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Migranti, 26 presidenti Corti Appello a Mattarella: “Riforma disastro annunciato”

Magistrati scrivono al Capo dello Stato e alle più alte cariche: “Modifiche su asilo con organici invariati e senza risorse aggiuntive”.

Roma –  Il caso migranti tiene ancora banco nel dibattito politico istituzionale. I 26 presidenti delle Corti d’Appello italiane scrivono al Presidente della Repubblica e alle più alte cariche istituzionali, allarmati dai decreti che prevedono la reintroduzione del reclamo sui provvedimenti in materia di protezione internazionale. “E’ facile prevedere che la riforma costituirà un disastro annunciato per tutte le Corti di appello italiane, renderà irrealizzabili gli obiettivi del PNRR e determinerà un’ulteriore recrudescenza dei tempi e dell’arretrato dei processi”, scrivono i magistrati in un documento comune, diffuso dopo una riunione.

I Presidenti delle Corti d’Appello “seguono con grande preoccupazione i lavori di conversione dei decreti-legge n. 145 e 158 del 2024 nella parte in cui si prevede la reintroduzione del reclamo in Corte di appello
avverso i provvedimenti in materia di protezione internazionale, con la proposta, da ultimo, di attribuire alle stesse la competenza per i provvedimenti di convalida dei trattenimenti dei richiedenti asilo. E’ il testo del documento inviato al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al presidente del Senato, Ignazio La Russa, al Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, alla premier Giorgia Meloni, al vicepresidente del Csm, al ministro della Giustizia Carlo Nordio, all’Anm e al ministro Giancarlo Giorgetti.

Il Capo dello Stato Sergio Mattarella

“A prescindere da ogni considerazione circa l’alterazione del sistema delle impugnazioni, – fanno notare – si deve rammentare come il Ministero della Giustizia abbia, meno di due anni fa, rafforzato le sezioni specializzate di primo grado, con l’incremento degli organici e delle risorse poste a disposizione di questi uffici, proprio per far fronte, con una opportuna programmazione, alle crescenti difficoltà del contenzioso in
materia di asilo e di protezione internazionale – si legge ancora nella nota -. Le modifiche che oggi vengono proposte verrebbero attuate in via d’urgenza, organici invariati e senza risorse aggiuntive. In tali condizioni, è facile prevedere che la riforma costituirà un disastro annunciato per tutte le Corti di appello italiane”.

Intanto, il braccio di ferro tra toghe e governo è pronto a spostarsi al Consiglio superiore della magistratura, dove il prossimo 20 novembre il plenum dovrà decidere sulla proposta di tutela dei giudici di Bologna che
hanno rinviato alla Corte europea di giustizia il decreto legge sui Paesi sicuri. Secondo la prima Commissione quel provvedimento è stato oggetto di “dure dichiarazioni da parte di titolari di alte cariche istituzionali non correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza, che adombrano un’assenza di imparzialità dell’organo giudicante priva di riscontri obiettivi”. L’esito del voto di mercoledì appare scontato.

Il plenum del Csm

Su trenta membri almeno in 23 potrebbero pronunciarsi a favore (con il voto di tutti i togati e dei laici di centrosinistra), resta poi da vedere se decideranno di esprimersi anche i due componenti di diritto del Consiglio, il presidente e il procuratore generale della Cassazione Margherita Cassano e Luigi Salvato. Il voto di tutela non produrrebbe alcun effetto giuridico, ma avrebbe comunque il valore, non irrilevante, di una posizione ufficiale del Csm sulla vicenda, stigmatizzando quelle dure reazioni del governo sui magistrati. 

Il segretario generale Salvatore Casciaro dell’Anm ad Agorà su Rai3, è tornato sulla questione. “È evidente che si vorrebbero dei magistrati allineati a quelle che in qualche modo sono le indicazioni della politica. E la preoccupazione è ancora più forte in una stagione di riforme costituzionali che in realtà, al di là di quello che viene detto apertamente dal ministro, mirano secondo noi proprio a ridimensionare il ruolo e il tono
costituzionale della giurisdizione
in questo Paese”. 

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