Giustizia, interrogazione Fdi a Nordio: chiarezza sulle mail diffuse da Il Tempo

I penalisti nel frattempo sottolineano che i giudici romani si sono limitati a applicare la normativa europea di riferimento.

Roma –  “Quanto pubblicato da Il Tempo oggi è preoccupante. La mail con cui il sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello conferma la presenza di una magistratura politicizzata preoccupata di contrastare l’azione di Giorgia Meloni e del suo governo. Sconvolgenti i passaggi in cui si prende atto della rettitudine e dell’onestà della nostra presidente che, anziché essere considerato elemento di merito,
viene considerato un problema. Ritengo che sia necessario fare luce su quanto pubblicato e per questo presenterò al ministro Nordio un’interrogazione, affinché sia fatta chiarezza ma anche a tutela della stragrande maggioranza dei magistrati che svolgono il loro lavoro”. Lo dichiara il vicepresidente vicario del gruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Raffaele Speranzon.

“Le conversazioni in chat di alcuni magistrati sono preoccupanti e non vanno sottovalutate. La magistratura, silente, che ogni giorno si occupa di applicare la legge con sobrietà e competenza – dice in una nota Tommaso Calderone, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera – dovrebbe reagire e dovrebbe farlo prima ancora della politica. Ne va del prestigio della magistratura stessa. In ogni caso non saranno stravaganti conversazioni a fermare il progetto di riforma della Giustizia che il governo sta portando avanti nell’esclusivo interesse dei cittadini italiani”.

Intanto l’europarlamentare Michele Picaro (ECR – FdI) riferisce di avere fatto una vista al Centro richiedenti asilo di Bari dove ieri sono stati traferiti i 12 migranti riportati in Italia dal centro italiano in Albania. “Ho avuto il piacere di visitare una delle strutture dove quotidianamente gli operatori lavorano con dedizione per garantire condizioni ottimali, sia per chi vi risiede che per chi vi opera. Il clima che si respira è sereno e
collaborativo. Durante la mia visita, ho avuto modo di vedere l’arrivo di dodici migranti provenienti dall’Albania, a seguito di una sentenza di estradizione. Sono stati accolti, sono in buone condizioni e hanno potuto contattare i loro cari. Nelle prossime settimane valuteranno la possibilità di presentare ricorso contro la sentenza”.

“Confidiamo che il Governo Meloni, che sta facendo un lavoro straordinario nella lotta contro l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani – aggiunge – possa contribuire a risolvere queste situazioni nel rispetto della giustizia”. “Infine, una buona notizia per i residenti: Ferrovie dello Stato sta completando l’installazione di plexiglass per impedire l’attraversamento non sicuro dei binari, migliorando la sicurezza dei pendolari e riducendo i ritardi ferroviari. Un intervento importante per la sicurezza di tutti noi”, conclude.

In una nota la Giunta e la Commissione Centri di Permanenza per i Rimpatri dell’Unione Camere penali fa notare che la “polemica seguita ai provvedimenti del Tribunale di Roma che non hanno convalidato il trattenimento dei primi migranti condotti presso i centri recentemente istituiti in Albania non ha fondamento tecnico”. Per i penalisti “basta leggere i provvedimenti dei giudici romani per constatare come questi si siano limitati a applicare la normativa europea di riferimento, in linea con le indicazioni vincolanti della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, proprio poche settimane fa era intervenuta sulla direttiva che riguarda il trattamento dei richiedenti asilo provenienti dai cosiddetti paesi sicuri – si legge nella nota – La Corte ha stabilito che, per attribuire una tale definizione, che comporta una procedura semplificata di decisione sulla protezione internazionale e di rapido rimpatrio, occorre che il paese di provenienza dei migranti sia un paese che non risulta attuare persecuzioni e violazioni dei diritti umani, neppure in singole porzioni del proprio territorio nazionale ovvero nei confronti di limitate categorie di persone”.

Ciò comporta, per l’Ucpi, che “non possano più ritenersi tali, ad esempio, la Tunisia, che punisce con il carcere i rapporti omosessuali, il Bangladesh, che perseguita le minoranze etniche e religiose, o l’Egitto, che perseguita anche gli ‘oppositori politici, i dissidenti’ e perfino i ‘difensori dei diritti umani’. Proprio l’Egitto è quel Paese nel quale un nostro concittadino è stato barbaramente torturato e ucciso”. E infine, è necessario che “l’Europa detti regole chiare e condivise stabilendo quale Paese possa considerarsi sicuro e quale no,
anziché delegare agli Stati membri tale compito e quindi delegare al Giudice dello stesso Stato il controllo sulla legittimità dell’esercizio di tale potere. Non si tratta di questione che possa essere risolta dal Governo
per decreto
e sarebbe invece opportuno che la politica si riappropriasse correttamente del proprio ruolo, richiamando alle sue responsabilità l’Europa, senza perdere di vista la tutela dei diritti fondamentali della persona”.

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