Caso migranti: battaglia del governo contro “diktat” toghe, l’arma del decreto legge

Palazzo Chigi si prepara a varare un provvedimento contro la decisione del Tribunale di Roma: norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri.

Roma – La battaglia del governo contro i “diktat” della magistratura si infiamma e con l’arma del decreto legge per aggirare l’ostacolo della magistratura prende forma. Domani in Cdm dovrebbe approdare il provvedimento che rende norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri, perché la risposta al groviglio giudiziario creato dal caso Albania deve essere fissata una volta per tutte. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti mette benziana sul fuoco dopo le polemiche incendiate dalle parole della premier, del Guardasigilli e del vicepremier Salvini che ha annunciato una dura mobilitazione contro le “toghe politicizzate”. “Alcuni scambi di mail tra magistrati pubblicati oggi sulla stampa non possono che destare fondata preoccupazione sulla dovuta terzietà del potere giudiziario”, attacca Foti.

A poche ore dall’ordinanza del Tribunale di Roma con cui si è “preteso di stabilire quali siano i Paesi sicuri di provenienza degli immigrati – competenza che è e resta propria del legislatore – la mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, pubblicata oggi dal Tempo, – afferma Foti – ci conferma la propensione di una parte della magistratura ad invadere il campo della politica. Il fatto, poi, che Patarnello evidenzi come nonvi sia alcuna inchiesta giudiziaria a carico del presidente Meloni, fatto questo che la renderebbe “più pericolosa”, appare sconcertante se si pensa che così si esprime chi dovrebbe applicare la legge e solo la legge. Ad ogni buon conto, anche Patarnello nella citata mail si rende conto di come la magistratura – molto più divisa e debole rispetto ad alcuni anni fa – appaia ‘più isolata nella società’, di certo rispetto al governo Meloni, espressione del voto degli Italiani e per i quali non solo lavora, ma ottiene risultati importanti ogni giorno. E la sicurezza dei cittadini continuerà a rimanere una delle priorità per il governo di centrodestra, con buona pace di coloro che deputati ad applicare le leggi pretendono di scriverle a misura delle proprie convinzioni politiche”.

Domani in Cdm il decreto ad hoc sui migranti

Il Guardasigilli non va per il sottile: “Non ci saranno diktat sui Paesi sicuri. La materia è oggetto di approfondimento. Ma è certo che non spetta alla magistratura conferire questa patente, e la sentenza della Corte dice proprio che è compito dello Stato”. Il muro contro muro del governo contro la magistratura continua. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da Repubblica, all’indomani della polemica per le sue parole sulla sentenza definita “abnorme” del Tribunale di Roma sui migranti che erano stati trasferiti in Albania e sui giudici che “esondano” dalle loro funzioni torna a contrattaccare. “Il governo non vuole imporre un bel niente, se non la regola della separazione dei poteri” sottolinea il ministro spiegando che “il giudice dev’esser solo la bocca della legge, altrimenti interferisce con il potere legislativo, espressione della volontà popolare, alla quale deve rispondere”.

“Nel mio mondo ideale i magistrati non dovrebbero criticare le leggi e i politici non dovrebbero criticare i processi. Ma la diatriba l’hanno iniziata loro, – insiste il Guardasigilli – basta ricordare le apparizioni dei pm di Milano ai tempi di Biondi e di Conso. Talvolta hanno persino minacciato scioperi contro le decisioni del Parlamento. E la politica dovrebbe tacere?”. Il giudizio di Carlo Nordio è tranchant: la decisione del Tribunale di Roma sui migranti in Albania è “abnorme”. Ecco che allora prende forma la prossima mossa di Giorgia Meloni: un decreto legge da varare domani in Consiglio dei ministri per rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

Il tema migranti, tra il caso Open Arms e i centri migranti in Albania, finirà martedì in cima alle domande della conferenza stampa della premier, pensata inizialmente per presentare la manovra e programmata nel secondo anniversario del suo governo. Due anni in cui non sono mancati scontri con quella parte di magistratura che, sono convinti a Palazzo Chigi, tenta di fare opposizione andando oltre le proprie prerogative. “Liberare” la giustizia dal “giogo delle correnti” è uno degli obiettivi del centrodestra, attraverso la separazione delle carriere dei magistrati, ora all’esame in commissione Affari costituzionali alla Camera. Tanto che sono state dirette le critiche, da più parti della maggioranza, a Silvia Albano, una dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma e presidente di Magistratura democratica.

Già a maggio, quando fu aggiornata la lista dei Paesi sicuri, Albano sottolineava come il decreto ministeriale fosse una fonte normativa secondaria, subordinata a Costituzione, leggi ordinarie e normativa Ue, e che quindi ai giudici spetti verificare se il Paese sicuro “possa essere effettivamente considerato tale in base a quanto stabilito dalla legge”. Esattamente quanto fatto – anche alla luce di una recente sentenza della Corte di giustizia Ue – per i casi dei 12 richiedenti asilo portati mercoledì in Albania, e poi nel primo pomeriggio spostati con una motovedetta a Bari. Per il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia è “solo l’applicazione di norme cogenti non solo per i magistrati ma per gli Stati. Lo saranno anche per il governo nel momento in cui – come è stato annunciato – si appresta a trovare nuove soluzioni”.

Il centro di prima accoglienza allestito a Shengyin in Albania

Secondo Meloni questa impostazione “pregiudiziale” impedisce una “politica di difesa dei confini”. “Non indietreggiamo”, è la linea nel suo partito. La risposta del governo sarà appunto un decreto legge, che riguarda non solo l’indicazione dei Paesi sicuri ma probabilmente anche una revisione dell’esame delle domande di asilo e dei meccanismi dei ricorsi. Una soluzione, si ragiona in ambienti di governo, per fare sì che abbiano ancora un senso i centri (non solo quello in Albania) per il rimpatrio degli irregolari a cui non è riconosciuto l’asilo. Davanti a quanto sta accadendo, anche dopo le parole di Nordio, è evidente che l’evoluzione della situazione sia seguita con attenzione al Quirinale, dove però per ora regna il massimo riserbo.

Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Augusta Montaruli fa notare che l’accordo con l’Albania è “diventato un modello per l’Europa e peraltro con le norme europee non esiste alcun contrasto: i paesi sicuri sono stabiliti dagli Stati, non dai tribunali. La sentenza della Corte di Giustizia non poteva essere e non può essere richiamata per ostacolare l’applicazione dell’accordo”. E ancora, l’interpretazione assunta dal tribunale di Roma è “sbagliata perché va contro pure al regolamento più recente dove si sottolinea inequivocabilmente come lo Stato, nello stabilire quale è il paese sicuro, può designarlo con eccezioni di parti del territorio o categorie di persone. Ne deriva per le stesse norme europee che la giurisprudenza non può aprioristicamente ritenere che uno Stato sia insicuro e quindi non può escludere il rimpatrio. Solo una opposizione anti italiana come quella al nostro Governo poteva andare in Europa a chiedere di sanzionare la propria Nazione. Le accuse a Giorgia Meloni sono maniacali”.

L’operazione Albania, assicurano nell’esecutivo, andrà avanti regolarmente. I tempi del prossimo approdo al porto di Shengjin di una nave militare italiana con a bordo migranti, viene sottolineato, dipenderanno anche dalle condizioni del mare. Intanto, il cpr di Gjader si è subito svuotato. E le opposizioni vanno all’attacco. Italia viva annuncia “una denuncia formale alla Corte dei Conti” per spreco di denaro pubblico, e lo stesso farà il M5s con Alfonso Colucci, secondo cui il trasporto dei primi 16 stranieri in Albania è costato “circa 18.000 euro a migrante”. Pd, M5s e Avs invocano le dimissioni di Nordio, Riccardo Magi di +Europa lo accusa di una “grave ingerenza che viola la costituzione”. Per la leader dem Elly Schlein è in corso un “gravissimo scontro istituzionale”. E dal suo partito Debora Serracchiani prevede che il decreto legge in gestazione sarà “una forzatura” con “profili di illegittimità”. 

E il leader di Azione Carlo Calenda attacca: “Meloni ha fatto un centro che ospita il 2% delle persone che arrivano al costo di 40mila euro a migrante l’anno, uno stipendio da funzionario di banca. Ha montato un filtro propagandistico che costa agli italiani 500,600 milioni di euro in più che tenere i migranti in Italia e non funziona neanche. Quale soluzione? Gli accordi con Libia, Tunisia, Egitto”.

Il guardasigilli assicura che il governo non ha dichiarato guerra alla magistratura ma, visti i toni accesi delle ultime ore contro “le toghe politicizzate”, le opposizioni vanno all’attacco proprio su questo punto. Nello scontro si è inserito anche Matteo Salvini, che chiama la Lega alla mobilitazione contro le “toghe politicizzate”. Il segretario di via Bellerio ha attaccato a tutto campo i giudici, intrecciando il caso Albania a quello Open Arms. Citando i 12 migranti spostati dall’Albania a Bari, durante un’intervista al Tg1, ha detto: “Se qualcuno di questi dodici domani commettesse un reato, rapinasse, stuprasse, uccidesse qualcuno, chi ne paga le conseguenze? Il magistrato che li ha riportati in Italia?”. Dall’Albania al processo Open Arms, per Salvini “qualche magistrato ribalta il voto popolare e le leggi del governo”.

Il vicepremier ha poi delineato il piano della mobilitazione leghista: mozioni nei Comuni “per la difesa dei confini” già nei prossimi giorni e gazebo in tutta Italia il 14 e 15 dicembre “in vista della sentenza del 20”. Giorno in cui arriverà il verdetto sul processo Open Arms. Dall’Esecutivo interviene anche Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile: “Questo è un governo che dà fastidio a tanti poteri forti, dà fastidio a una certa massoneria e a quella parte della magistratura che continua a restare ostile, quella magistratura di sinistra che non ha perso il vizio si pretendere e dettare le regole invece di applicare le leggi. Quello che è accaduto nelle ultime 24 ore è un fatto davvero allarmante“. Il tema migranti è stato al centro di un video del Papa all’Azione Cattolica, in cui ha sostenuto la necessità di “dare loro da mangiare, dare loro la mano affinché non affondino. Non possiamo chiudere la porta al migrante”.

Per i giudici, “il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all’impossibilità di riconoscere come ‘Paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia”. “I due Paesi da cui provengono i migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia”, sostiene nella sua ordinanza, in sintesi, uno dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma che non convalida il trattenimento di uno di loro.

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