La 27enne pugliese era chef di bordo sul transatlantico americano. A Portorico l’hanno trovata impiccata nella sua cabina, ma troppe cose non tornano nella versione ufficiale, smentita dall’autopsia “italiana”.
TRIGGIANO (Bari) – Suicidio o messinscena? Per i congiunti di Gessica Disertore, 27 anni, chef di bordo, e per i loro esperti incaricati di fare luce sul delitto, la ragazza è stata uccisa. La vittima era infatti sana di mente e di corpo, sportiva, solare, e non aveva alcun motivo per impiccarsi nella sua cabina della nave da crociera Disney della Fantasy Cruise Line dove è stata ritrovata cadavere il 27 settembre dell’anno scorso. La donna, ingaggiata il 27 luglio, si era imbarcata il 5 agosto per scommettersi nel campo della pasticceria e della ristorazione come cuoca.
In meno di due mesi la vittima si era fatta apprezzare dai colleghi per la sua disponibilità e ferrea volontà di riuscire in un lavoro che le piaceva. La nave mollava gli ormeggi da Orlando, in Florida, e dirigeva la prua verso i Caraibi. In questo viaggio Gessica avrebbe dovuto svolgere la mansione di pasticcera di bordo. Tutto procedeva per il meglio e senza intoppi sino a quel maledetto 27 settembre quando la sua compagna di stanza, entrando nell’alloggio assegnato, ritrovava Gessica in biancheria intima e appesa con una cinta al collo, già morta da alcune ore.
Eppure la vittima non aveva mai dato segni di malessere, né ai genitori men che meno al fratello Luigi con il quale la donna spesso si sentiva al telefono. Infatti alle 2.16 del 27 settembre, ore 8.16 italiane, il giorno stesso della sua morte, Gessica aveva inviato al fratello il suo ultimo messaggio: ”A te come va? – chiedeva il fratello tramite WhatsApp”, “Tutto bene”, rispondeva la sorella con un emoji sorridente. Tre giorni prima della morte la giovane donna aveva acquistato alcuni vestiti tramite l’applicazione di un negozio online.
Dunque tutto sotto controllo, nessuna difficoltà, allora che cosa è successo? Subito dopo la scoperta della salma sarebbero intervenute le autorità di San Juan di Portorico, competenti per territorio, che avrebbero, sbrigativamente, chiuso il caso come gesto estremo. Il padre di Gessica, Michele, veniva contattato da un membro dello staff di bordo che gli comunicava la morte della figlia. Subito dopo un’altra telefonata annunciava al fratello della vittima la medesima tragica notizia. Subito dopo i genitori di Gessica partivano per San Juan ma una volta giunti presso l’istituto di medicina legale della capitale portoricana i medici e le autorità di polizia vietavano il riconoscimento diretto della salma.
A mamma Patrizia e papà Michele venivano mostrate soltanto fotografie della loro figlia defunta ma alcuni oggetti che attorniavano il cadavere sembravano rimessi al loro posto. La sedia, sulla quale Gessica sarebbe salita per poi lasciarsi andare, era stata riposta sotto la scrivania. La stessa cintura con la quale la pasticcera si sarebbe strangolata pare fosse stata sistemata in un cassetto come mai utilizzata. Ma c’era di più: i genitori chiedevano di non toccare il corpo della figlia ma le autorità locali procedevano lo stesso all’imbalsamazione e quando i congiunti riuscivano a vedere il corpo di Gessica, in una casa funeraria, rimanevano scioccati: il volto ed il tronco della figlia apparivano cosparsi di lesioni.
Una volta in Italia il cadavere veniva sottoposto ad una seconda autopsia a seguito di denuncia per omicidio depositata dalla famiglia Disertore presso la Questura di Bari le cui indagini sono coordinate dal procuratore capo Roberto Rossi. Dopo la triste incombenza non mancavano le sorprese:
” L’ipotesi che Gessica Disertore abbia compiuto autonomamente un gesto suicidario sembra essere priva di fondamento – precisano il criminologo Giancarlo Candiano e il medico legale Pasquale Bacco – Al momento, in base agli elementi raccolti finora, l’ipotesi del suicidio resta quella più lontana”.
La ragazza si sarebbe impiccata toccando con i piedi il pavimento ma questa modalità di suicidio è assai difficile, poco diffusa e porta al decesso in diversi minuti. I sospetti dunque si dirigono verso la simulazione: il sangue infatti non sarebbe sceso verso il basso una volta che il cuore ha cessato di battere, cosi come di regola, dunque Gessica non si sarebbe ammazzata con le sue mani. E gli ematomi sul corpo? Qualcuno l’ha picchiata prima di metterle una corda al collo?