E’ accaduto nella notte, il quarto a Napoli da inizio anno. A darne notizia è il garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello.
Napoli – Dramma senza fine nelle carceri italiane: un altro suicidio dietro le sbarre. Il teatro di morte questa volta – ma ci sono stati altri tre casi nel 2024 – è Poggioreale: nella notte un giovane di 28 anni originario della provincia partenopea si è tolto la vita. A darne notizia è il garante dei detenuti della Campania Samuele Ciambriello. Da quanto si apprende il giovane si è impiccato. È il 4 suicidio dall’inizio dell’anno a Poggioreale, l’undicesimo in tutta la regione. A oggi siamo arrivati ad 81 in tutta Italia. Il carcere di Prato e il carcere di Poggioreale sono al primo posto per il numero di suicidi.
“Il sistema penitenziario è sull’orlo del baratro, una strage continua ma la politica tace ed è assente. Nessun argine da provvedimenti governativi o parlamentari, solo populismo mediatico e penale anche contro la dignità delle persone detenute, dei diversamente liberi. Celle sovraffollate e tensione alle stelle, condizioni difficili che favoriscono atti di autolesionismo, scioperi della fame, scioperi sanitari. Nessun commento pubblico sui suicidi di Stato, che interrogano anche l’opinione pubblica. Ci sono omissioni di Stato, questi suicidi e gli atti di autolesionismo e le proteste rilevano un quadro inquietante che è sotto gli occhi di tutti. Indignarsi non basta più”, ha commentato Ciambriello.
“Dall’inizio dell’anno ad oggi sono 1842 i tentativi di suicidio, 11503 gli atti di autolesionismo. Tra gli 81 detenuti che si sono suicidati l’età media è di 40 anni, tra questi 8 avevano un’età compresa tra i 18 e 25 anni”, conclude il garante. Sempre Ciambriello aveva denunciato l’ennesimo suicidio in Campania, a Santa Maria Capua Vetere, tre settimane fa. La vittima era stata un detenuto di 53 anni che si è tolto la vita. Il decimo suicidio in Campania. E oggi con il 28enne il numero dei morti sale a 11. Il detenuto era in una cella con un’altra persona, e la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha disposto l’autopsia della salma. “Nella nostra regione – aveva detto il garante campano – sono circa 100 i detenuti che hanno tentato di uccidersi, dieci i suicidi. La politica è assente, tace. Le carceri italiane sono diventate una discarica sociale, troppi i tossicodipendenti, i detenuti psichiatrici”.
Il Garante aggiunge che circa “8000 ristretti hanno un residuo pena pari a meno di un anno, 900 sono in Campania. Sono morti annunciate, omicidi di Stato, nella totale indifferenza anche della società civile per quello che accade nei luoghi di privazione della libertà”. Il segretario nazionale del sindacato Uilpa penitenziari Gennarino de Fazio ha fatto notare che “sebbene nell’ultima parte dell’anno pare vi sia stato un leggero rallentamento nelle morti di carcere, siamo sempre alle prese con numeri destinati ad abbattere ogni precedente record. Del resto, la crisi penitenziaria continua a non essere tangibilmente affrontata dal Governo e gli indicatori sono tutti in negativo. 15mila detenuti oltre i posti disponibili, 18mila unità mancanti alla Polizia penitenziaria, omicidi, suicidi, violenze di ogni genere, stupri, piazze di spaccio e malaffare. Queste sono oggi le nostre prigioni. A pagarne le spese, oltre ai reclusi, i 36mila donne e uomini della Polizia penitenziaria che scontano le pene dell’inferno per la sola colpa di essere al servizio dello Stato”.
Gli ultimi Focus del Garante nazionale dei detenuti hanno tentato di andare a fondo del dramma, analizzando la mappa della scia di morte, l’identikit di chi si toglie la vita e il perché del gesto estremo. Innanzitutto emerge il numero dei penitenziari coinvolti. Gli istituti in cui si sono verificati i suicidi sono 46 (pari al 24% del totale delle strutture penitenziarie): 41 Case circondariali e 5 Case di reclusione. Va evidenziato che le sezioni maggiormente interessate sono quelle a custodia chiusa, con 57 casi (pari all’85%), mentre in quelle a custodia aperta sono stati registrati 10 casi (pari al 15%).
Delle 67 persone che si sono tolte la vita in carcere (diceva il focus aggiornato al 16 settembre scorso), 29 erano state giudicate in via “definitiva” e condannate (43%), mentre nove di loro avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso; 24 persone (36%) erano in “attesa di primo giudizio”, 2 ricorrenti, 2 appellanti e 1 internato provvisorio.