto di tutto”.
Certo è che l’identità e la storia dell’uomo arrestato dalla polizia, è oggetto di forte stupore in Germania: come è possibile, ci si chiede, che un medico, che vive nella Repubblica federale da oltre 18 anni, assunto a tempo indeterminato, e operativo nella sua professione, possa essersi radicalizzato? A tormentare politici e opinione pubblica è anche l’aumento della frequenza degli atti violenti di matrice terroristica: l’ultimo attacco alla folla di questo 2024 risale al 23 agosto, quando un uomo armato di coltello ha aggredito i cittadini di Solingen, che celebravano i 650 anni della loro città con un festival dedicato alla diversità, nel Nordreno-Vestfalia. Il bilancio fu di tre morti e 8 feriti. In questo caso, l’attentatore era un siriano di 26 anni che aveva chiesto e ottenuto asilo.
L’attacco era già stato rivendicato dall’Isis: “L’attentatore contro l’assemblea cristiana era un soldato dello Stato Islamico: è una vendetta per i musulmani in Palestina e ovunque”, è stato allora il messaggio diffuso in un comunicato su Amaq, il canale di notizie dell’organizzazione terroristica. E non può non tornare alla mente quanto accaduto quasi otto anni fa, il 19 dicembre 2016, quando un terrorista islamista si schiantò deliberatamente con un camion contro un mercatino di Natale nel centro di Berlino, causando la morte di 13 persone e il ferimento di oltre 70. Una storia che si intreccia con un’altra vicenda tutta italiana: l’aggressore riuscì a fuggire in Italia, dove fu fermato da Luca Scatà, l’agente della Polizia di Stato medaglia d’oro al Valor Civile per aver fermato nel 2016 il terrorista Anis Amri, in fuga dopo l’attentato.
Scatà, morto la scorsa estate dopo una lunga malattia, uccise il terrorista a Sesto San Giovanni in un conflitto a fuoco in cui rimase ferito un collega, Christian Movio (anch’egli Medaglia d’oro al Valor Civile). Il conflitto a fuoco avvenne il 23 dicembre 2016 a Sesto, dove l’uomo era giunto da Torino in fuga attraverso la Francia da 4 giorni dopo l’azione terroristica al mercatino di Natale a Berlino. Amri, che durante un controllo stradale dei due agenti alle 3 di notte aveva estratto una pistola e sparato a Movio, ferendolo a una spalla, venne subito dopo colpito e ucciso da Scatà.