Dalla nascita di Tortora è passato quasi un secolo, ma la sua eredità è senza tempo

Il ricordo del celebre conduttore in un video dell’avvocato Giuseppe Lipera: “L’emblema della malagiustizia che non è finita con lui”.

Roma – Quasi un secolo, 96 anni per la precisione, è passato dalla nascita di Enzo Tortora, celebre volto televisivo e giornalista diventato l’emblema della lotta contro l’errore giudiziario. Eppure l’eredità che ci ha lasciato è senza tempo. Un uomo che ha incarnato l’integrità, la resistenza e l’impegno per la verità e i diritti civili. In molte città italiane il suo compleanno è diventato un giorno per riflettere sulle storture della giustizia. A Rimini ad esempio c’è stata la cerimonia per dedicargli una via, la rotatoria tra le vie Flaminia, Pascoli e Flaminia Conca. L’avvocato Giuseppe Lipera ha voluto ricordare il celebre conduttore di Portobello in un video su Facebook sottolineando che tutti dovrebbero conservare la memoria di colui che è diventato l’emblema della malagiustizia italiana.

L’avvocato Lipera davanti alla sala dedicata ad Enzo Tortora

Una malagiustizia, ha sottolineato Lipera, che “ovviamente non è finita con Enzo Tortora“. “Dal 1992 al 31 dicembre 2023, si sono infatti registrati 31.175 casi di ingiusta detenzione. Il tutto per una spesa di circa 874 milioni e 500 mila euro in indennizzi pagati dallo Stato, per una media di circa 27 milioni e 328 mila euro l’anno. E la responsabilità civile dei magistrati? Pochissimi casi che si contano sulla punta delle dita. Tanto che per alcuni esponenti di Forza Italia, Enrico Costa in primis, si dovrebbe valutare il procedimento di responsabilità a carico del magistrato per danno erariale in caso di ingiusta detenzione. E’ quanto prevede un emendamento di Fi alla proposta di legge “Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all’allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale”.

L’arresto di Enzo Tortora

Il testo dell’emendamento, a prima firma dei deputati azzurri Costa, Calderone e Patriarca, interviene sugli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, nei casi di riparazione per ingiusta detenzione. Il testo dispone che gli atti vengano trasmessi al Procuratore Generale della Corte dei Conti perché valuti se sussistono i presupposti per l’avvio del procedimento di responsabilità per danno erariale del magistrato nei
confronti dello Stato. Recita l’emendamento: “Il provvedimento irrevocabile che accoglie la domanda di cui agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale è comunicato al competente procuratore generale della Corte dei conti, ai fini dell’eventuale avvio del procedimento di responsabilità”.

Con il nostro emendamento – spiegano – cerchiamo di colmare parzialmente questa lacuna. Oggi lo Stato paga milioni e milioni di euro, ma tutto si ferma lì. Qualcuno ha sbagliato? Non lo sappiamo perché nessuno va ad approfondire”. “Ove un provvedimento di un sindaco causi un esborso ingiustificato al Comune, immediatamente scattano i riflettori della Corte dei Conti. Per gli esborsi determinati da ingiuste detenzioni tutto resta invece nell’ombra”, concludono i deputati di Forza Italia. Costa, tornato fra gli Azzurri a metà settembre, è da sempre impegnato in questa battaglia e ha stilato le cifre del fenomeno: ha ricordato che il 99,2 per cento dei giudici italiani ottiene una valutazione positiva e che dal 2010 i magistrati condannati in applicazione della legge sulla cosiddetta responsabilità civile sono stati 8 (otto). Più o meno 1 ogni 2 anni.

Che la legge sull’asserita responsabilità civile sia stata approvata nel 1988 a seguito del processo Tortora e del successivo referendum abrogativo conferma che quanto accaduto al popolare presentatore costituisce per alcuni più un fastidio da rimuovere che una lezione da tenere a mente. Riecheggia nelle orecchie e nelle coscienze quella frase pronunciata da Tortora di fronte a quei giudici che avevano sbagliato sul suo conto Io sono innocente, e spero dal profondo del cuore che lo siate anche voi”. Parole amare, che però anticipavano quello scenario drammatico in cui gli artefici di quel dramma umano non pagano mai per i loro errori. I magistrati che inquisirono e condannarono Tortora hanno fatto tutti carriera. Nessuno ha subìto un qualsiasi provvedimento disciplinare o si è vista rallentata la progressione professionale. Non solo. Uno dei magistrati che sostenne l’accusa nei confronti del conduttore di Portobello venne eletto addirittura come membro del Csm.

In questa cornice c’è anche la storica battaglia per la separazione delle carriere. “L’iter sta andando avanti in modo rapido: è già stato approvato in commissione. Contiamo entro l’estate di avere la doppia lettura parlamentare, dopo di che si andrà al referendum, cosa che io auspico”, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Paradossalmente non auspico nemmeno una maggioranza qualificata alle camere che impedisca il referendum perché si tratta di una materia così delicata e così importante dove è bene che si pronunci il popolo italiano”, ha aggiunto il Guardasigilli.

In basso il link della commemorazione:

https://www.facebook.com/watch/live/?ref=watch_permalink&v=1509251196328679

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