Il magistrato Viesti ha riconosciuto diritto a percepire la rendita ai superstiti e assegno funerario a vedova ex dipendente morto nel 2007.
Milano – Il Tribunale ha rinviato all’udienza del 6 febbraio 2025 la decisione sulle azioni inibitoria e risarcitoria intentata da un folto gruppo di tarantini contro l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. “Il giudice si riserverà per la decisione ed ha dato termine per le repliche, anche documentali, a tutte le parti. Al 16 dicembre per i ricorrenti e al 20 gennaio per le parti resistenti” dice ad AGI l’avvocato Ascanio Amenduni che insieme all’avvocato Maurizio Rizzo Striano rappresenta coloro che si oppongono all’acciaieria nell’ambito di un’azione promossa dall’associazione “Genitori Tarantini” presente oggi a Milano con i propri esponenti. Presenti stamattina in udienza, per sostenere la causa dei tarantini in giudizio, anche i cantautori Mietta e Mimmo Cavallo.
L’udienza si è tenuta davanti al collegio della prima sezione civile del Tribunale di Milano, presidente Angelo Mambriani. La difesa di Acciaierie d’Italia ha presentato documenti nuovi. I legali delle parti resistenti hanno obiettato che l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l’ex Ilva non c’è ancora, l’attuale è scaduta ad agosto 2023, “e anche se arriverà quella nuova – prosegue Amenduni -, occorrerà vedere se si è conformata ai parametri ordinativi ordinati dalla Corte di Giustizia Europea. Allo stato non possiamo capire se e come arriverà la nuova Aia per l’Ilva”. La Corte UE si è pronunciata lo scorso giugno a seguito di un precedente rinvio pregiudiziale del Tribunale di Milano, il quale ha chiesto alla Corte del Lussemburgo, se i provvedimenti adottati verso l’ex Ilva abbiano violato o meno il diritto comunitario.
In particolare, il Tribunale di Milano ha evidenziato le proroghe all’interno dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), la mancata valutazione del danno sanitario ai fini del rilascio dell’Aia e l’aver considerato solo un set di inquinanti. Delegando le decisioni al giudice nazionale, la Corte UE ha stabilito, sulla base delle direttive europee, che se ci sono danni alla salute, gli impianti vanno fermati. I giudici europei hanno inoltre stabilito che la valutazione d’impatto sanitario delle produzioni industriali deve essere parte integrante dell’Aia e che nell’esame vanno considerato un set di inquinanti completo. Le conclusioni della Corte del Lussemburgo sono state anche richiamate nel verbale conclusivo della prima seduta (16 ottobre) del gruppo istruttore che al ministero dell’Ambiente si sta occupando del riesame dell’Aia dell’Ilva con valenza di
rinnovo, Aia con la quale l’azienda chiede di passare da 6 a 8 milioni di tonnellate all’anno.
Il gruppo istruttore ha rilanciato il disposto della Corte UE, ovvero che gli Stati membri devono inserire “la previa valutazione degli impatti dell’attività interessata tanto sull’ambiente quanto sulla salute umana“, come “atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame di un’autorizzazione all’esercizio”. I ricorrenti dell’azione inibitoria sono 10, mentre quelli dell’azione risarcitoria, attraverso la class action, sono 136. Entrambe le
azioni sono al vaglio del Tribunale di Milano, città dove c’è la sede legale di Acciaierie. Per l’avvocato Striano, “il Tribunale di Milano vuol vederci chiaro circa l’esistenza di un pericolo grave e attuale. L’azione inibitoria riguarda la cessazione di un comportamento, ovvero l’ex Ilva deve chiudere o sospendere l’attività. La risarcitoria riguarda il risarcimento, in termini monetari, del danno che è stato provocato”.
Intanto però c’è un giudice a Taranto. Il giudice del Lavoro del tribunale di Taranto Giulia Viesti ha riconosciuto il diritto a percepire la rendita ai superstiti e l’assegno funerario alla vedova di un ex dipendente Ilva morto nel dicembre 2007 per carcinoma polmonare da esposizione ad amianto. Lo riferisce Emidio Deandri, presidente nazionale dell’Anmil, aggiungendo che “il lavoratore aveva svolto la prestazione lavorativa in favore dell’Ilva sino al 29 febbraio del 1992 con qualifica di operaio e mansioni di gruista e carropontista nell’area convertitori e presso il reparto Acciaieria 1″. Secondo Deandri “la particolarità del caso risiede nel fatto che la vedova, assistita dall’Anmil Taranto a cui si è rivolta, in particolare dai legali Maria Luigia Tritto e Aldo Tarricone, ha richiesto presso la competente sede Inail il pagamento delle prestazioni, riconosciute per legge in favore dei congiunti dei lavoratori morti per infortunio o malattia professionale, solo nel 2019, a distanza di ben 12 anni dal decesso del marito”.
La giudice Viesti, “superando l’eccezione di prescrizione proposta dall’Inail – osserva ancora Deandri – ha ribadito quello che ormai è un costante orientamento della Corte di Cassazione: il termine iniziale ai fini del decorso della prescrizione, non è la mera manifestazione della malattia professionale, ma il momento in cui l’esistenza della malattia ed i suoi caratteri di professionalità ed indennizzabilità siano conoscibili dal soggetto interessato”. Il presidente dell’Anmil rileva che “il percorso giudiziario ha presentato non poche difficoltà. Basti pensare che una prima relazione medica aveva escluso che il lavoratore fosse deceduto per malattia professionale, ma invece poiché ex fumatore. Solo a seguito del rinnovo delle indagini peritali, infatti, si è giunti ad un risultato favorevole alla vedova, riconoscendo il nesso tra la malattia professionale che ha portato al decesso e la sua attività lavorativa”.
“A Taranto, in questo caso, la giustizia – conclude Deandri – ha fatto rapidamente il suo corso garantendo il diritto di una ‘vedova dell’amianto’ a percepire la rendita ai superstiti dopo 5 anni dalla sua richiesta”. Nei giorni scorsi il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Calderone ha visitato gli stabilimenti di Taranto di Acciaierie Italia in Amministrazione Straordinaria. Incontrando autorità, istituzioni e soggetti politici territoriali, sindacati e lavoratori (i dirigenti dello stabilimento di Taranto e i Rappresentanti dei lavoratori), ha sottolineato il coraggio della scelta di procedere lungo la strada dell’amministrazione straordinaria come anche quella di intervenire con provvedimenti legislativi che tutelino la sicurezza”. Quanto all’evoluzione della vertenza ex Ilva, Calderone si è detta fiduciosa per il rispetto degli impegni presi da parte della struttura commissariale: “Il fatto che siamo ripartiti 15 giorni prima del previsto con l’altoforno 1 – ha dichiarato – vuole dire che in questo momento i commissari non solo stanno mantenendo la parola ma lo stanno facendo nel rispetto delle tempistiche assegnate”.