Il giovane pavese, scomparso nel maggio del 1996, era stato ritrovato morto sull’Appennino toscano: la testa separata dal corpo e “impiccata” ad un ramo. Un detective privato chiede la riapertura delle indagini.
MONTU’ BECCARIA (Pavia) – A breve si saprà se l’inchiesta sulla morte di Fabio Rapalli, 34 anni, sparito da casa in provincia di Pavia il 19 maggio 1996 e ritrovato cadavere nei boschi della Cisa, vicino Pontremoli, provincia di Massa Carrara, quattro mesi dopo, verranno riaperte o meno. Il suo decesso potrebbe essere legato agli orrori presumibilmente consumati dalle ventisei “Bestie” di Novara, attualmente sotto processo dallo scorso 24 febbraio, per i reati, fra gli altri, di violenze sessuali aggravate e di gruppo, anche su soggetti minorenni. A chiedere la riapertura delle indagini è stato il detective privato Claudio Ghini, già sottufficiale della Benemerita, che per anni si è occupato di quello che sino ad oggi è rimasto un cold case.
Nella relazione presentata alla Procura di Massa (l’ultimo dei 4 Pm che aveva indagato sulla morte del giovane era stato il sostituto procuratore Rossella Soffio, oggi giudice del Lavoro) Ghini ha fatto riferimento alla setta delle Bestie di Novara perché attiva anche in Lombardia (Vigevano e dintorni) fra il 1990 e il 2020. Secondo l’investigatore sembra che l’organizzazione criminale in questione avrebbe potuto in qualche modo circuire il povero Fabio, un ragazzo sensibile con qualche problema comportamentale, magari con un rito di iniziazione poi finito male. Le vittime di detto sodalizio, per altro, sarebbero in gran parte di origine lombarda e la setta pare si servisse di un immobile ricadente nell’abitato di Costa Montefedele, frazione di Montù Beccaria, il paese dell’Oltrepò dove era nato Rapalli.
Per altro il presunto capo della setta, tale Gianni Maria Guidi, laureato in farmacia, è scomparso a Milano all’età di 79 anni. Originario di Pavia l’uomo, che ha sempre rispedito al mittente l’accusa di essere la mente della congrega, viveva nel capoluogo lombardo dove era titolare di una erboristeria. Le sue precarie condizioni di salute gli erano valse l’impossibilità di sostenere il giudizio e per questo motivo la sua posizione era stata stralciata e il processo sospeso. Questo stato di incapacità sarebbe stato poi riconsiderato nell’arco di alcuni mesi, come indicato su una perizia. Secondo l’accusa Guidi “avrebbe guidato la Setta delle bestie“, così definita per via dei nomi che prendevano gli adepti, costituendo di fatto un sodalizio segreto mirato alla manipolazione mentale e agli stupri, anche di ragazzini.
Altri indizi sulla terribile sorte di Rapalli, sempre a detta del detective, sarebbero da ricercare nel luogo dove è stato ritrovato senza vita, in provincia di Massa Carrara. A trovare il cadavere nei boschi della Cisa erano stati due cacciatori. La salma, in avanzato stato di decomposizione, era stata rinvenuta con la testa staccata dal resto del tronco. Il cranio era stato ritrovato appeso ad una corda la cui estremità superiore era legata ad un ramo di un albero. Ai piedi dell’albero venne repertati una candela, un coltello da cucina e due accendini.
I tre reperti potrebbero confermare l’ipotesi della setta e della presunta iniziazione, poi finita con un sacrificio umano. Oppure anche quello è stato un depistaggio? Fabio aveva visto e sentito qualcosa di compromettente diventando cosi un testimone scomodo dunque condannato a morte? Certamente il suo decesso non poteva essere ricondotto ad un suicidio, come inizialmente si era ipotizzato. Poi esistono altri indizi che fanno riflettere, a distanza di 28 anni dalla morte del giovane e della dipartita di un altro giovane, tale Roberto Bossi, camionista di Castel San Giovanni, conoscente di Fabio Rapalli, deceduto per ingestione spontanea di soda caustica, sostanza chimica più in uso nei cantieri edili che nelle messe nere. I due giovani avrebbero frequentato la chiesa degli Appestati, un edificio sconsacrato che si trova nell’immediata periferia di Piacenza. Per fare che cosa non si è mai saputo.
Mesi prima della scomparsa Fabio sembrava felice e tranquillo. Scorrazzava con la sua Aprilia 125 dalla sua casa di contrada Sabbioni 6, alla periferia di Montù Beccaria, sino alle vicine località dell’Oltrepò senza mai allontanarsi dal circondario. Tranne una volta quando, alcuni giorni prima della sparizione, il giovane si era assentato per un giorno intero. Una volta tornato a casa, sconvolto e spaventato, aveva riferito di aver fatto un lungo giro in moto che l’avrebbe portato prima a Parma, da qui a La Spezia, Genova, Rapallo e ritorno. Vero o falso? Qualcuno lo aveva minacciato trattenendolo a forza chissà dove?
Fabio riferì anche di aver fatto un lungo tratto di autostrada e di essere uscito da una casello, in una nota zona ligure, passando sotto la sbarra perchè non aveva soldi. Vero o falso? Poteva transitare in autostrada con una moto di cilindrata 125? Certamente no. E quando venne interpellato il casellante affinchè potesse dimostrare il passaggio di Fabio il dipendente riferiva che le telecamere, ormai, avevano cancellato il file dopo due o tre giorni. Fabio fece o no quel lungo viaggio? Era solo fantasia oppure qualcuno ne aveva approfittato per spaventarlo a morte? C’entra davvero una setta in questa vicenda?
Pare che il giovane operaio edile nella ditta di famiglia avesse avvicinato il parroco del paese, don Luciano Chiesa, chiedendogli informazioni sull’esistenza o meno del diavolo. Alla risposta affermativa il giovane aveva inforcato la moto e si era dileguato. Fabio Rapalli, testimone il padre Carlo morto nell’agosto del 2012 a 80 anni, pare conservasse in casa una pubblicazione dal titolo “Libro della Fede” dal quale era stata asportata la pagina 3113 mentre la 3112 raffigurava Gesù, il Buon Pastore, in un quadro della pittrice inglese Sibilla Parker, su una stella di tipo satanista con la scritta 666. Il libro poi sarebbe sparito e non risulta disponibile in nessuna libreria (nemmeno in rete) mentre sembra che non esista alcuna pittrice inglese con quel nome. Un altro depistaggio dopo quello del finto suicidio?
Dopo pochi giorni dalla sepoltura della vittima presso il cimitero di Costa Montefedele il loculo della vittima veniva profanato ad opera di ignoti il 7 giugno 1997. Sulla lapide provvisoria era stata impressa, con liquido trasparente, una sorta di scritta “Siamo Noi” a seguito di una forca a tre punte. Nel bene e nel male sembra la morte di Rapalli si debba necessariamente legare a sette sataniche o altri sodalizi di criminali che operano ogni specie di nefandezze, e se cosi non fosse? Stefano Rapalli, 58 anni, imprenditore edile, fratello del povero giovane assassinato, chiede giustizia.