Leader M5S: “Rapporto incrinato in modo irreversibile”. Casaleggio lo avverte: “Del Movimento 5 Stelle è rimasto solo il nome, che è mio”.
Roma – Mesi di scontri e accuse reciproche. Ora la resa dei conti finale, con Giuseppe Conte che licenzia Beppe Grillo, fondatore del Movimento. Il presidente pentastellato Conte nel nuovo libro di Bruno Vespa sferra il colpo fatale a Grillo. Il j’accuse si consuma con queste parole: “Grillo è responsabile di una contro-comunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale”, scandisce il leader nell’intervista. E dalle parole i fatti sono l’annuncio dello stop al contratto di consulenza per la comunicazione che lega Grillo all’associazione M5s per un compenso annuale di 300 mila euro.
Per Conte, il fondatore “sta portando avanti atti di sabotaggio compromettendo l’obiettivo di liberare energie nuove” con il processo Costituente in atto. “Grillo si sta battendo contro la sua comunità”, aggiunge l’ex premier, danneggiando e non “rafforzando l’immagine del Movimento”. Una lettera di licenziamento, in sostanza. “Grillo – affonda ancora Conte – ha rivendicato il compenso come garante anche nelle ultime lettere che mi ha scritto. Io non ho mai accettato che fosse pagato per questa funzione, che ha un intrinseco valore morale e non è compatibile con alcuna retribuzione”. Un intreccio tra incarico di consulenza e funzione di garante, che il presidente intende puntualizzare e osteggiare. Secca e piccata la replica dallo staff di Grillo: “il contratto è in vigore”.
Pronta la reazione al fondatore da fonti del M5s, che chiariscono: il contratto di Grillo “è ancora in vigore e andrà alla sua naturale scadenza nei prossimi mesi”, ma per il presidente Conte “non è più possibile rinnovarlo in queste condizioni”. Tra i vertici del Movimento il dado sembra ormai tratto. È rottura. Lo stesso Conte ribadisce gli “atteggiamenti velenosi” di Grillo, poi sancisce: “il nostro rapporto si è incrinato in maniera irreversibile”. Secondo quanto riportano fonti parlamentari, il contratto di Grillo scadrebbe alla chiusura dell’anno solare e ai vertici del Movimento basterebbe non rinnovarlo per cessare ogni relazione col fondatore.
Tra la cessazione del contratto e il divorzio ufficiale, però, c’è anche l’Assemblea costituente. Alla fine di questa settimana, i gruppi di lavoro definiranno i quesiti che saranno poi posti al voto finale dell’Assemblea prevista per il 23 e 24 novembre. Tra questi, anche il quesito che chiederebbe agli iscritti di pronunciarsi sulla cancellazione del ruolo del garante. Eventualità che disarcionerebbe una volta per tutte il fondatore dal suo Movimento. Intanto, il siluro di Conte raggiunge le coste liguri. Dove il presidente pentastellato è impegnato nell’ultimo forcing di campagna elettorale per Andrea Orlando, dopo aver ribadito la collocazione del M5s nel campo progressista. E dove l’ex Nicola Morra, candidato alla presidenza, attacca: “il M5s si è trasformato nel partito personale di Conte, nuovo cespuglietto triste del Pd”.
Critiche arrivano anche da un altro ex di peso, Davide Casaleggio: “strano che Conte parli di Grillo a Vespa e non agli iscritti M5s”. L’ex presidente di Rousseau si scaglia contro la Costituente e torna sulla questione che riguarda simbolo e nome del M5s: “il Movimento era basato sulla partecipazione e oggi non c’è più, è qualcosa di diverso e credo che debba avere anche un nome diverso”. E dal centrodestra partono le bordate. Maurizio Gasparri di FI presenta un esposto alla Corte dei Conti sul compenso ricevuto da Grillo. In un’interrogazione al governo, il deputato leghista Igor Iezzi chiede se il M5s possa ricevere i fondi del 2×1000. Replicano i 5s: “i compensi a Grillo sono sotto la luce del sole, e non vengono dai gruppi parlamentari bensì dall’associazione”.
Danilo Toninelli, poi, è ancora più duro: “Senza Grillo Conte non sarebbe diventato né presidente del Consiglio, né presidente del Movimento 5 Stelle”, dice su Facebook prima di definirlo un ingrato “a causa del proprio narcisismo, super valutazione di sé stessi”. “Cercare di indebolire Beppe Grillo, senza il quale non esisterebbe il movimento, senza cui Conte non avrebbe mai ricoperto incarichi così importanti, non sarebbe mai stato così centrale nella politica, non sarebbe mai stato così conosciuto, dispiace molto – aggiunge -. E non si capisce perché se non con una lettura da lotta di potere, il tentativo di prendersi tutto il malloppo che si chiama Movimento 5 Stelle”.
A settembre Beppe Grillo e Giuseppe Conte erano già ai ferri corti. “Finiamola qua con questa pantomima. Se il garante ha altro da dire o da scrivere parlasse con gli avvocati…” è il ragionamento che l’ex premier fece dopo la diffusione di una nuova lettera di Grillo in cui, tra l’altro, il fondatore del Movimento minaccia di rivolgersi al comitato di garanzia 5S. Il Movimento era già al capolinea? Di certo dopo la debacle alle europee tra i due non correva buon sangue. L’ex premier lo aveva accusato di una concezione padronale del Movimento e di voler sabotare il processo costituente. Tornando a ribadire il suo ‘no’ ai veti di Grillo sui nodi politici da discutere in assemblea: “nessuna norma statutaria – scriveva Conte – è sottratta a possibili modifiche”.
Beppe Grillo dal Foglio si rivolgeva allora a Conte con il consueto “Caro Giuseppe”, ma di caro c’era ben poco. “Mi scrivi accusandomi per l’ennesima volta – dopo averlo fatto più volte pubblicamente – di avere una visione padronale del movimento e contraria suoi valori democratici. La verità è che, al contrario, ho sempre inteso tutelare i valori democratici su cui il movimento è stato fondato. Dunque, se proprio vogliamo parlare di atteggiamenti contrari ai valori democratici del movimento, questi sono da trovare nelle manovre striscianti con cui si sta tentando di demolirne i presidi, invocando ipocritamente un presunto processo democratico, che, come sai bene (ma fingi di non sapere) non può prescinderne”, si leggeva nella missiva.