Renzi parte civile contro il dossieraggio: opposizioni “Meloni riferisca in Parlamento”

Il leader di Iv ha dato mandato ai suoi legali, presenterà un’interrogazione parlamentare. Pd-M5S sul piede di guerra vogliono spiegazioni.

Roma – Matteo Renzi, tra le vittime del dossieraggio attraverso i documenti sensibili o segreti sottratti alle banche dati, ha dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti legati a spionaggio e pubblicazione illegittima di documenti illegalmente acquisiti. Lo annuncia l’ufficio stampa del leader di Italia Viva, in merito all’inchiesta di Milano che lo vede tra gli spiati e dunque parti lese. L’ex premier, si legge in una nota, “predisporrà nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare per conoscere che cosa stia facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per difendere i diritti inviolabili dei cittadini italiani sanciti dalla Costituzione e negati dagli atti criminali di spionaggio”.

Il leader di Italia Viva è tra i personaggi politici su cui la “banda degli spioni” su cui indaga la procura di Milano avrebbe cercato di acquisire informazioni. L’elemento emerge da una intercettazione tra due dei principali indagati. L’ex premier si rivolge polemicamente anche a Giorgia Meloni: “Che cosa fa l’agenzia per la cybersicurezza nazionale?“. Dalla nuova inchiesta sui dossieraggi per Renzi emerge che “il presidente di Italia Viva è stato spiato per l’ennesima volta. E spero che sia l’ultima”, commenta il leader politico in una intervista al Corriere della Sera. “Ma il sentimento di amarezza e di dolore per ciò che continua a subire
la mia famiglia, in questa circostanza, è accompagnato dalla preoccupazione per i cittadini – aggiunge -. Io ho fatto il callo a questa invasione costante e criminale della mia privacy”.

Matteo Renzi e la premier Meloni

“Ma mi domando: un cittadino come può avere fiducia nelle istituzioni quando capisce che può essere spiato così facilmente?”, prosegue Renzi, che alla domanda sul perché sia ancora nel mirino, nonostante non sia più premier da 8 anni, lui risponde “c’è un elemento soggettivo personale. Comunque sia, anche dopo avere perso consenso e potere, ho giocato un ruolo chiave nella vita politica del Paese. L’esempio più evidente è aver mandato a casa Conte per portare Draghi a Palazzo Chigi, pur avendo solo il 2% dei voti. Ma c’è anche un altro fattore: certi addetti ai lavori capiscono che il mio 2-3% può essere ancora decisivo. E poi sono quello che da premier ha cercato di regolare e disciplinare questo settore. Taluni non apprezzarono, per usare un eufemismo”.

Il Pd nel frattempo chiede che la premier riferisca in Parlamento. “Il quadro che emerge dall’inchiesta hacker e dalle notizie che quotidianamente leggiamo sulla vicenda è inquietante. Siamo di fronte ad un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne”, dicono in una nota i presidenti dei gruppi parlamentari del Pd, Francesco Boccia e Chiara Braga. “Il governo, dopo aver varato una inutile legge sulla cybersicurezza, assolutamente priva di risorse – proseguono i capigruppo parlamentari del Pd -, assiste inerme a una guerra intestina tra gruppi di potere giocata sulla pelle della democrazia italiana, con figure che rivestono incarichi pubblici che forse dovrebbero al più presto dimettersi”.

“A questo punto – sottolineano – è necessario che la Presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento: vogliamo sapere come sia possibile che sia stato violato il sistema dello Sdi, con hackeraggi di dati che, a quanto pare, toccano le più alte cariche dello Stato; chiediamo di conoscere quali siano le iniziative che il governo, ora, intende mettere in campo per chiudere questa grave falla nel sistema di sicurezza; vogliamo sapere se esiste e quale sia l’eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato”.

Sul caso dei dossieraggi di Striano esponenti del centrodestra hanno orchestrato una campagna di fango contro il nostro campione dell’antimafia De Raho, tirandolo in ballo in maniera vigliacca e strumentale, nonostante quei dossieraggi abbiano toccato persone a me vicine, compresa la mia compagna, addirittura quando ero presidente del Consiglio”, scrive il leader M5S Giuseppe Conte su Facebook. “Sul caso delle violazioni della privacy a Bari, Meloni ha raccontato un complotto nei suoi confronti, mentre si accedeva ai conti bancari di migliaia di persone, compresi esponenti dell’attuale opposizione. Ora, dall’enorme caso milanese della ‘banda dei dossier‘ emerge che a dover dare spiegazioni sono esponenti del centrodestra oltreché del mondo imprenditoriale. Vedremo se chi ieri infangava De Raho gli chiederà scusa dimostrando quantomeno senso dell’onore”.

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